giovedì 4 aprile 2024
Cresce la protesta di realtà cattoliche e della società civile contro la modifica, in senso permissivista, della legge 185 sul commercio e il finanziamento degli armamenti
Il presidente della Repubblica, Mattarella con Banca Etica lo scorso marzo

Il presidente della Repubblica, Mattarella con Banca Etica lo scorso marzo - Ansa

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Il messaggio non potrebbe essere più chiaro: questa legge non s’ha da modificare, comunque non come vorrebbe il governo.
La legge è la 185/90 sull'export di armi. Sulle modifiche votate in Senato a febbraio e ora all'esame della Camera, che potrebbe votarle a maggio, un numero crescente di associazioni cattoliche e più in generale della società civile ha alzato la voce per dire senza mezzi termini il suo “No!”. C'è il timore che la 185 venga svuotata e non riesca più a garantire trasparenza e controllo democratico sul commercio di armamenti e su chi lo finanzia. Per giunta in anni di narrazione bellicista imperante, in Italia e in Europa.
«Smontare l’impianto della 185 sarebbe un primo passo per normalizzare ciò che normale non è», dice Anna Fasano, presidente di Banca Etica. Che si è fatta portavoce della vasta coalizione di realtà, in aumento ogni giorno, che ha lanciato la petizione «Basta favori ai mercanti di armi» per opporsi alle modifiche della 185 (si può firmare sul sito retepacedisarmo.org). Sono realtà espressione del mondo cattolico, e di altre confessioni religiose, di quello della cooperazione e dell'economia sociale: «È un tema che Banca Etica solleva – sottolinea Fasano – anche in risposta alla richiesta che si è levata dai cittadini e dalle organizzazioni che ci hanno fatto nascere».
Oggi infatti Banca Etica – che a marzo per il suo venticinquesimo anniversario è stata ricevuta dal presidente Mattarella al Quirinale – sarà in audizione presso le commissioni riunite di Esteri e Difesa della Camera dei Deputati, dove argomenterà sui motivi del no alla revisione al ribasso della 185. «Occorre innanzitutto ribadire - afferma Fasano - che la 185 è nata su spinta della società civile. Con l'obiettivo che su tutto ciò che riguarda l’export di armamenti, non solo sul lato delle istituzioni bancarie, vi siano piena trasparenza e tutela, cioè la verifica del processo di autorizzazione in capo al Parlamento. Affinché non diventi un mero esercizio di potere politico». Una trasparenza che per esempio è mancata sulla lista delle forniture militari italiane all’Ucraina, secretata già dal governo Draghi con una scelta criticata persino da Amnesty.
C'è chi dice che la 185 sarebbe un freno per l'Italia, proprio in un momento in cui c’è una corsa internazionale al riarmo, con la Nato che sollecita in tal senso i Paesi membri e lo stesso fa la Commissione Ue: «Non è così – risponde Fasano –, come ha certificato Sipri (l'istituto di ricerca di Stoccolma, massima autorità internazionale sul tema, ndr): il nostro export di armi è cresciuto dell’86% tra 2019-2023 rispetto al quinquennio precedente. Inoltre, noi rifiutiamo la giustificazione della corsa al riarmo nel nome della sicurezza: crediamo in altre logiche. Anche perché l'aumento degli armamenti negli ultimi anni ha portato con tutta evidenza solo a un aumento delle guerre: alla “terza guerra mondiale a pezzi”, come dice Papa Francesco».
Al contrario, la coalizione della società civile paventa il rischio che modificare la 185 sia solo l'inizio di un processo, che interesserebbe poi altre norme, per liberalizzare sempre più la vendita di armi: «La 185, obbligando a rendere conto ai cittadini - ribadisce Fasano -, è lì proprio per impedire che si faccia quello che si vuole».
Poi c'è il versante più strettamente finanziario della faccenda. Perché il governo vorrebbe eliminare, dalla Relazione annuale al Parlamento sull'import/export di armamenti prevista dalla 185, ogni informazione riguardo agli istituti di credito operativi nel settore: la lista delle “banche armate”, insomma. «Sembra quasi – commenta Fasano – che si voglia ripristinare il segreto bancario. Ma sarebbe in aperta contraddizione con ciò che non solo richiede sempre più il mercato, ma che è anche previsto da normative Ue, della Bce e di Banca d'Italia, sulla trasparenza dei servizi bancari riguardo ai loro impatti sociali e ambientali. I clienti delle banche hanno il diritto di conoscere come si muovono i loro istituti per poter esercitare la propria libertà di scelta». Sul punto Banca Etica, alfiere degli investimenti eticamente orientati, di recente insieme al network di banche etiche del mondo di cui fa parte (Global Alliance for Banking on Values) ha lanciato un appello al mondo finanziario chiedendo che si smetta di investire sulle guerre: «La finanza etica - dichiara perentoriamente Fasano - è una finanza disarmata. Soprattutto non si può speculare, per fare soldi dai soldi, sui titoli delle società del settore armi, che in questi anni hanno registrato importanti rialzi. È come per la speculazione sui vaccini accaduta durante la pandemia: inaccettabile».
La coalizione che si oppone allo svuotamento della 185 si è già data appuntamento il 17 aprile a Roma per un grande evento presso la sede di Libera, dove interverranno fra gli altri don Luigi Ciotti, padre Zanotelli, Rete Pace Disarmo, Opal: «Le realtà della coalizione si riuniranno – conclude Fasano – e prenderanno la parola. Verrà ribadito perché per noi la strada intrapresa con le modifiche alla 185 non è quella giusta. Bisogna cambiare strada. Saremo in tanti a dirlo, ci faremo sentire e vogliamo che le forze politiche ci ascoltino».

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