martedì 18 novembre 2008
Tragedia a Sasso Marconi, nello stabilimento della MarconiGomme dove lo scoppio di un silos ha provocato la morte del direttore e di un operaio e il ferimento di altri 3 lavoratori. 
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La falce della morte bianca ha colpito ancora una volta. Sono le 13.30. Alla "MarconiGomme", un' azienda di Sasso Marconi in provincia di Bologna con una cinquantina di dipendenti, il direttore dello stabilimento Fabio Costanzi, 56 anni, e un operaio indiano di 45, Iadav Ramjaz stanno caricando un miscelatore, una macchina alta tre metri che si chiama 'bambury', per realizzare una mescola sperimentale. All'improvviso, probabilmente per una reazione chimica, una triplice esplosione e un principio d'incendio. Per Costanzi, milanese di origine ma residente a Grizzana Morandi con la famiglia e per Ramjaz, un indiano che lavorava nella fabbrica da diversi anni e che solo da una ventina di giorni era riuscito a portare in Italia la moglie, non c'è nulla da fare: muoiono carbonizzati nonostante il disperato tentativo dei compagni di salvarli. Ma il bilancio poteva essere più pesante. Altre tre operai, un marocchino e due tunisini sono rimasti feriti in modo non grave per l'inalazione del fumo e sono state ricoverate all'Ospedale Maggiore di Bologna e in quello di Vergato. Sei operai sono stati invece medicati sul posto. Luciano Cardin, responsabile di produzione dell'azienda racconta: «Ho visto i vetri saltare e il reparto è diventato tutto nero. Per capire il lavoro che si stava facendo bisogna immaginarsi una macchina che fa la pasta con due rotori che girano. Si mettono dentro i polimeri e altri additivi, si mescolano gli ingredienti fino a ottenere la mescola cruda che va ai clienti». Impossibile capire, almeno per ora, cosa abbia scatenato l'esplosione, tra le ipotesi ci sono per ora l'errore umano e il guasto. La deflagrazione ha provocato un grande incendio. I lavoratori hanno tentato di spegnerlo ma senza riuscirci. «Abbiamo provato " spiega Dervishi Zamir, un dipendente dalla fabbrica " a tirare fuori i nostri compagni, ma il fuoco non ce lo ha permesso e sono morti tra le nostre braccia. Ho sentito delle urla strazianti che non dimenticherò fincheè vivo». Nella fabbrica, che produce mescole in gomma per tubi e guarnizioni, non erano mai successi incidenti gravi e, secondo gli operai, le norme di sicurezza erano rispettate. «Era una morte annunciata», ha invece gridato una donna che abita di fronte allo stabilimento: «C'erano giorni in cui non si respirava, si alzavano nuvole nere che coprivano tutto. Abbiamo chiamato tante volte la Asl, non è cambiato niente». Secondo il capo dei vigili del fuoco di Bologna, Tolomeo Litterio, a esplodere è stato un miscelatore all'interno del quale si stava sperimentando una fusione della gomma che può superare anche a 100 gradi. Il Pm Marco Mescolini ha messo sotto sequestro lo stabilimento dove è avvenuta l'esplosione. Sequestrati anche alcuni computer. L'inchiesta è stata aperta per omicidio colposo (per ora non ci sono indagati). La perizia dovrebbe essere affidata già oggi. Tante le reazioni. I segretari di Cgil, Cisl e Uil di Bologna Melloni, Alberani e Martelli hanno dato pieno appoggio all'iniziativa di sciopero di un'ora promossa unitariamente dalla categoria dei chimici per la giornata di oggi ed hanno invitato tutte le categorie e le Rsu a promuovere nelle prossime ore assemblee nei luoghi di lavoro per prendere posizione su questo ennesimo incidente mortale al quale ieri in serata s'è aggiunto quello in un cantiere edile calabrese dove un operaio è morto cadendo da un'impalcatura. È accaduto a Lametia Terme. La vittima, Domenico Sesto, 43 anni, stava lavorando alla ristrutturazione di una casa.
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