mercoledì 12 novembre 2008
Il Pg ha chiesto di rigettare il ricorso contro lo stop all'idratazione. Ma si riapre la questione dell'irreversibilità dello stato vegetativo. Oggi la Suprema Corte ancora in seduta.
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Perché la Suprema Corte arrivasse a scrivere la parola fine " in un modo o nell'altro " alla vicenda giudiziaria legata ad Eluana Englaro, tutto è stato molto veloce: l'udienza, la requisitoria del Procuratore generale, la stessa camera di consiglio. Tutto, tranne il deposito della sentenza in Cancelleria: passaggio fondamentale per sapere che ne sarà della ragazza, visto che in genere le Sezioni unite della Cassazione rendono pubbliche le sentenze proprio subito dopo il loro deposito, che a questo punto s'ipotizza per oggi o al più domani. Sebbene, infatti, per queste sentenze siano a disposizione trenta giorni, la decisione della Corte sul caso di Eluana «verrà pubblicata nel più breve tempo possibile, tenuto conto della particolarità del caso», ha fatto subito sapere il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, attraverso un comunicato che ha fatto diffondere dopo la conclusione della camera di consiglio. Quindi "nel più breve tempo possibile" sapremo se ad Eluana è stato concesso il diritto di vivere oppure se ne è stata definitivamente decisa la condanna a morte.«Oggi 11 novembre 2008 - si legge nella nota di Carbone - si è tenuta davanti alle Sezioni unite della Corte di Cassazione l'udienza di discussione del ricorso presentato dal pubblico ministero presso la Procura generale della Corte di appello di Milano» contro la decisione con la quale la Corte di appello di Milano aveva autorizzato il distacco del sondino nasogastrico con il quale viene nutrita Eluana, «in stato vegetativo permanente da oltre sedici anni». Il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione " prosegue il presidente Carbone " «ha concluso per l'inammissibilità del ricorso stante il difetto di legittimazione all'impugnazione da parte del pubblico ministero presso la Corte d'appello di Milano» e «in subordine per l'accoglimento del primo motivo di ricorso concernente la supposta formazione di un giudicato interno sullo stato di irreversibilità delle condizioni della Englaro». Morale? Durante l'udienza, appunto il Procuratore generale di Cassazione, Domenico Iannelli, ha chiesto di giudicare appunto «inammissibile» il ricorso della Procura milanese contro la sentenza che aveva attribuito al padre Bettino il diritto di interrompere idratazione e alimentazione forzata. Secondo Iannelli la Procura «non era legittimata a impugnare il ricorso in cassazione», poiché il caso «non riguarda l'interesse generale e pubblico, ma una tutela soggettiva e individuale». Insomma, per la Procura generale il padre di Eluana " che ha assistito all'udienza seduto in prima fila e poi non ha voluto assolutamente commentare " ha dunque tutto potere d'interrompere nutrizione e idratazione della figlia. E naturalmente anche l'avvocato di Beppe Englaro, Vittorio Angiolini, nella sua breve arringa ha sostenuto le ragioni dell'uomo: «È il momento di lasciare morire Eluana come chiede il padre. I medici non possono disporre all'infinito della vita altrui». L'attesa per la sentenza è tanta e va ben al di là dei suoi aspetti giuridico-legali. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, aveva fatto sapere in mattinata, ieri, che «dalla sentenza della Corte di Cassazione mi aspetterei il rispetto della dignità della persona». Per l'Associazione Giuseppe Dossetti «la richiesta del Pg della Cassazione dà il segnale di via libera all'eutanasia»: dice infatti Corrado Stillo, responsabile dell'Osservatorio per la tutela e lo sviluppo dei diritti dell'Associazione secondo il quale questa richiesta «sa più di una condanna a morte per fame e per sete, mentre il dettato costituzionale parla della salute in tutti i suoi vari aspetti, compresa la tutela della vita, come di un diritto inviolabile». Nel frattempo " stando almeno ad alcuni quotidiani locali friulani " il piccolo paese natale di papà Beppino sarebbe pronto ad accogliere Eluana per il suo "ultimo viaggio": il padre, cioè, avrebbe l'intenzione di portarla a morire a Paluzza (in provincia di Udine, al confine dell'Austria). E sempre che la Suprema Corte abbia confermato il suo diritto a farlo.
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