martedì 28 novembre 2023
Il Veneto tra le prime regioni a partire e ora il progetto è cresciuto in tutta Italia: 50 club e un migliaio di persone coinvolte
Disabilità e rugby, quando lo sport diventa strumento di integrazione
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La forza delle storie. A. ha 10 anni, una forma lieve di autismo e ha appena cominciato la sua terza stagione di rugby. Allenamenti, partite, spirito di squadra, clima spogliatoio, competitività, precetti decoubertiniani. A gioca, cresce, si misura con le sfide sportive ed ecco il "miracolo": questo settembre A. torna in classe in classe senza più bisogno dell’insegnante di sostegno. Una meta più importante di tante altre per il piccolo atleta, per la sua famiglia, per il suo allenatore. La storia di A e la storia di F si assomigliano. F. ha 12enne e la sindrome di down. ma anche lui gioca. Anche lui ha vinto la sua sfida sportiva. Anche lui si è perfettamente integrato nella sua squadra. Anche lui ha giocato la "sua" finale e si è guadagnato il rispetto degli avversari che giocano con lui “senza sconti”. Ecco la forza delle storie. Ed ecco la forza di Abi Rugby, un progetto sviluppato dalla Federazione Italiana Rugby proprio per diffondere la pratica di questo gioco in atlete e atleti con disabilità intellettiva e relazionale. Tra le prime regioni a partire è stato il Veneto. E ora il rugby integrato si sta sviluppando in tutta Italia. L'idea è quella di un percorso di autonomia (nella gestione dello spogliatoio, nel rispetto delle regole, nelle relazioni di squadra) che aiuta poi questi piccoli atleti nella vita quotidiana e nelle sfide con la società. L'obiettivo, adesso, è allargare il ventaglio di partecipanti che oggi comprende 50 club attivi, mentre altri stanno avviando la fase di sperimentazione, e un migliaio di persone coinvolte tra atleti, volontari e staff tecnico. Una bella idea che ha richiesto (e continua a richiedere) passione, impegno, serietà e continuità sia in campo che fuori. Ogni atleta con disabilità intellettivo-relazionale viene messo in condizione di giocare a seconda del proprio livello di abilità, combinando assieme più tipologie di Gioco (Tag Rugby, Touch Rugby, Mixed Ability, Giochi di Rugby, Giochi Motori, Attività Multi sportive), da quello più semplicemente ludico a quello con forme di contatto regolamentato. E questo accade sia durante gli allenamenti che alle “Feste”, ovvero durante quegli importanti momenti in cui gli atleti si ritrovano per affrontarsi tra loro. Per il Presidente di Federugby Marzio Innocenti «l'effetto sociale e l'effetto educativo sui nostri ragazzi e ragazze è motivo d'orgoglio per l'intero movimento. Il rugby integrato nei nostri Club era uno degli obiettivi che mi ponevo nel diventare Presidente Federale. Anche la nostra formazione tecnica evolve di pari passo, e la creazione di un corso per allenatrici e e allenatori dedicato al rugby integrato ne è la testimonianza concreta». Gli atleti con disabilità e disturbi psichici, intellettivi, dello spettro autistico e comportamentali, scendono in campo, ove possibile, con atleti e atlete normodotati proponendo dunque una pratica sportiva pianificata e costante attuata in tutte le sue forme nel rispetto delle diverse abilità in campo.

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