martedì 9 aprile 2019
Al termine della riunione, durata solo 30 minuti, nessuna conferenza stampa. Tria è andato via, mentre Conte si è fermato a salutare Di Maio e Salvini. La Flat tax sarà introdotto progressivamente
Il premier Conte parla a Milano al Salone del Mobile prima di rientrare a Roma per il Consiglio dei ministri dedicato al Def (Ansa)

Il premier Conte parla a Milano al Salone del Mobile prima di rientrare a Roma per il Consiglio dei ministri dedicato al Def (Ansa)

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Dopo un dibattito politico molto acceso è bastata mezz'ora al Consiglio dei ministri per approvare il Def, documento di economia e finanza. Il Def conferma la crescita per il 2019 allo 0,2%. Ma anche del deficit al 2,4%. Inoltre conferma i programmi di governo: nessuna nuova tassa e nessuna manovra correttiva. È quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi al termine dell'incontro.

Nessuna conferenza stampa è stata però fatta al termine del Consiglio dei ministri sul Documento di economia e finanza. Fonti di governo spiegano che il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha subito lasciato la sede della presidenza, mentre il premier Giuseppe Conte si è invece fermato a parlare con i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in un colloquio ufficialmente definito "di semplice saluto".

La scheda. Tutti i numeri

Un'Italia in sostanziale stagnazione economica, con una crescita di pochi decimali superiore allo zero nonostante la spinta attesa da misure come il Decreto crescita e lo Sblocca-cantieri. E, per effetto anche dei rendimenti sul debito ancora elevati, un deficit strutturale in rialzo nonostante l'impegno preso con l'Ue a ridurlo, che spinge il debito fino al 132,7% del Pil per quest'anno.

Ecco i numeri del Documento di economia e finanza, previsti dalla bozza in entrata, che si aspetta di non incorrere nella violazione della regola del debito europea grazie alla clausola degli eventi eccezionali.

CRESCITA. Nel quadro tendenziale del Def la crescita 2019 scende drasticamente, allo 0,1% dall'1% della nota di aggiornamento al Def dello scorso anno. Le stime programmatiche prevedono invece 0,2% nel 2019, a fronte di uno stimolo pari a uno 0,1% di Pil atteso dai decreti per cantieri e crescita, per poi accelerare allo 0,7% nel 2020. Un'ulteriore spinta arriverebbe dal Reddito di cittadinanza, da cui il Def si attende un +0,2% di Pil, mentre l'effetto di Quota 100, cifrato nelle tabelle del Def, è zero.

DEFICIT. Il deficit/Pil nel 2019 salirebbe al 2,4% dal 2% che era stato previsto nelle ultime stime del governo, per poi scendere al 2,1% nel 2020 e all'1,8% nel 2021. Il deficit strutturale invece peggiorerebbe invece a -1,6% del Pil nel 2019 (da -1,3%) per poi arrivare a -0,8% nel 2022. Di fronte al rialzo delle stime di deficit, restano congelati i due miliardi di spesa già oggetto della clausola contenuta nella legge di bilancio 2019.

DEBITO. Il Def prevede nella bozza in entrata al Cdm un debito pubblico al 132,7% del Pil per quest'anno, in rialzo dal 132,2% del 2018 a causa della «bassa crescita nominale» e di «rendimenti reali relativamente elevati», con un calo nel 2020 al 131,7% e «via via fino al 129,8 per cento nel 2022».

I VINCOLI UE. Nel documento si legge che il saldo strutturale, in peggioramento, «risulterebbe in lieve miglioramento al netto della clausola per eventi eccezionali».
Nelle attese del governo gli obiettivi programmatici sarebbero «in linea con il dettato del patto di stabilità e di crescita» e «la sostanziale compliance del programma di finanza pubblica dovrebbe quindi costituire un fattore rilevante per la valutazione dell'osservanza della regola del debito da parte dell'Italia».

IVA E FLAT TAX. Nel quadro programmatico il governo considera anche l'aumento dell'Iva per 23 miliardi. Tutto ciò «nell'attesa di definire nel corso dei prossimi mesi, in preparazione della Nota di aggiornamento del Def, misure alternative e un programma di revisione della spesa pubblica».

Quanto alla flat tax, da coprire con tagli alle agevolazioni fiscali, il Def prevede la graduale estensione del regime d'imposta sulle persone fisiche a due aliquote del 15 e 20 per cento, a partire dai redditi più bassi. Per incentivare gli investimenti delle imprese, il documento parla di una riduzione dell'aliquota Ires applicabile agli utili non distribuiti.

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