martedì 9 aprile 2019
Il World Economic Outlook. L'Istat rivede al rialzo le stime del Pil 2018 e 2018. Bankitalia aggiorna al rialzo il rapporto debito/Pil. Tria: governo sia responsabile
Un'operaio metalmeccanico al lavoro (archivio Ansa)

Un'operaio metalmeccanico al lavoro (archivio Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

L'Italia si conferma - assieme alla Brexit - come un "possibile fattore scatenante" di una cambiamento del sentimento dei mercati internazionali. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outlook, osservando come a livello globale i "rischi sono orientati al ribasso". Un peggioramento dello scenario economico italiano - legato, osserva l'Fmi, a una "prolungata incertezza di bilancio e a rendimenti elevati" dei titoli pubblici - potrebbe avere "ricadute negative per le altre economie dell'Eurozona". Peraltro, si osserva nel WEO, i "dati più deboli del previsto e le preoccupazioni sull'Italia" sono alla base della svalutazione del 3% dell'euro registrata negli ultimi mesi.

L'Fmi pone inoltre l'accento sul rischio collegato al rapporto banche-titoli di Stato, che nel nostro paese è particolarmente forte: sul fronte dei conti pubblici "un periodo prolungato di rendimenti elevati in Italia accentuerebbe il peso sulle banche, graverebbe
sull'attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito".

Fondamentale il varo di riforme strutturali. il cui focus "varia a seconda delle esigenze specifiche del paese". Ad esempio. in Italia, "la decentralizzazione della contrattazione salariale contribuirebbe ad allineare i salari e la produttività del lavoro, migliorando così la flessibilità del mercato e aumentando l'occupazione".

L'Istat rivede al rialzo le stime del Pil 2017

Intanto oggi l'Istat ha rivisto al rialzo le stime del Pil 2017, portandole da +1,6% a +1,7%. Confermata invece a +0,9% la crescita del 2018. La revisione di oggi è dovuta all'ampliamento del perimetro della pubblica amministrazione, che - in accordo con Eurostat - include ora 10 enti in più, da Rfi a Invitalia. La nuova stima ha come risultato una revisione verso l'alto del prodotto nominale di circa 3 miliardi per entrambi gli anni. L'Istat ha rivisto per ora solo il 2017 e il 2018. Una revisione complessiva sarà apportata a settembre. E la Banca d'Italia ha di conseguenza aggiornato, con una revisione al rialzo, le stime sul rapporto debito/Pil nel 2018 portandole al 132,2% (132,1% la precedente stima dell'Istat). Si tratta di un deciso aumento rispetto al 131,4% del 2017. Un dato anche in questo caso rivisto al rialzo di un decimo di punto.

Le unità riclassificate dall'Istat all'interno del settore delle pubbliche amministrazioni sono Rete ferroviaria Italiana; Ferrovie Nord; Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa (Invitalia); Cassa del Trentino; Finanziaria per lo sviluppo della Lombardia; Finanziaria regionale abruzzese; Finpiemonte; Finanziaria regionale Valle d'Aosta; Acquirente Unico; Ricerca sul sistema energetico.

La nuova stima ha determinato una revisione verso l'alto del Pil nominale di circa 3,2 miliardi nel 2017 e circa 3,0 nel 2018. Il tasso di variazione del Pil nominale relativo al 2017 è ora pari a +2,2% (in precedenza +2,0%), «ma è da considerare - sottolinea l'Istat - che poiché il livello del 2016 non è stato ancora rivisto, il tasso di variazione è attualmente influenzato da una discontinuità. Questa verrà superata con la revisione straordinaria della contabilità nazionale prevista per il prossimo settembre». L'indebitamento delle p.a. è stato rivisto «in misura marginale», con un miglioramento di 256 milioni nel 2017 e 38 milioni nel 2018 che lasciano invariati i rispettivi valori del rapporto tra deficit e Pil (2,4% e 2,1% nei due anni). Anche l'incidenza sul Pil del saldo primario resta identica a quella stimata in precedenza (1,4% nel 2017 e 1,6% nel 2018).

Dal ministro dell'Economia Giovanni Tria arrivano rassicurazioni. E un invito a tutta la squadra di governo: la maggioranza sia responsabile, dice, e pensi alla crescita. «In nessun altro Paese europeo - dice in un'intervista a Repubblica - c'è un governo che gode del sostegno dell'elettorato e del Parlamento solido come in Italia. La maggioranza ha un grande capitale politico, e quindi ha una grande responsabilità, che deve mettere al servizio della crescita», dice il ministro che smentisce le tensioni quotidiane: «Partecipando all'attività di governo non si vive quello che si legge sui giornali. Nessuno mai, in Consiglio dei ministri, è venuto a dirmi le cose che leggo». Le dimissioni? «Mai pensate e mai minacciate - precisa - il mio posto, fino a quando sono utile, è stare al governo».

Quanto alla Flat Tax spiega che nel Def «si specificherà che si sta lavorando perché la legge di Bilancio accolga una continuazione della riforma fiscale nella direzione del programma di governo e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica - sottolinea - fissati nello stesso Def che stiamo varando. Evidentemente si tratta di una manovra complessa che dovrà toccare sia il lato delle entrate sia il lato delle spese». E avverte: «Il lubrificante non può essere la spesa pubblica, se non, in una certa misura, per gli investimenti. E non servono nemmeno risorse finanziarie ingenti, ma - dice il ministro - si deve invece puntare a riforme». Il dibattito sul codice degli appalti, dice, è un esempio: «Devono ripartire gli investimenti. Ovviamente si deve contrastare la corruzione, ma non bloccando tutto».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: