sabato 6 marzo 2021
Brusaferro (Iss): «Il contagio avviene soprattutto in famiglia, tra persone che viaggiano, lavorano, vanno a lezione». Ma le ordinanze dei governatori suscitano proteste tra le famiglie
Fratelli a casa dalla scuola, impegnati nella didattica a distanza

Fratelli a casa dalla scuola, impegnati nella didattica a distanza - Ansa

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Stop alla scuola in presenza da lunedì in mezza Italia. Il virus corre veloce anche nelle aule e occorrono drastiche misure. «Il contagio al momento avviene soprattutto a livello familiare quindi tra persone che viaggiano, lavorano e vanno a scuola» ha precisato ieri il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. E così, con le zone rosse costituite per effetto del nuovo Dpcm, si calcola che circa 6 miloni gli studenti di scuole di ogni ordine e grado passeranno alla “Didattica a distanza”, almeno fino a quando i dati sull’epidemia nei rispettivi territori non si sgonfieranno.

Ma non tutti sono d’accordo sul ritorno allo smart studing casalingo. C’è un “mal di pancia” diffuso soprattutto da parte delle famiglie, che annunciano proteste vibranti.

Già da ieri tutta la Lombardia è in fascia “arancione rinforzato” e le scuole, su disposizione del presidente Attilio Fontana, sono state chiuse fino al 14 marzo: «Una scelta impopolare – ha commentato il governatore – ma che tutela le famiglie perché gli istituti si sono trasformati in tante occasioni in pericolosi focolai». Ma il sindaco di Milano Giuseppe Sala non risparmia critiche alla decisione di tornare alla Dad: «Sappiamo sia stata presa sulla base di indicazioni medico-scientifiche, ma con un’attuazione così repentina le famiglie sono state oggettivamente messe in difficoltà» ha detto Sala invitando gli studenti milanesi a far sentire la loro voce: «La parola definitiva sul futuro deve arrivare proprio da voi: le vostre richieste giungano magari occasionali, non coordinate, per me sono fondamentali».

“Arancione rinforzato” è anche il Piemonte, dove sono previste, in 21 distretti su 38, misure restrittive per le scuole, con la Dad anche per materne ed elementari e fino all’università. Lo ha deciso il presidente Alberto Cirio al quel è arrivata una lettera di protesta del Comitato genitori Druento-San Gillio-Givoletto: «Ancora una volta sono le scuole a chiudere per prime, mentre tutte le attività produttive restano aperte e per le altre occasioni di assembramento, anche dei giovani, non viene prevista alcuna precauzione – è scritto nella missiva –. Ribadiamo che la scuola in presenza è un diritto per i nostri figli ed è un dovere sociale e politico renderlo possibile». «I numeri quotidiani dei contagi mostrano che la scuola è un luogo sicuro per i nostri figli – spiega la presidente del Comitato, Gaia Giulia Bono – le mascherine, il distanziamento, l’areazione delle aule e tutte le misure adottate dimostrano che la scuola in presenza è fattibile». E ancora: «Se i dati in vostro possesso sulla diffusione del contagio sono estremamente dettagliati a livello territoriale perchè le decisioni sulle chiusure devono essere prese a livello provinciale o regionale? Siamo consci dell’aumento significativo dei numeri epidemiologici. In questo momento nel nostro Istituto Comprensivo su 71 classi solo 3 sono state poste in quarantena. Perchè penalizzare realtà territoriali che per circostanze favorevoli o per comportamenti virtuosi in questo momento sono meno toccate dall’epidemia in corso?».

Intanto a Napoli, per protestare contro la didattica a distanza disposta anche qui da un’ordinanza del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (ma il territorio campano è da ieri zona rossa) gli alunni delle elementari hanno fatto lezione allo zoo, tra leoni, scimmie, elefanti visti da vicino, con una guida che ha spiegato come e dove vivono in natura, cosa mangiano, quali sono le loro abitudini. È stata la seconda giornata di “disconnessione” promossa dai genitori che aderiscono al gruppo “Usciamo dagli schermi”: la maggior parte di loro ha esaurito permessi e congedi dal lavoro utilizzati sin dall’inizio della pandemia per assistere i figli a casa. L’iniziativa, infatti, si proponeva come integrazione «necessaria» per l’apprendimento e per non lasciare giornate intere i bambini davanti a pc, tablet e smartphone.

Necessario chiudere le strutture scolastiche anche in Calabria: l’ordinanza firmata dal vice-presidente Nino Spirlì sarà valida due settimane a partire dall’8 marzo: le lezioni in aula saranno consentite solo per gli studenti disabili gravi e per un numero limitato di ore. Nessun provvedimento è stato preso invece in Veneto. «Se ci sarà la possibilità di chiudere le scuole, lo faremo – ha precisato il presidente Luca Zaia – anche perché siamo davanti a una variante del virus che guarda ai giovani».

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