venerdì 5 marzo 2021
Accelerano incidenza (195) e Rt, che sale sopra 1 (1,06). Brusaferro (Iss): il contagio ora avviene soprattutto a livello familiare
Campania rossa, Friuli e Veneto arancio. Nel 2020 da marzo +108mila morti

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Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, ha firmato le nuove ordinanze che andranno in vigore a partire da lunedì 8 marzo. Passano in area arancione il Friuli Venezia Giulia e il Veneto e in zona rossa la regione Campania.

Il Monitoraggio dell'Iss: rapido peggioramento

"Netta accelerazione dell'epidemia" di Covid-19 con un'incidenza nazionale che sfiora i 200 (194,87 per 100.000 abitanti) con una previsione di ulteriore peggioramento: nei prossimi giorni potrebbe raggiungere quota 250. È quanto emerge dal Monitoraggio settimanale dell'Iss relativo al periodo 22-28 febbraio. L'incidenza nazionale, quindi, si allontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino sull'intero territorio nazionale dell'identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. "In presenza di varianti che possono parzialmente ridurre l'efficacia dei vaccini attualmente disponibili - si legge nel rapporto - le Regioni/Province autonome sono invitate ad adottare, indipendentemente dai valori di incidenza, il livello di mitigazione massimo a scopo di contenimento". Il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro, presentando il Monitoraggio ha affermato: "Oggi il contagio è prevalentemente familiare, ossia persone che lavorano, viaggiano, vanno a scuola. Questo è un elemento importante".

Rischio alto in 6 regioni (altre 9 si avvicinano)

Sei regioni (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia e Marche) hanno un livello di rischio
alto
. Altre 14 regioni hanno una classificazione di rischio moderato (di cui nove ad alta probabilità di progressione a rischio alto) e solo una (Sardegna) con rischio basso. Dieci regioni hanno un Rt puntuale maggiore di 1 di cui una (Molise) ha un Rt con il limite inferiore superiore a 1,25, compatibile con uno scenario di tipo 3. Delle altre nove, sei hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre regioni hanno un Rt compatibile con uno scenario di tipo uno.

Incidenza sopra 250 in 3 regioni e 2 province autonome

La soglia di incidenza pari a 250 casi/settimana per 100.000 abitanti, che impone il massimo livello di mitigazione possibile, è stata superata questa settimana in cinque regioni/province autonome: provincia autonoma di Trento (385,02 per 100.000 abitanti), provincia autonoma di Bolzano (376,99 per 100.000 abitanti), Emilia-Romagna (342,08 per 100.000 abitanti), Marche (265,16 per 100.000 abitanti) e Lombardia (254,44 per 100.000 abitanti).

Ospedali sopra la soglia critica in 10 regioni/province autonome

Ospedali sempre più sotto stress. Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è complessivamente in aumento (+26% contro il +24% della scorsa settimana). Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in risalita da 2.146 della settimana scorsa a 2.327 (il dato è riferito al 2 marzo). Aumenta anche il numero di persone ricoverate in aree mediche, passando da 18.295 (23/02/2021) a 19.570 (02/03/2021). In 10 regioni/province autonome si è superata la soglia critica per l'occupazione delle terapie intensive e/o l'area medica. Tutte le regioni, tranne due (Sardegna e Umbria), hanno riportato allerte di resilienza. Due regioni (Campania e Lombardia) riportano molteplici allerte di resilienza.

L'Rt nazionale supera 1

Nel periodo 10-23 febbraio l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,06 con un range 0,98- 1,20, in aumento rispetto alla settimana precedente e sopra uno per la prima volta in sette settimane. Forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione: 41.833 contro i 31.378 della settimana precedente. Scende la percentuale dei casi rilevati attraverso il tracciamento dei contatti (28,8% rispetto al 29,4%). Scende anche la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (35,2% vs 36,1% la settimana precedente).

Nel 2020 tra marzo e dicembre 108.178 morti in più (+21%)

Quante vittime ha fatto effettivamente il Covid in Italia? Formulata meglio, la domanda potrebbe essere: di quanto è aumentata nel nostro Paese la mortalità tra marzo e dicembre del 2020, rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti? Una risposta arriva dall'Istat-Iss: in quel periodo sono stati 108.178 i decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo negli anni 2015-2019, ovvero il 21% in più di mortalità. E questo fa ipotizzare che i morti per Covid siano stati addirittura oltre 32mila in più rispetto ai 75.891 registrati (sempre al 31 dicembre) nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 dell’Iss. I dati sono contenuti nel quinto Rapporto prodotto congiuntamente dall'Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall'Istituto superiore di sanità (Iss).

Nel 2020, registra il Rapporto, il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). Tuttavia nei mesi di gennaio e febbraio 2020 i decessi per il complesso delle cause sono stati inferiori di circa 7.600 unità a quelli della media dello stesso bimestre del 2015-2019 e i primi decessi di persone positive al Covid-19 risalgono all’ultima settimana di febbraio. Pertanto, volendo stimare l’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale, è più appropriato considerare l’eccesso di mortalità verificatosi tra marzo e dicembre 2020. In questo periodo si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso).

Il documento fa, inoltre, il punto sulle principali caratteristiche dell’epidemia e i loro effetti sulla mortalità totale, distinguendo tra la prima ondata epidemica (febbraio-maggio 2020) e la seconda (ottobre-gennaio 2021). Guardando alle classi di età, il contributo più rilevante all’eccesso dei decessi, rispetto alla media degli anni 2015-2019, è dovuto all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più che spiega il 76,3% dell’eccesso di mortalità complessivo; in totale sono decedute nel 2020 486.255 persone di 80 anni e oltre (76.708 in più rispetto al quinquennio precedente). L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 20% dell’eccesso di decessi del 2020; in termini assoluti l’incremento per questa classe di età, rispetto al dato medio degli anni 2015-2019, è di oltre 20mila decessi (per un totale di 184.708 morti nel 2020).

Dall’inizio dell’epidemia e fino al 31 dicembre 2020 il contributo dei decessi Covid-19 alla mortalità per il complesso delle cause è stato, a livello medio nazionale, del 10,2%, con differenze fra le varie ripartizioni geografiche (14,5% del Nord, al 6,8% del Centro e al 5,2% del Mezzogiorno) e fasce di età (4,6% del totale nella classe 0-49 anni, 9,2% in quella 50-64 anni, 12,4% in quella 65-79 anni e 9,6% in quella di ottanta anni o più.

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