mercoledì 1 aprile 2020
Nuova nota dell'Interno, dopo lo scontro con le Regioni. Ma Fontana tiene il punto: in Lombardia vale la mia ordinanza
Uscite genitore-figli, il Viminale ri-precisa: solo vicino a casa
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Le regole sugli spostamenti non cambiano. Lo puntualizza una nota pubblicata stamani sul sito del ministero dell’Interno, dopo le polemiche di ieri seguite all’invio di una circolare “interpretativa” ai prefetti, in cui si consentivano le passeggiate per i bambini, purché nei dintorni di casa e accompagnati da un solo genitore. Interpretazione che comunque ha fatto adirare alcuni governatori di Regione, dalla Lombardia a Campania e Sicilia, contrari ad allentare i limiti agli spostamenti delle persone e intenzionati a far valere le proprie ordinanze regionali.

La nuova nota (LEGGI QUI)

Così, oggi, il Viminale ha diffuso una ulteriore precisazione: «La circolare del ministero dell’Interno del 31 marzo – si legge sul sito del ministero – si è limitata a chiarire alcuni aspetti interpretativi» sulla base di richieste pervenute al Viminale. In particolare, è stato specificato che «la possibilità di uscire con i figli minori è consentita a un solo genitore per camminare purché questo avvenga in prossimità della propria abitazione e in occasione di spostamenti motivati da situazioni di necessità o di salute».

Crimi: per bimbi piccoli uscire è una necessità

«Non c'è alcun allentamento dei controlli» e la circolare del Viminale si riferisce ai bambini molto piccoli quelli per cui «uscire è una necessità», non certo «a un 15enne». Lo chiarisce il viceministro dell’Interno Vito Crimi, intervistato su Rai Radio 1. «Deve essere chiaro: non possiamo far pagare quello che sta accadendo ai bambini piccoli» che non possono essere «vittime dell'isolamento». In questo momento, argomenta il viceministro, «non dobbiamo parlare di tempi di riapertura, ma di stare a casa: c'e' qualche miglioramento dell'evoluzione dell'epidemia», ma per riaprire «dobbiamo vedere la luce. E per adesso non se ne parla».

Per provare a sciogliere i dubbi dei cittadini, Crimi puntualizza: «Nessuno pensi che ci sia un allentamento dei controlli, se qualcuno pensa che un figlio di 15 o 16 anni, un minore, possa avere una scusa per uscire di casa non ha capito niente: qui stiamo parlando di cosa è necessità e cosa no. Un bambino piccolo di un anno o due o tre anni, è necessario ogni tanto farlo uscire per fargli capire che c'è un mondo fuori». In verità, la circolare non fa riferimento all'età dei bambini. Ma il viceministro afferma: «C'è scritto bene che è una necessità e il genitore deve interpretarla, motivarla», come si fa come per ogni autocertificazione. Poi starà all'agente di polizia «accertare la situazione», anche in situazioni di necessità diverse. Tuttavia, insiste Crimi, «è chiaro che, per un bambino di due anni che vive in un appartamento di 40 metri quadri, dopo due settimane di isolamento, forse c'è necessità di farlo uscire, è ancora più importante che portare fuori il cane». I bambini, conclude Crimi, «non capiscono cosa sta succedendo, hanno bisogno di essere accompagnati in questo momento». E quindi «è una necessità portare fuori i bambini piccoli».

Fontana: «In Lombardia vale la mia ordinanza»

Già ieri, dopo la pubblicazione della circolare, sul Viminale e sul governo si erano addensate gli strali di alcuni governatori, sia di centrodestra che di centrosinistra: dal lombardo Attilio Fontana al campano Vincenzo De Luca («Da noi né passeggiate né jogging, valgono le mie ordinanze»). Stamani, Fontana ha tenuto il punto. In Lombardia non cambia nulla, ha ribadito, aggiungendo di aver sentito il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: «Ieri ho avuto un colloquio telefonico con lei e mi ha spiegato che non intendeva raggiungere quello scopo. Qui non cambia niente da prima, perché resta in vigore fino al 4 aprile l’ordinanza della Regione Lombardia. Quindi i comportamenti attuali devono essere mantenuti. Da parte del governo, credo che debbano uscire dei
chiarimenti, ma abbiamo risolto ogni problema». Irritato è il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci: Sono assolutamente contrario alla possibilità data dal governo nazionale delle passeggiate con i bambini. Sarebbe una rovina. Si faranno, ma solo quando sarà finita l’emergenza». E una richiesta al premier Giuseppe Conte è stata rivolta anche dal vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani: «Il messaggio dello "stare a casa" deve essere univoco. Non si può creare confusione escludendo di volta in volta categorie – osserva Tajani - la circolare sulle passeggiate genitore/figlio non è gestibile alla stessa maniera in ogni parte d’Italia». Anche diversi sindaci si dicono scettici e invitano i cittadini a restare a casa quanto più possibile: «Oggi, tornando dal quartiere della Barona, ho visto ancora tanta gente in giro – lamenta Giuseppe Sala, sindaco di Milano - Ognuno avrà avuto i suoi motivi, ma sono giorni in cui non dobbiamo mollare. Stiamo in casa, perché segnali di un miglioramento oggettivamente si vedono e quindi non sprechiamo lo sforzo fatto fino sinora».

La circolare di ieri

A distanza di venti giorni dalle prime restrizioni sugli spostamenti, una nuova circolare del Viminale ha precisato ulteriormente l’interpretazione delle limitazioni attualmente in vigore. Il documento – tre pagine firmate dal capo di gabinetto del ministero Matteo Piantedosi – è indirizzato ai prefetti e contiene «chiarimenti in merito a profili applicativi in tema di divieto di assembramento o di spostamenti di persone», legati alle norme per contenere il contagio da coronavirus.

Il testo scioglie anzitutto uno dei dubbi principali che assillano le famiglie italiane da quando è iniziato il blocco: è «da intendersi consentito a un solo genitore, camminare con i propri figli minori», si legge, in quanto ciò può essere ricondotto «alle attività motorie all’aperto, purché in prossimità della propria abitazione». Il Viminale precisa che «l’attività motoria generalmente consentita non va intesa come equivalente all’attività sportiva (jogging)», che resta comunque permessa, purché si corra da soli e nei pressi di casa.

QUI IL TESTO DELLA CIRCOLARE

L’attuale disposizione «di cui all’articolo 1 del dpcm del 9 marzo scorso tiene distinte le due ipotesi, potendosi far ricomprendere nella prima (l’attività motoria, ndr) il camminare in prossimità della propria abitazione». Inoltre, rimane «non consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto e accedere ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici».

La circolare chiede ai prefetti di effettuare «valutazioni ponderate rispetto alla specificità delle situazioni concrete» e elenca alcuni casi: «Il divieto di assembramento non può ritenersi violato dalla presenza in spazi all’aperto di persone ospitate nella medesima struttura di accoglienza» ( come le case–famiglia), anche se «chiunque acceda dall’esterno (operatori, fornitori, familiari, etc) sarà tenuto al rispetto del divieto, della distanza interpersonale di un metro e all’utilizzo di presidi sanitari (mascherine e guanti)». Ancora, potranno «essere consentiti spostamenti nei pressi della propria abitazione, giustificati da esigenze di accompagnamento di anziani o inabili da parte di persone che ne curano l’assistenza» per motivi di necessità o di salute. In ogni caso passeggiate, corsette e altri spostamenti restano «soggetti al divieto generale di assembramento» e all’obbligo del metro di distanza.

Il conflitto con Regioni e comuni

Ma in alcune regioni vigono ordinanze più restrittive: «Qui è vietato sia correre che passeggiare sotto casa», avverte il governatore Campano Vincenzo De Luca. Anche la Regione Lombardia si è detta contraria alla circolare: il presidente Fontana ha ottenuto la promessa di un chiarimento alla ministra dell'Interno Lamorgese e studia la possibilità di emanare ordinanze che vanifichino la circolare, mentre l'assessore al Welfare Giulio Gallera ha espresso la speranza «che i cittadini ignorino questa folle, insensata e irresponsabile circolare, che stiano a casa e organizzino giochi con i propri figli».

Anche diversi sindaci si lamentano. Camillo Bertocchi, primo cittadino di Alzano Lombardo (tra i comuni più colpiti dall'epidemia) ha chiesto alla Polizia locale di disapplicare l'interpretazione (circolare) del Ministero dell'Interno sulla possibilità di passeggiate, sia perché «non in grado di intervenire sull'ordinanza regionale 21.03.2020 attiva fino al prossimo 15 aprile, sia perché non in grado di incidere sull'attività di vigilanza della Polizia locale, che resta in capo al sindaco. Non intendiamo disorientare i cittadini, ha scritto Bertocchi su Facebook, «con continui cambiamenti di regole. Salvo quindi atti coercitivi superiori che dovessero essere imposti al sottoscritto, ad Alzano non si intende modificare nulla di ciò che è in vigore e la Polizia Locale sanzionerà chiunque violi le regole». E da Bergamo Paola Pedrini, segretaria lombarda della Federazione dei medici di famiglia, avanza altri dubbi: «Permettere la passeggiata con i bambini è rischioso - afferma -. Bisogna fare molta attenzione e ridurre gli assembramenti di persone».

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