sabato 10 aprile 2021
Wilton Obregon e sua madre dopo essere stati respinti dagli Usa, sono stati rapiti in Messico e tenuti in ostaggio fino a che la famiglia non ha potuto pagare metà del riscatto
Chi è il bambino abbandonato al confine tra Usa e Messico

Un bambino piccolo, con una giacca a vento troppo grande per lui, che cammina solo per una strada del deserto al confine tra il Texas e il Messico. Si avvicina alla macchina della pattuglia del Border Patrol e tra le lacrime chiede, in spagnolo, "mi potete aiutare?".

È quanto mostra il video, che sta circolando su Internet e che sta diventando il simbolo della disperazione delle migliaia, quasi 18mila solo a marzo, di minorenni che arrivando soli al confine per cercare rifugio negli Stati Uniti.




Ma in particolare la storia di Wilton Obregon, questo il nome del bambino nicaraguense di 10 anni, sta imbarazzando la Casa Bianca perché la sua storia, ricostruita dalla stampa americana con l'aiuto
dello zio che vive negli Stati Uniti, mostra come la politica di rimandare indietro le famiglie di migranti, che l'amministrazione Biden sta continuando, spesso li espone a gravi pericoli.

Wilton e la madre Meylin infatti avevano già attraversato il confine con il Texas il mese scorso, per chiedere asilo. Ma sulla base del Title 42, la misura adottata in tempo di pandemia da Donald Trump ma confermata da Joe Biden che espelle automaticamente tutti i migranti, erano stati rimandati in Messico dove sono stati rapiti da un gruppo di criminali che si sono messi in contatto con Misael Obregon, fratello di Meylin che vive a Miami, per chiedere un riscatto. Sono stati chiesti 10mila dollari per madre e figlio. "Hanno minacciato di fare del male a entrambi, è gente capace di tutto", ha raccontato lo zio del piccolo che ha potuto mandare solo 5mila dollari. A questo punto i rapitori hanno rilasciato Wilton, continuando a tenere in ostaggio la madre ed abbandonando il bambino subito dopo aver attraversato il confine, in una zona desertica dove ha vagato per ore prima di incontrare la pattuglia del Border Patrol.

Dopo la diffusione del video sui social, è intervenuto anche il governo del Nicaragua (Paese d'origine di Wilton e della sua famiglia, ndr), confermando l'identità del bambino e dicendo di aver contattato il padre che ha detto che la madre gli aveva detto che si stava preparando ad attraversare il confine con il figlio perché si sentiva "in pericolo". Secondo i parenti negli Stati Uniti, la donna fuggiva dalla violenza domestica.

La vice presidente, Rosario Murillo, ha detto di aver coinvolto l'Interpol per localizzare il bambino e la madre: "continuiamo a fare richieste alle autorità statunitensi e messicane che ci aiutino a localizzare Meylin e suo figlio". Wilton al momento è in un centro di custodia della U.S. Customs and Border Protection.
Secondo la legge un minore non potrebbe rimanere in custodia della polizia di frontiera più di 72 ore, ma con l'altissimo numero di arrivi di minori non accompagnati - che l'amministrazione Biden non respinge a differenza di quanto faceva quella di Donald Trump - si sono allungati i tempi per la sistemazione in centri di accoglienza o l'affido a parenti. E i minori rimangono in cella anche per diversi giorni.

Durante il briefing alla Casa Bianca, è stato chiesto del video alla portavoce di Biden: "Non ho una risposta diretta del presidente, quello che posso dire che questo video è straziante", è stata la risposta di Jen Psaki. Ma i gruppi per i diritti dei migranti denunciano il fatto che nonostante Biden abbia più volte criticato le conseguenze umanitarie della misura, chiamata Remain in Mexico, varata da Trump per rimandare i richiedenti asilo indietro in attesa della decisione del tribunale, il 33% delle famiglie che hanno attraversato il confine siano state rimandate in Messico il mese scorso.

"L'amministrazione Biden sta abolendo una delle misure più famigerate dell'amministrazione Trump, ma allo stesso tempo continua a respingere altri richiedenti asilo mandandoli verso gli stessi pericoli e rapimenti", denuncia Eleanor Acer, direttore di Human Right First.


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