giovedì 13 novembre 2008
Giudicato inammissibile il ricorso della Procura di Milano. Via libera alla sospensione di idratazione e alimentazione. Il sottosegretario Roccella: «Sentenza sconvolgente». Cuccurullo (CSS): «Per me è eutanasia»
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Eluana va a morire. Adesso si può ucciderla con la definitiva benedizione (o l’interpretazione) della legge, come certifica la sentenza numero 27145/08 delle Sezioni unite civili della Suprema Corte, che è stata depositata ieri sera. E, anzi, proprio in nome della legge nessuno potrà opporsi alla fine della ragazza, perché non si tratta «di tutelare un interesse pubblico». Siamo invece «di fronte ad una situazione soggettiva individuale», con le parole usate martedì dal Procuratore generale della Cassazione nel passaggio centrale della sua requisitoria. Parole e tesi che sono state dunque sposate in pieno dalla Corte ed anche in fretta, visto che la camera di consiglio era durata poco più di un batter d’occhio. Parole "spiegate" ieri sera attraverso un asettico comunicato a firma del primo presidente della Suprema Corte, Vincenzo Carbone, diffuso immediatamente dopo il deposito della sentenza: «Le Sezioni unite della Corte di Cassazione hanno depositato in data odierna la sentenza che ha dichiarato inammissibile per difetto di legittimazione all’impugnazione il ricorso presentato dal Pubblico ministero presso la Procura Generale della Corte di Appello di Milano avverso il decreto del 25 giugno-9 luglio 2008 con il quale la Corte di Appello di Milano ha autorizzato il distacco del sondino della paziente, in stato vegetativo permanente». Una nota tempestiva e gelida, un tono che sembra quasi riferirsi più a una lite fra condomini che a una questione di vita o morte. Anche perché il ricorso non è stato bocciato, ma appunto «non ammesso» e sono effettivamente due cose diverse: cioè una specie di – legittimo – sofisma giuridico, che ha permesso alla Cassazione di decidere e, al tempo stesso, (ma soltanto nella forma) di lavarsene le mani.Beppino Englaro soddisfatto..Soddisfatto il padre di Eluana, Beppino Englaro che da anni si batte per porre fine alla vita di sua figlia: «È la conferma che viviamo in uno stato di diritto», ha commentato subito dopo la decisione della Cassazione. Soddisfatto anche l'avvocato Franca Alessio, curatrice di Eluana: «E' la soluzione logica, ineccepibile, perfetta». «È quello che ci aspettavamo e non poteva andare diversamente - ha aggiunto - visto che la Procura Generale ha fatto molto di più di quello che era legittimo fare». Alla domanda se ora potrebbero sorgere ancora problemi per trovare una struttura disposta ad accompagnare Eluana verso la fine, l' avv. Alessio ha risposto: «Credo proprio di no, ora c'è una sentenza della Cassazione».Fisichella: una grande sconfitta per tutti. Il vescovo Rino Fisichella non ha dubbi. La Cassazione ha sancito, con la sentenza su Eluana, «un’eutanasia di fatto e di diritto». Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita lo ha detto ieri pomeriggio, aggiungendo: «È una decisione molto grave. Una grande sconfitta per tutti. Per quanto mi concerne, è grave dal punto di vista etico e morale. Forse potranno trovare delle giustificazioni nei cavilli procedurali e nelle interpretazioni del linguaggio. Nella sostanza però – ha aggiunto monsignor Fisichella – rimane un fatto del tutto grave ed estraneo alla cultura del popolo italiano». In sostanza «un fatto di una gravità assoluta» e dunque un vero «attentato alla vita. Sono ancora più profondamente convinto che il popolo italiano verificando il dramma che si sta per compiere sotto i propri occhi – perché sono convinto che la maggioranza del popolo italiano non condivida quanto sta accadendo – si convincerà ancora di più a formulare una legge il più possibile condivisa proprio perché venga evitata qualsiasi forma di eutanasia attiva o passiva nel nostro Paese».Intanto, però, dobbiamo assistere a questa «grande sconfitta per tutti». Roccella: hospice si rifiutino. «È una sentenza sconvolgente, ma non c'è nessun obbligo nè da parte dei medici nè delle strutture pubbliche. Mi auguro che gli hospice delle altre regioni facciano come la Lombardia e la Toscana, che hanno chiaramente detto che la sospensone delle terapie per Eluana da loro non si può fare». È amareggiata Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare, nell'apprendere che la Cassazione ha respinto il ricorso della procura generale di Milano, dando di fatto il via libera allo stop di idratazione e alimentazione per Eluana Englaro. «C'è ancora un margine possibile - prosegue la Roccella - ma certo ora il padre la può portare ovunque, all'estero, persino a casa. Mi auguro che ci ripensi,voglio solo far presente a tutti che la sentenza non dà nessun obbligo, tutti sono liberi di fare le proprie scelte». Con la decisione della Cassazione, conclude il sottosegretario, «per la prima volta in Italia qualcuno muore a causa di una sentenza, è una cosa sconvolgente e un'anomalia assoluta".Mantovano: magistratura introduce eutanasia. «Una parte della magistratura rifiuta la tutela della vita umana; privilegia forme più o meno velate di eutanasia e di omicidio del consenziente; impone questa sua opzione al Paese violando le leggi in vigore». Così il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, commenta la sentenza della Cassazione sul caso Englaro. «Già nelle scorse settimane - spiega Mantovano - la Corte Costituzionale aveva preferito chiudere gli occhi, facendo finta di non vedere questa palese invasione di campo. Spetta perciò al Parlamento restituire al Popolo la sua sovranità con una scelta in favore della vita, senza se e senza ma, che ribadisca e renda evidenti le gravi responsabilità, anche politiche, dei magistrati che avallano scelte di morte».Cuccurullo (CSS): «Questa è eutanasia».  «Per me è eutanasia», ha commentato Franco Cuccurullo, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), «Non sono favorevole, non condivido - spiega Cuccurullo - Quando si sospendono idratazione e alimentazione il paziente muore di sete, e non di malattia. La causa diretta del decesso è la mancanza di idratazione: ed è ciò che eticamente non condivido. Detto questo - conclude - la magistratura è legittimata a decidere, seppur non ne condivida la posizione»,
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