giovedì 22 febbraio 2018
Il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare tre decreti attuativi del nuovo ordinamento penitenziario, quelli su lavoro, giustizia minorile e giustizia riparativa
Primo via libera alla riforma
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Il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare tre decreti attuativi di riforma dell'ordinamento penitenziario, quelli su lavoro, giustizia minorile e giustizia riparativa. Slitta al prossimo Cdm l'atteso via libera al decreto complessivo che ridisegna l'ordinamento. «Stiamo lavorando - ha spiegato in conferenza stampa il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni - con strumenti diversi all'obiettivo di un sistema carcerario che contribuisca a ridurre la recidiva. Il primo decreto adegua l'ordinamento penitenziario alle esigenze dei condannati minorenni e dei giovani adulti (al di sotto dei 25 anni), con particolare riferimento al "peculiare percorso educativo e di reinserimento sociale"».

Punto fondamentale del testo sono le misure penali di comunità e la previsione di un modello penitenziario che guardi all'individualizzazione del trattamento. L'obiettivo è quello di «individuare un'esecuzione penale che ricorra alla detenzione nei casi in cui non è possibile contemperare le esistenze di sicurezza e sanzionatorie con le istanze pedagogiche». Viene posto un limite alla possibilità di concessione dei benefici previsto dall'ordinamento penitenziario ai detenuti sottoposti a regime di 41 bis. Tutte le misure dovranno prevedere uno specifico programma di intervento educativo, «costruito sulla specificità del singolo condannato, che miri a riassicurare un proficuo reinserimento sociale».

Per la parte relativa alla vita detentiva e al lavoro penitenziario, il testo esaminato oggi e composto da cinque articoli ha l'obiettivo di «incrementare le opportunità di lavoro, sia intramuriario che esterno, nonché di potenziare le attività di volontariato e di reinserimento sociale dei condannati»; «migliorare la vita detentiva, attraverso norme volte a garantire il rispetto della dignità umana, la qualità delle strutture, e la responsabilizzazione dei detenuti».

Il terzo decreto disciplina la giustizia riparativa e la mediazione tra il reo e la vittima: viene introdotto per la prima volta nel nostro sistema un modello di intervento che mette al centro la vittima di reato, promuovendo percorsi di riparazione del reo nei confronti di chi ha subito il reato. I servizi di giustizia riparativa sono promossi attraverso convenzioni e protocolli tra il ministero della Giustizia, gli enti territoriali o le Regioni. L'intervento legislativo risponde "all'esigenza di responsabilizzazione del reo, garantendo alla vittima che ne faccia richiesta di poter partecipare alla fase di esecuzione della pena».

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