domenica 30 luglio 2023
Nelle celle 2.163 detenuti in più del previsto. E tra i primi dieci istituti italiani con troppi “ospiti” otto sono in regione. A Lodi il tasso di sovraffollamento è del 182%, a Brescia del 181
Nelle carceri lombarde torna l'allarme affollamento: gli istituti ospitano 2.163 persone in più dei posti disponibili

Nelle carceri lombarde torna l'allarme affollamento: gli istituti ospitano 2.163 persone in più dei posti disponibili - Fotogramma

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È come se, in metafora, all’interno di un’automobile da cinque posti ci fossero sette persone. Sarebbe un viaggio scomodo e pericoloso, stretto e angusto. La calda estate delle carceri lombarde è questa: 8.320 detenuti presenti a fronte di 6.157 posti regolamentari, 2.163 in più di quanti ce ne dovrebbero essere (+358 in un anno), e un tasso di affollamento del 135%. La fotografia che il ministero della Giustizia scatta periodicamente, ora aggiornata al 30 giugno, consegna un bilancio irto di criticità per la Lombardia. Tutti e 18 i penitenziari lombardi accolgono più detenuti di quanti ne preveda la capienza; nelle prime dieci carceri italiane per tasso di affollamento (cioè il rapporto tra i detenuti presenti e la capienza regolamentare), ben otto istituti sono lombardi: Lodi è quello più critico in assoluto in Italia (82 detenuti per 45 posti, affollamento del 182%), poi Brescia-Canton Mombello (affollamento del 181%) e Como (affollamento del 178%) completano il podio italiano, Varese è 4° (177%), Brescia-Verzano 6° (170%), Busto Arsizio 7° (170%), Bergamo 8° (167%), Monza 10° (165%). Anche per questo “Nessuno tocchi Caino”, l’associazione radicale impegnata su giustizia e carceri, sta compiendo proprio in questi giorni un viaggio negli istituti lombardi, insieme agli avvocati delle Camere penali. Venerdì erano in visita a Brescia, ieri a Bergamo, da lunedì si riprenderà con Monza, Lecco e San Vittore: «A ogni convegno – rileva Rita Bernardini, presidente dell’associazione, al termine della visita nella casa circondariale di Bergamo -, la politica afferma che il carcere deve essere l’extrema ratio e che occorre dare maggiori possibilità d’accesso alle misure alternative. Poi ci confrontiamo con i numeri e vediamo invece che in carcere si entra come opzione privilegiata, anche per chi deve scontare pene brevi». Più della metà dei condannati definitivi in Lombardia ha infatti pene residue inferiori ai 4 anni: teoricamente potrebbero andare in misura alternativa, ma non accade. «C’è un intasamento burocratico per le misure alternative», segnala Stefania Amato, vicepresidente della Camera penale della Lombardia orientale.

L’ultima fotografia del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, riporta che il 43,8% dei reclusi in Lombardia ha un problema di tossicodipendenza. Senza contare, i problemi di salute mentale che si acuiscono in situazioni di difficoltà. Eppure, anche nelle situazioni più critiche c’è lo sforzo delle direzioni, del volontariato, della polizia penitenziaria. Elementi messi in rilievo anche ieri a Bergamo, dove la direttrice Teresa Mazzotta ha accompagnato la delegazione dell’associazione e degli avvocati, insieme alla garante dei detenuti Valentina Lanfranchi: «La direttrice – segnala Bernardini – ha mostrato un grande impegno, alcune aree sono state recentemente ritinteggiate col lavoro retribuito dei detenuti, un segnale molto importante». Alla visita ha partecipato anche Marina Cavalleri, giudice del Riesame di Brescia: «È stata un’esperienza preziosa – rimarca il magistrato -, sarebbe utile rendere obbligatorio per tutti gli operatori di giustizia una visita periodica nelle carceri per constatare direttamente la situazione». Uno dei problemi, riconosce la giudice, «è il bassissimo accesso alle misure alternative. Le tempistiche lunghe non aiutano, queste misure sarebbero da incentivare ma c’è un oggettivo carico burocratico. A ciò si aggiunge una questione sociale, legata alle difficoltà di molti detenuti che non hanno casa o lavoro e non riescono ad accedere alle misure alternative benché ne abbiano i requisiti». Così, il carcere diventa l’unico rifugio, sempre più intasato e sempre più critico.

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