martedì 25 novembre 2008
Secondo il sottosegretario l'ingente cifra occorrerebbe per mettere in sicurezza i circa 57 mila istituti scolastici presenti in Italia. Primi nella lista quelli a rischio sismico. Intanto a Rivoli monta la protesta.
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C’è (ormai) da svuotare il mare, ma solo qualche secchiello a disposizione: mettere in sicurezza le 57mila scuole italiane costerebbe 13 miliardi di euro, una somma «difficilmente sostenibile», avvisa subito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Guido Bertolaso, con la sua informativa a Montecitorio sul crollo del controsoffitto nel liceo di Rivoli, che ha ucciso Vito Scafidi, diciassette anni. Aggiungendo che così «la messa in sicurezza riguarda uno sforzo economico non indifferente». E allora meglio privilegiare la priorità d’intervenire sulle scuole nelle zone ad alto e altissimo rischio sismico, che vuol dire tirar fuori almeno 4 miliardi.«Nessun fatto episodico». Quanto è accaduto sabato scorso «non è purtroppo un caso isolato»: il crollo a Rivoli «non è un fatto episodico nelle scuole italiane d’epoca», sottolinea Bertolaso. Gli edifici scolastici «andrebbero sistematicamente sottoposti a manutenzione straordinaria». Tanto per cominciare, «bisognerebbe sostituire i controsoffitti pesanti con composti di materiale leggero, un fattore più urgente nelle zone a rischio sismico».Nessun cedimento strutturale. Non è caso, appunto: nel liceo di Rivoli è possibile escludere «un cedimento della struttura principale» che «non è crollata e non risulta apparentemente danneggiata». La tragedia l’ha provocata «un controsoffitto pesante, del peso presumibile di 150 chili per metro quadro, ancorato alla struttura principale del solaio di copertura e alla tubazione metallica appesa al solaio».«Vergognose proroghe». La "legge madre" per la sicurezza nei luoghi di lavoro, la 626 del 1994, viene applicata «in tutte le realtà istituzionali del nostro Paese, fatti salvi gli istituti scolastici». Perché ogni anno («all’unanimità») le strutture centrali e gli enti locali approvano decreti che ne prevedono la proroga. E questa è un’abitudine «vergognosa» che deve finire, avvisa Bertolaso: darle un taglio «lo dobbiamo ai bambini di San Giuliano, a Vito, ai genitori. Abbiamo le capacità per farlo e credo che nessuno di noi voglia o possa distrarsi, perdendo un’occasione importante», che «i nostri ragazzi non capirebbero e non ci perdonerebbero». Pochi soldi? Niente sicurezza. Puntualmente infatti – ogni anno – e sebbene «la scuola debba ovviamente essere considerata un luogo di lavoro», con decreti legge si allungano i termini per l’entrata in vigore della 626», motivandolo con con «gravi carenze economiche proprio per la messa a norma e in sicurezza». E creando – sempre con le parole del capo Dipartimento della Protezione civile – «una condizione e una situazione inaccettabili: credo che sia necessaria una massima attenzione da parte del Parlamento».Subito 75 milioni. Morale? Per mettere in sicurezza le prime cento scuole, «abbiamo già previsto una disponibilità immediata di circa 75 milioni di euro», fa sapere Bertolaso. Mentre nella seduta del 13 novembre scorso della Conferenza unificata «sono state approvate le modalità di attivazione di questi fondi straordinari». Per quanto riguarda gli stanziamenti complessivi "ordinari", «abbiamo un mosaico articolato e complesso» di modalità sia per la messa in sicurezza di tutti gli edifici, che per quelli in aree a rischio sismico.Il Patto per la sicurezza. Si deve tornare assai indietro: esistono in primo luogo i finanziamenti disposti dalla legge 23 del 1996 – spiega il sottosegretario – «che ha assegnato risorse complessive nel triennio 2007-2009 di 250 milioni di euro, dei quali 50 per il 2007 e 100 per il 2008 e il 2009». Poi, sulla base del Patto per la sicurezza – firmato lo scorso dicembre – «l’intero importo è stato dedicato alla messa in sicurezza delle scuole ed integralmente compartecipato con regioni ed enti locali, attraverso uno sviluppo d’investimenti per oltre 940 milioni di euro». Cioè, anche a mettere tutto insieme, qualche secchiello per svuotare il mare.Molte norme, altrettanta  burocrazia. Ancora. Sono stati attivati i piani del 2007 per 184 milioni di euro e quelli del 2008 per circa 300 milioni – prosegue Bertolaso – e «nel marzo 2009 dovrebbe essere definito un analogo importo». C’è poi il piano straordinario previsto dalla legge del 2002 che nasce dopo la strage di San Giuliano di Puglia e che prevedeva «un piano straordinario per la messa in sicurezza delle scuole, con particolare riguardo (ma non esclusivo) a quelle insistenti nelle zone a rischio sismico».Piano "generale" da 4 miliardi. Al momento infine è stato ideato «un piano generale da 4 miliardi di euro» e «sono stati avviati i primi due piani stralcio da 194 e 301 milioni circa», ancora però in corso d’opera. La legge 169 del 2008 ha previsto la riserva a regime, quindi stabile, del 5% delle risorse che di volta in volta vengono assegnate al piano generale per le infrastrutture strategiche».
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