mercoledì 11 novembre 2020
Tre arresti domiciliari e tre misure interdittive per criticità delle barriere fonoassorbenti sulla rete autostradale. I reati contestati: attentato alla sicurezza e frode in pubbliche forniture
Frame tratto da un video, reso disponibile dalla Guardia di Finanza, che riguarda l'esecuzione di una serie di misure cautelari nei confronti di ex vertici e di alcuni degli attuali manager di Autostrade per l'Italia

Frame tratto da un video, reso disponibile dalla Guardia di Finanza, che riguarda l'esecuzione di una serie di misure cautelari nei confronti di ex vertici e di alcuni degli attuali manager di Autostrade per l'Italia - Ansa / Guardia di Finanza

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Barriere «incollate con il Vinavil» e talmente mal progettate da essere «a rischio cedimento nelle giornate di forte vento», oltre a manutenzioni «fatte in calare» per poter «distribuire più utili». È un quadro «desolante», quello che emerge dall’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova, Paola Faggioni, che ha disposto gli arresti domiciliari per l’ex-amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci [i domiciliari gli sono stati revocati il 3 dicembre dal Riesame, che ha disposto l'interdizione], per Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti, rispettivamente ex responsabile manutenzioni e direttore centrale operativo dell’azienda. Inoltre, sono stati sospesi dal servizio per un anno, con il divieto di svolgere qualsiasi attività professionale, Stefano Marigliani, direttore del primo tronco Autostrade, ora trasferito a Milano, Paolo Strazzullo, responsabile delle ristrutturazioni pianificate sul ponte Morandi e Massimo Meliani, responsabile della Tecnica del primo tronco.

Le accuse ipotizzate nei confronti degli arrestati sono attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture e rientrano nell’indagine della Procura genovese sulla sicurezza delle barriere fonoassorbenti, denominate “Integautos”, presenti su circa 60 chilometri di rete autostradale ligure. Per gli inquirenti gli ex vertici di Aspi erano consapevoli che le barriere fossero difettose e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale. Indagato anche l’attuale ad di Autostrade, Roberto Tomasi, la cui posizione è marginale e potrebbe essere archiviata a breve.

L’inchiesta, parallela a quella per il crollo del ponte Morandi, che il 14 agosto 2018 provocò 43 vittime, ha portato a scoperchiare la preoccupante situazione di incuria in cui, per anni, hanno versato le arterie autostradali intorno al nodo genovese e che hanno avuto proprio nel crollo del viadotto sul Polcevera, la loro manifestazione più evidente e tragica. Anzi, intercettati dagli inquirenti, gli indagati si dimostravano ben consci dello stato di pericolo del Morandi e ciò nonostante non sono intervenuti. Fino alla tragedia di 27 mesi fa. «I cavi del Morandi sono corrosi», ammetteva al telefono Donferri Mitelli il 25 giugno 2018, un mese e mezzo prima del crollo.

L’indagine che ha portato all’arresto di Castellucci, come detto, è una costola di quella principale sul crollo del Morandi ed è un tassello che delinea «una politica imprenditoriale – scrive il giudice per le indagini preliminari Faggioni – volta alla massimizzazione dei profitti derivanti dalla concessione con lo Stato mediante la riduzione e il ritardo delle spese necessarie a scapito della sicurezza pubblica». Un quadro rispetto al quale l’ex-manager – dimessosi dalla carica nel gennaio 2019 e uscito anche da Aspi nel settembre dello stesso anno (con una maxi-buonuscita di 13 milioni, poi congelata in attesa dei risultati delle inchieste che lo vedono coinvolto) – era «perfettamente al corrente», annota il gip. Non solo, «nonostante le sue dimissioni dal gruppo», si legge sempre nell’ordinanza, il manager ha mantenuto la «capacità di condizionare i comportamenti» degli altri indagati. Da qui la necessità, per i magistrati, di metterlo agli arresti domiciliari.

Una misura che, secondo i legali di Castellucci, «non si giustifica in sé e che non si vorrebbe veder finire a condizionare una vicenda, quella del crollo del ponte Morandi, che con questa non ha nulla a che vedere», scrivono gli avvocati in una nota.

Dal canto suo, Autostrade osserva che «la totalità» delle barriere sotto inchiesta «è già stata verificata e messa in sicurezza, tra la fine del 2019 e gennaio 2020», mentre per i due tecnici dipendenti coinvolti nell’inchiesta, «la società ha attivato le procedure previste per un’immediata sospensione del servizio e valuterà tutti gli ulteriori interventi del caso a propria tutela sulla base delle risultanze degli atti di indagine».

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