giovedì 9 aprile 2020
Operazione "The Mask" della Gdf. In carcere titolare società agricola. Aveva vinto una gara Consip per 15,8 milioni. Ma i dispositivi di protezione che assicurava di avere in Cina non c'erano
Mascherine, frode nella gara bandita da Consip, arrestato imprenditore
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Aveva vinto una gara Consip da 15,8 milioni di euro per fornire 24 milioni di mascherine chirurgiche. In realtà sapeva di non poter adempiere. Anche perché la sua società, "una scatola vuota", in realtà si occupava di attività agricole. Così ieri è finito in carcere l'impreditore di Cassino A.I., con la grave accusa di turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture. Il primo arresto dell'emergenza Covid-19. "Una puntata d’azzardo giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine, che bene rende la capacità a delinquere del soggetto". Così il gip Valerio Savio definisce il comportamento dell'imprenditore, noto anche nel mondo del gossip e finito in varie inchieste, che ha partecipato all'appalto, accettando il rischio di non essere in grado di adempiere alla fornitura di milioni di mascherine nei tempi brevissimi dettati dallo stato emergenziale in atto, chiaramente indicati nel bando di gara.

L'operazione "The Mask", condotta dagli investigatori del Comando provinciale della Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura di Roma, trae origine da una tempestiva denuncia effettuata da Consip alla Procura, con riferimento a una serie di anomalie riscontrate nell’ambito della procedura di una gara, del valore complessivo di oltre 253 milioni di euro, bandita d’urgenza per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali. In particolare, il lotto n. 6 della gara, dell’importo di circa 15,8 milioni di euro, relativo alla fornitura di oltre 24 milioni di mascherine chirurgiche, veniva aggiudicato a una Società Agricola a Responsabilità Limitata., che ha un oggetto sociale del tutto estraneo al settore merceologico relativo alla gara ("coltivazione di fondi, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse"). In realtà una "scatola vuota" destrutturata, caratterizzata da un vero e proprio stato di inoperatività, sintomatica della originaria e assoluta inidoneità della stessa, per totale assenza di dipendenti, strutture, mezzi e capitali, a far fronte alle obbligazioni nascenti da un contratto come quello originariamente aggiudicato. "Un'azione spregiudicata e temeraria", commentano i magistrati.

Oltretutto la società in questione, con la sottoscrizione di apposito Accordo Quadro con Consip, si impegnava, tra l’altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine. Sin dai primi contatti con la stazione appaltante pubblica, finalizzati all’avvio della fornitura, però, il titolare, che interloquiva per conto dell’impresa sebbene non risultasse nella compagine societaria, lamentava l'esistenza di problematiche organizzative relative al volo di trasferimento della merce, assicurando che era già disponibile in un punto di stoccaggio in Cina. Permanendo l’inadempimento alla data di scadenza prevista nel contratto per la prima consegna di mascherine, attraverso la collaborazione dell'Agenzia delle Dogane, il 18 marzo veniva effettuata presso l'aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun un'ispezione, che accertava l'inesistenza del carico dichiarato. Alle richieste di Consip, l'imprenditore rassicurava che si stava adoperando per risolvere la situazione.

Il 19 marzo Consip ha annullato in autotutela l'appalto, e il 25 marzo ha sporto denuncia. I successivi approfondimenti facevano emergere che la società aveva nascosto posizioni debitorie per violazioni tributarie per oltre 150mila euro nei confronti dell'Erario che l'avrebbero esclusa dalla gara. Dopo appena due settimane è scattato l'arresto. Un'indagine rapidissima. Prima una corposa informativa della Gdf e poi le intercettazioni telefoniche disposte d'urgenza dal pm e poi convalidate dal gip, hanno confermato i gravi sospetti. "Proviamoci, tanto è una emergenza. Ci troviamo in tempi di guerra… in tempi di guerra, ma noi ci siamo lo stesso… vedi?”, dice l'imprenditore in una telefonata che ricorda molto quella molto famosa dei due imprenditori che ridevano dopo il terremoto dell'Aquila, pregustando ricchi affari.

Dalle intercettazioni è stato poi ricostruito come l'uomo, essendo gravato da precedenti sia giudiziari (seppure non ancora definitivi) che di polizia, che avrebbero potuto inficiare la partecipazione alla gara, abbia cercato di dissimulare la riconducibilità a sé della società – pur rimanendone l'esclusivo dominus – nominando come amministratore, in concomitanza con la pubblicazione del bando, un mero "prestanome", cui ha poi "ceduto" l'intero capitale sociale al prezzo di 100mila euro, da corrispondere però tra due anni. Sebbene il tentativo non sia andato a buon fine, l'uomo si è immediatamente riorganizzato per provare ad aggiudicarsi un altro appalto pubblico, questa volta relativo alla fornitura di guanti, occhiali protettivi, tute di protezione, camici e soluzioni igienizzanti, per un valore complessivo di oltre 73 milioni di euro, utilizzando altro soggetto giuridico, essendo la prima società ormai "bruciata". E ci contava molto, come dice in una telefonata. "Siamo stati messi primi anche nei camici che era il lotto più grosso… da 67 milioni… Io importo da anni il fotovoltaico dalla Cina… quando c’è stata l’emergenza ho chiamato le ditte già… so’ numeri esageratamente grandi quindi… io ho detto, perché non ci proviamo?... Speriamo che ci riammettono alla gara… durerà poco ma durerà… per il momento".

La nuova società presentava, però, una inesistente capacità economica pressoché sovrapponibile a quella della precedente; in aggiunta, un socio e membro del consiglio di amministrazione risultava gravato da precedenti penali. Anche in questo caso, all'esito dei controlli, Consip rilevava l’incompatibilità con i requisiti di partecipazione richiesti ed escludeva l'operatore economico dalla procedura. Le investigazioni hanno consentito di accertare come l'imprenditore, nonostante tale provvedimento, si stesse adoperando per far figurare l’uscita dalla compagine sociale della persona gravata da precedenti in una data antecedente all’indizione della gara, sì da poter ricorrere alla giustizia amministrativa e rientrare in corsa per l’aggiudicazione dell’appalto.

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