lunedì 14 novembre 2016
Ricercato per gli attentati al Museo del Bardo e all'Hotel Imperial di Sousse, è stato trovato in Sudan
(Foto governo tunisino)

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ll terrorista tunisino Moez Fezzani, conosciuto come Abu Nassim, considerato tra i reclutatori del Daesh in Italia, è stato arrestato in Sudan. Lo si apprende in ambienti dell'antiterrorismo. Avrebbe fatto parte, tra il '97 e il 2001, di una cellula del «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento» con base a Milano che reclutava uomini da inviare nei Paesi in guerra. Nel 2014 è stato condannato definitivamente a Milano per associazione per delinquere con finalità di terrorismo; nel 2012 era stato assolto in primo grado e espulso dall'Italia.

Fezzani era ricercato in base ad un mandato di cattura internazionale, dopo la condanna definitiva a 5 anni e 8 mesi, emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Milano per associazione per delinquere con finalità di terrorismo. È stato individuato in Sudan grazie al lavoro delle due agenzie di intelligence italiane.

Nato a Tunisi nel 1969, Fezzani è considerato militante di Al Qaida in Afghanistan, è noto da oltre un ventennio per le sue attività nell'ambito di una delle formazioni satellite di Al Qaida, Ansar Al Sharia Tunisia (AST). Catturato in Pakistan nel 2002, è stato detenuto nella base statunitense di Bagram e poi estradato in Italia. Nell'aprile 2012, dopo un periodo di detenzione, viene espulso in Tunisia. Successivamente viene localizzato in Libia,dove gestisce campi di addestramento per aspiranti mujaheddin. Nell'estate 2013, raggiunge la Siria, per poi rientrare nuovamente in Libia nel 2014 dove recluta aspiranti combattenti. Era ricercato dalla Tunisia, per l'organizzazione degli attentati al Museo del Bardo e all'Hotel Imperial di Sousse.

Ai giudici disse: «Sono diventato un uomo pio e religioso»

Nell'agosto scorso fonti locali avevano dato notizia dell' arresto a Sirte di Moez Ben Abdelkader Fezzani. La notizia si era rivelata poi falsa. Oggi invece l'Intelligence italiana l'ha fermato a Sudan. La storia di Fezzani, conosciuto anche col nome di Abu Nassim, è fatta di quasi dieci anni, tra l'88 e il '97, passati in Italia da uomo libero. Durante un interrogatorio a Milano, davanti al gip Guido Salvini e al pm Elio Ramondini, nel dicembre 2009, dopo la sua consegna all'Italia da parte degli Usa raccontò: "Ho vissuto a Milano, Napoli, Bolzano e Valle d'Aosta. A Napoli ho fatto il bracciante, a Milano ho venduto eroina e hashish prima di diventare un uomo pio e religioso". Abu Nassim, era stato consegnato alla magistratura milanese dopo un accordo tra l'allora premier Silvio Berlusconi e Barack Obama (anche altri due presunti terroristi detenuti a Guantanamo erano stati consegnati all'Italia). Sin dal 2007, infatti, i magistrati di Milano avevano chiesto più volte e senza successo agli Usa di poter eseguire l'ordinanza cautelare emessa a carico di Fezzani che, invece, catturato in Pakistan nel 2003, rimase per quasi 7 anni detenuto nella base militare americana di Bagram, in Afghanistan. E là, stando ai suoi verbali, sarebbe stato anche torturato.

Secondo il capo d'imputazione dell'epoca formulato dai magistrati milanesi, Fezzani, assieme ad altri, avrebbe fatto parte di una "articolazione" in Italia del "Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento" che operava "in diretto collegamento con una rete di analoghi ed affini gruppi" attivi in Germania, Inghilterra, Spagna, Belgio, Francia, Algeria, Pakistan, Afghanistan e Tunisia. E, in particolare, Abu Nassim, tra il '97 e il 2001, dopo aver lasciato Milano, dal Pakistan avrebbe avuto il compito di "organizzare la logistica dei mujaheddin provenienti dall'Italia" che "venivano addestrati all'uso delle armi" e "alle azioni suicide". E non solo. Avrebbe anche organizzato e finanziato "il rientro dei mujaheddin" a Milano.

Nel 2012, dopo più di due anni di carcere in Italia, la Corte d'Assise di Milano l'aveva assolto. Dopo il proscioglimento sono arrivati, però, prima un provvedimento di espulsione e poi la condanna in appello diventata definitiva. Per l'Italia Fezzani era dunque latitante.

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