giovedì 18 agosto 2016
Era in fuga dalla Libia, dove il Califfato è in rotta dopo la battaglia di Sirte (foto) e stava cercando di raggiungere l'Italia. Per ora gli inquirenti milanesi non hanno potuto vedere i documenti trovati dai servizi segreti libici.
Preso Abu Nassim, boss del Daesh nel Maghreb
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Le forze libiche di Zintan, alleate del generale Khalifa Haftar, hanno reso noto di aver catturato il tunisino Moez Ben Abdulgader Ben Ahmed Al Fezzani, conosciuto anche come Abu Nassim, considerato uno dei reclutatori di jihadisti in Italia. Lo riporta il Libya Herald. Già arrestato dagli americani, processato a Milano, assolto, espulso e tornato in Libia, stava scappando da Sirte e cercava di raggiungere la Tunisia, quando sarebbe stato catturato assieme ad altri 20 esponenti dell'Isis.Su di lui svolge accertamenti la Procura di Milano. Al momento, da quanto si è saputo, investigatori e inquirenti milanesi non hanno potuto vedere i documenti che sarebbero stati trovati dai servizi segreti libici. Tuttavia, come è stato spiegato, verifiche sono in corso anche perché Abu Nassim è una figura da tempo conosciuta dai magistrati milanesi. Detenuto per 7 anni nella base militare americana di Bagram in Afghanistan, poi a Guantanamo, e per oltre due anni in Italia, venne assolto nel 2012 a Milano, espulso, e poi condannato in appello a 6 anni quando era già fuori dall'Italia.

Al momento, da quanto si è saputo, investigatori e inquirenti milanesi non hanno potuto vedere i documenti che sarebbero stati trovati dai servizi segreti libici. 

La notizia dell'arresto di Abu Nassim, secondo indiscrezioni collegato al gruppo che gestì il rapimento in Libia di quattro tecnici delle Bonatti conclusosi con l'uccisione di due di loro, viene accolta da Gino Pollicardo come "un sollievo" anche se il tecnico di Monterosso ha spiegato all'Ansa di non aver mai sentito nomi né visto volti dei sequestratori. Ma, sottolinea, "questa notizia conferma che non eravamo in mano a semplici bande di delinquenti. Ora lo Stato italiano, che si è dimenticato di noi e delle vedove dei miei colleghi deceduti, dovrà riconoscerci come vittime di terrorismo con le tutele che finora non ci sono state date"

Arrestato in passato con il nome di battaglia Abu Nassim, il primo a fare il suo nome fu il pentito Tlili Lazar, che lasciò la jihad dopo che in addestramento gli saltò una mano: «Fu come se mi fossi risvegliato e capii che erano stronzate», disse Lazar al giudice Guido Salvini. La cellula salafita milanese aveva in Abu Nassim l'uomo di riferimento. Il tunisino era stato arrestato dopo l'11 settembre 2001 dagli americani e rinchiuso a Bagram, non lontano da Kabul, e infine deportato a Guantanamo. Sorvegliato dai marines, il suo odio si è accresciuto: «Quando ho avuto problemi ai denti - racconterà alle autorità italiane -, invece di curarmeli me li hanno strappati».

Dopo le insistenze della procura di Milano, Nassim venne estradato in Italia con altri due ex prigionieri del carcere statunitense di Cuba, ma nel 2012 una clamorosa sentenza di assoluzione del tribunale di Milano lo rimise in libertà, costringendo il ministero dell'Interno a espellerlo verso la Tunisia. Di lui si sa che è stato in Siria e poi si è spostato in Libia. Sue tracce portano anche a Cremona, dove sarebbe una vecchia conoscenza per i legami con Trabelsi, ex imam tunisino, condannato per terrorismo ed espulso. Lì Nassim fu scoperto a smerciare banconote false e, successivamente, ad arruolare reclute in Pakistandove faceva arrivare attraverso money transfer denaro per i mujaheddin. Recentemente Nassim avrebbe scoperto il proprio lato creativo, sarebbe infatti lui l'autore di alcuni recenti video di propaganda, con il quale il Califfato rivendica gli attacchi a Bruxelles.

Al-Battar Media, la casa di produzione del filmato, è il braccio mediatico della Katiba al-Battar in Libia, il gruppo affiliato all'Isis che avrebbe legami con i responsabili degli attacchi di Parigi e di Bruxelles.

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