martedì 25 luglio 2023
Stefano Montalti, presidente della “Fondazione Maratona Alzheimer”: «Va superato il vecchio modello di assistenza basato sulle Rsa». L’esperienza dei Caffé, il ruolo delle famiglie e del volontariato
Un'anziana ospite di una Casa di Riposo impegnata nella lettura di un libro

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Perdita della memoria, disorientamento e stati di confusione mentale, difficoltà nel parlare e nello scrivere. Sono alcuni dei sintomi della complessa malattia di Alzheimer, una forma di demenza che oggi in Italia interessa circa 1 milione e 200 mila persone, soprattutto “over 70”. Storie lunghe e dolorose che conducono gradualmente a condizioni di disabilità e dipendenza coinvolgendo famiglie e istituzioni impegnate nella cura e nell’assistenza. Il settore attende dal governo l’approvazione, prevista entro il gennaio del 2024, dei decreti attuativi della legge 33 del 2023 sulla non autosufficienza, un provvedimento destinato a cambiare l’intero sistema privilegiando la domiciliarità alla lungo degenza in strutture socio-sanitarie e assistenziali. Il ricovero in una Rsa rappresenta infatti, attualmente, il modo più diffuso e generalizzato di “trattare” gli anziani affetti da demenza.

«Si tratta di un passaggio che deve tenere conto, in modo appropriato, delle diverse specificità dei pazienti, della loro capacità cognitiva e di socializzazione, ed è quindi necessario introdurre modelli variabili, che non escludano nè i servizi sul territorio, da costituire laddove non esistono o da potenziare, nè la possibilità, in alcuni casi, di ricorrere a forme più protette ma integrate con le comunità locali» commenta Stefano Montalti, presidente della Fondazione Maratona Alzheimer, nata a Bologna nel settembre del 2020 su iniziativa di associazioni, enti, aziende e persone, con lo scopo di sostenere le esigenze dei malati e di chi li assiste, in particolare i loro cari. «Non vanno dimenticati, dunque, le Asl, dove si concentrano tutti gli aspetti socio-sanitari, i Comuni a cui compete il coordinamento socio-economico, e le esperienze in atto anche da parte del volontariato sociale» precisa Montalti. Quale futuro aspetta, allora, le oltre settemila Rsa presenti nel nostro Paese, secondo questa visione? «Non dovranno essere, ritengo, un elemento isolato, a sè stante, ma ripensate come un continuum del nuovo sistema, luoghi nei quali accogliere il 70-80% dei soggetti con problemi cognitivi gravi, quelli con l’Alzheimer in fase avanzata, e quindi devono diventare strutture di assistenza specifica con una formazione adeguata del personale».

C’è poi la questione del “diritto alla cura”, che non può essere, anche nel caso di chi soffre di demenza senile, soltanto farmacologica. «È necessario anche stimolare la creatività con terapie occupazionali e attività ricreative, come proponiamo nei nostri 20 “Caffé Alzheimer” istituiti finora in nove regioni d’Italia: si tratta di luoghi dove una quindicina di persone con demenza lieve o moderata si ritrovano una volta alla settimana, per diverse ore, per partecipare attivamente a iniziative artistiche o di danza con l’assistenza di volontari che si occupano anche del trasporto e di un professionista, solitamente uno psicologo, che fa anche da tramite con le famiglie e i servizi socio-sanitari sul territorio». Ma l’esperienza di “Fondazione Maratona Alzheimer” non finisce qui. Oggi anno promuove un Forum sul tema (dove si affrontano anche gli interventi possibili e le prospettive di lavoro in rete) e una gara solidale diventata ormai uno degli appuntamenti più attesi dai podisti. Prossima edizione della corsa, domenica 10 settembre a Cesena, con partenza alle ore 8 da piazza del Popolo. «E quest’anno, durante il Forum, in programma a Cesenatico dal 4 all’11 settembre – ricorda Montalti – presenteremo anche il progetto del primo “Giardino Alzheimer” che sorgerà dentro un parco pubblico a Cesena, un presidio terapeutico, con panchine dedicate, piante ed essenze profumate e un cammino sicuro».

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