
C’è Grazia, che da sola si prende cura dei suoi tre figli, tutti disabili: due sono autistici e un altro è costretto a letto per un’altra patologia grave. C’è poi Anna, a cui sono stati offerti circa 600 euro a fronte dei 1.200 che le spetterebbero. In preda alla frustrazione, ha pubblicato un video su TikTok che ha avuto una vasta eco mediatica. Il filmato ritrae la difficile vita del suo bambino, Liberato, affetto da encefalopatia e anche lui allettato. Lo ha fatto, dice lei, per «far capire alle istituzioni cosa significa assistere un figlio 24 ore su 24, per garantirgli la sopravvivenza senza aiuti e senza assegni di cura».
Sia Grazia che Anna rientrano nei nuclei familiari che, con un Isee al di sotto dei 20mila euro, quei 1.200 euro dovrebbero riceverli mensilmente, per far fronte alle cure dei propri figli. Ma la realtà è diversa in Campania, in particolare in alcune zone del Napoletano, dove gli assegni di cura per le famiglie dei disabili gravissimi sono stati decurtati, dimezzati, arrivano in ritardo o – è il caso di Grazia e di altri 70 genitori dell’area a Nord di Napoli – sono stati addirittura negati per problemi di budget. Mercoledì scorso, famiglie e associazioni che si occupano di disabilità hanno per l’ennesima volta manifestato davanti alla sede del Consiglio regionale.
Tra loro c’era Marco Basile, presidente di Specialmente Noi onlus e padre di un bambino con una forma grave di autismo. Mentre parla al telefono con Avvenire, deve prestare contemporaneamente attenzione a suo figlio, che va seguito costantemente. «Ciò che sta accadendo oggi in Campania – osserva Basile – è il punto di arrivo di un processo cominciato nel 2018, con l’istituzione dell’assegno di cura per le famiglie dei disabili gravissimi, volto a garantire la presenza del disabile nella propria famiglia piuttosto che in strutture residenziali. L’importo, inizialmente di 1.500 euro, è stato poi ridotto a 1.200. Ora siamo arrivati, in alcuni Ambiti territoriali della Regione, a decurtare l’assegno o a dimezzarlo, pur di garantirlo a tutti.
Nell’Ambito di Giugliano, terzo Comune campano, nell’area a Nord di Napoli, si è deciso di fare una graduatoria, pur di lasciarlo intatto per chi lo riceve. Col risultato che Grazia e altre 70 famiglie non lo riceveranno proprio, tagliate fuori in alcuni casi per 100 euro di differenza sull’Isee. Per non parlare dei ritardi nell’arrivo dei soldi – che in alcuni casi arrivano dopo mesi −, necessari ai genitori per far fronte a tutte le spese che comporta assistere un figlio con gravissime forme di disabilità».
Famiglie i cui membri spesso devono rinunciare a un lavoro, per potersi dedicare completamente alla cura dei propri cari. Nei giorni scorsi, la consigliera regionale indipendente, Maria Muscarà, ha presentato un’interrogazione in Consiglio regionale al governatore campano, Vincenzo De Luca, proprio sul caso degli assegni di cura alle famiglie dei disabili gravissimi. «Questa vicenda va avanti da anni – dice Muscarà −. Il governo fornisce un budget alla Regione, che a sua volta ne fornisce uno ai vari Ambiti territoriali. Sia la Regione che gli Ambiti, però, si lamentano dei fondi troppo scarsi a loro disposizione.
A questo punto è chiaro che, senza una rendicontazione puntuale che tenga conto di tutti i disabili presenti in Campania, è impossibile stabilire qual è l’effettivo fabbisogno in regione. Solo un monitoraggio costante consentirebbe al governo regionale di chiedere i fondi effettivamente necessari o quanto meno di rivendicarli, qualora l’esecutivo nazionale non volesse stanziarli, smettendola con questo scaricabarile generale di cui sono vittime i genitori». Sempre nei giorni scorsi, l’assessore alle Politiche sociali della Regione Campania, Lucia Fortini, ha incontrato le famiglie e le associazioni dei disabili e ha assicurato loro che si occuperà del loro caso. Per il momento, centinaia di famiglie annaspano e chiedono semplicemente che siano garantiti quelli che chiamano «i nostri diritti».