Non solo Zalone, non solo la Galizia: tutti i Cammini (italiani) di Santiago

Il film appena uscito con il comico, già record di incassi, riporta all’attenzione del grande pubblico il percorso galiziano e il suo significato per migliaia di pellegrini. Ma ci sono tanti modi per mettersi sulle orme di san Giacomo: 85 in Europa, 5 in Italia. Li abbiamo scoperti così
December 26, 2025
il monastero di San Pietro di Sorres a Borutta / ETTORE CAVALLI - REGIONE SARDEGNA
Il monastero di San Pietro di Sorres a Borutta / ETTORE CAVALLI - REGIONE SARDEGNA
«E se partissi anch’io?». A volte basta un film o un libro a fare scattare la molla. È assai probabile che il ritorno cinematografico di Checco Zalone, sulle strade del Buen Camino per Santiago de Compostela (al cinema da Natale), scherzando scherzando, metterà migliaia di italiani davanti a quella domanda e a spingerli a compiere il primo passo in un percorso che, a detta di chi lo ha fatto, «ti cambia la vita». A Santiago de Compostela, nella Galizia, in Spagna, si va dall’anno 813, quando si scoprì la tomba dell’apostolo Giacomo. Da allora ha accolto generazioni di pellegrini da ogni angolo d’Europa e poi del mondo, attraverso una rete di vie che lì convergono e approdano. Fra «polvere, fango, sole e pioggia». Il parroco di Hormilleja, Eugenio Garibay Baños, con una scritta su un muro, lungo il Cammino Francese, pone a chi passa da lì due interrogativi di senso, semplici e sfidanti: «Pellegrino, chi ti chiama? Quale forza segreta ti attrae?». Il Cammino di Santiago è un fenomeno ormai globale: dai 1.245 pellegrini del 1985 si è arrivati a sfiorare il mezzo milione di arrivi annui. La previsione per il 2025 è che si superino le 500mila presenze. Oltre 120mila gli italiani negli ultimi cinque anni, terza nazionalità in cammino, dopo spagnoli e, pensate un po’, statunitensi. Ad accendere la scintilla nel popolo d’Oltreoceano, fu, nel 2010, proprio un film, di tutt’altro tono rispetto a quello di Zalone, The Way, di Emilio Estevez con Martin Sheen, portatore di un potente messaggio: «La vita non si sceglie, si vive». Tanti libri e guide, documentari e diari hanno raccontato questo cammino di fede, aprendo la strada a nuove motivazioni, anche più laiche, sul senso del mettersi in marcia e andare alla scoperta di sé. I cammini sono diventati non più una stranezza o al contrario una moda, ma uno stile di viaggio autentico.
Così, se Checco Zalone con la sua ironica irriverenza, porta sul grande schermo i sentieri del Cammino Francese per raccontare di un complicato rapporto padre-figlia, da qualche settimana è in libreria per Terre di Mezzo un significativo volume sui Cammini di Santiago, che può considerarsi l’atlante completo con tutti gli itinerari (collana Percorsi, pagine 264, euro 24,90), scritto a quattro mani da Miriam Giovanzana (giornalista, fra i fondatori della casa editrice, il Cammino di Santiago lo ha percorso per la prima volta nel 1999, pubblicando una guida che da 25 anni accompagna i camminatori italiani) e Sara Zanni (archeologa e guida ambientale, fra i massimi esperti di cammini giacobei e italiani, consigliere per il settore del ministro del Turismo). Cammini, al plurale. Perché la meta è una, Santiago, ma le vie per arrivare sono tante, e non è detto che per incontrare san Giacomo bisogna giungere in Galizia. Il Cammino Francese è la via storicamente più battuta, il cammino per eccellenza, a cui si ricongiungono tutti gli altri percorsi: dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia all’Italia, fino alle vie meno conosciute che attraversano ogni altra parte d’Europa (persino a Malta e alle isole Canarie). La guida fotografa 85 cammini, per 25mila chilometri, in 16 Paesi, mille tappe, 225 immagini. In questo viaggio, l’Italia, cuore della cristianità, non può mancare. Anche l’Italia, infatti, ha i suoi cammini di Santiago, che raccontano una geografia intima, spesso sorprendente, di un legame profondo con l’apostolo Giacomo. Lo testimoniano le tante chiese, ovunque, che gli sono state dedicate e gli itinerari che ancora oggi ospitano chi, anche solo idealmente vuole raggiungere la sua tomba. Percorriamoli allora questi cammini giacobei italiani come “altra meta” di un itinerario ben più grande e lontano.
Il Santuario di san Giacomo a Capizzi, in Sicilia / FRANCESCO MORO
Il Santuario di san Giacomo a Capizzi, in Sicilia / FRANCESCO MORO
ominciamo dalla Via Postumia: si parte dall’Adriatico, da Aquileia, e attraversa il Nord fino a Genova, sul Tirreno. Un percorso antico, recuperato solo nel 2018, che si snoda per 940 km in 41 tappe, fra la pianura Padana, città storiche e “ideali” come Palmanova e Sabbioneta. I tragitti più impegnativi sono sui Colli Berici e quelli appenninici. È tutta sul mare, invece, la Via della Costa Ligure (320 km in 12 tappe): qui San Giacomo arriva dal Mediterraneo, come i naviganti. Riscoperto solo di recente, questo itinerario di salite e discese, con scogliere a picco sul mare, attraversa la meraviglia delle Cinque Terre e borghi indimenticabili come Taggia, Cervo, Finalborgo, Celle Ligure, Moneglia e altri: una lunghissima creuza che, una scala dopo l’altra, porta dal Levante al Ponente ligure. Anche in Toscana c’è un percorso giacobeo molto sentito: il Cammino di San Jacopo (170 km in sei tappe). Con un centro ben preciso: Pistoia, che qualcuno chiama la “Piccola Santiago”. Qui - come scrivono Giovanzana e Zanni fra le schede del dettagliato volume - «la devozione per l’Apostolo in città era molto forte già nel IX secolo, quando i pistoiesi gli chiesero la protezione da un attacco dei saraceni». Nel Duomo, viene custodita una reliquia oggetto di grande devozione che arriva proprio da Santiago. Il cammino parte da Firenze, e dopo avere attraversato, oltre a Pistoia, anche Prato, Pescia, Lucca (da non perdere il magnifico Volto Santo) e Pisa (qui si segnala una splendida basilica romanica nella frazione di San Piero a Grado), arriva a Livorno.
Dalla Penisola alle isole. C’è un Cammino di San Giacomo in Sicilia. Sulle orme dell’Apostolo, si attraversa una terra che è stata greca, romana, araba, normanna, bizantina, spagnola... In sei giorni si può percorrere una via di 130 i km nella “Sicilia di mezzo”, che unisce le due città in cui è forte la devozione per san Giacomo: Caltagirone, città della ceramica (e di don Luigi Sturzo) e Capizzi, nel Parco dei Nebrodi. Fra le tappe, Nicosia e Piazza Armerina, con la cattedrale, il castello aragonese e i mosaici Unesco della Villa romana del Casale. E c’è un cammino di Santiago anche nell’altra isola, la Sardegna. Santu Jacu, si chiama, in sardo. Un itinerario gigantesco di 1.600 chilometri in 61 tappe, in tutte le sue possibili varianti (il pezzo più battuto è quello fra Cagliari e Porto Torres, 450 chilometri) che, mettendo in rete i luoghi della devozione a san Giacomo, percorre la regione da Nord a Sud, da Est a Ovest, inserendosi sulla direttrice che unisce idealmente la meta della Galizia alla Terra Santa. Un itinerario che tocca, fra gli altri, i comuni di Mandas, Ittireddu, Borutta e Orosei, e fa parte dei percorsi di “Noi camminiamo in Sardegna”, la manifestazione promossa dall’Assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio per valorizzare un turismo lento da vivere tutto l’anno. Qui san Giacomo è un cavaliere, protettore dai temporali insieme a santa Barbara (nella tradizione sarda i tuoni partono dagli zoccoli del suo cavallo bianco). È un san Giacomo potente, quasi pagano, arrivato con gli spagnoli e radicato a fondo, fra chiese, confraternite e culto popolare.
Con Sara Zanni percorriamo un pezzo del Cammino di Santu Jacu, mentre ci addentriamo fra le necropoli (patrimonio Unesco) di Sant’Andrea Priu, con le sue Domus de Janas (le case delle fate) nell’area di Bonorva. «Questi cammini ci dicono che non si deve per forza andare a Santiago. Si può essere pellegrini a partire da casa tua», dice Zanni. Perché c’è una meta, «ma prima di tutto c’è una partenza». La sua prima partenza è stata nel 2006, a 22 anni, con la madre, che aveva deciso di percorrere il Cammino di Santiago per un voto. «“Ma sei matta?”, fu la mia prima risposta. Poi partimmo. Senza attrezzatura e preparazione, sbagliando tutto. Eppure, arrivammo alla meta. E quel cammino mi ha cambiata per sempre, sì». Da allora Sara non si è più fermata. Il percorso di studi, la vita, tutto è diventato un cammino. Nel 2014 è partita con uno zaino da casa sua a Milano e ha raggiunto Santiago e Finisterre a piedi. Con più di 10mila chilometri percorsi in Europa e Medio Oriente, camminare è «casa». «Ultreia et Suseia», è il saluto fra i pellegrini che si incrociano sul Cammino di Santiago: sempre più avanti, sempre più in alto. Un saluto che vale in tutto questo grande percorso “diffuso”. Da affrontare, ovunque. Da cominciare oggi. Anche in Italia. Perché hai visto un film. Perché hai aperto un libro. O per altre mille ragioni. Rispondendo con i piedi a quella chiamata del cuore: «E se partissi anch’io?».

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