I centri antiviolenza, le reti familiari: ma cosa ci manca per fermare i femminicidi?
Nel nostro Paese il numero di donne uccise diminuisce troppo poco, anche se è più basso rispetto ad altre nazioni. Serve uno sforzo di educazione sugli uomini

Ogni volta che la cronaca ci racconta di un femminicidio, siamo presi dallo sgomento. Partire dallo sdegno è utile per costruire una reazione comune e contraria. Tuttavia, per comprendere la strada giusta per combattere questa piaga sociale è importante anche definirne con precisione alcune caratteristiche: in Italia e nel mondo. Cominciamo da due dati positivi. Le donne in Italia muoiono per omicidio volontario meno che negli altri paesi sviluppati, come mostrano i dati delle polizie di tutto il mondo, raccolti dello United Nations Office on Drugs and Crime, relativi agli anni tra il 2005 e il 2024. Il nostro Paese resta sempre agli ultimi posti per omicidi con vittima una donna. In Italia nel 2020-24 ci sono stati annualmente 4 omicidi ogni milione di donne residenti, in Francia 7, in Germania 8, in Finlandia 9, negli USA e nei paesi dell’ex-URSS addirittura 30, sei volte di più rispetto all’Italia! In secondo luogo, in Italia gli omicidi di donne straniere sono in calo, anche se le straniere continuano ad essere più a rischio delle italiane: da 20 omicidi annualmente per milione di donne straniere nel 2007-09 a 9 nel 2019-22: è stata proprio questa forte diminuzione a determinare la lieve diminuzione degli omicidi di donne osservata in Italia nell’ultimo ventennio, perché il rischio di essere uccise per le donne italiane non è cambiato.
Questo notevole miglioramento per le donne straniere va di pari passo con l’incremento della presenza straniera in Italia: ormai gran parte degli stranieri sono stabilizzati, e molti loro comportamenti sono diventati simili a quelli degli italiani. Tuttavia, anche oggi il rischio di essere uccisa per una donna straniera è doppio rispetto a quanto accade alle donne italiane: uno dei motivi è la provenienza, per molte di loro, da paesi dove gli omicidi di donne – sia in famiglia che fuori casa – sono più frequenti che in Italia. Per questo motivo, alle donne straniere andrebbe garantito un supplemento di attenzione, per uscire da spirali di violenza che possono finire in catastrofe. Gli omicidi di donne in Italia sono meno rispetto a molti altri paesi per almeno quattro motivi. Il primo è la limitata diffusione delle armi da fuoco: lo spaventoso dato degli USA è legato proprio alla sconcertante facilità di procurarsi una pistola. Aumentano la sicurezza, invece, la fitta rete di Centri Antiviolenza, a cui le donne che vivono in Italia possono rivolgersi – in tutta riservatezza – per trovare aiuto e sostegno. Per consolidare il primato dell’Italia nel basso numero di femminicidi e ridurne la diffusione, la rete dei Centri Antiviolenza andrebbe ulteriormente rafforzata, stabilizzata e resa sempre più capillare. Il terzo aspetto che caratterizza l’Italia (come la Spagna, anch’essa con pochi omicidi di donne) è una accentuata prossimità fra i parenti: le cronache mostrano che spesso il percorso di violenza che porta al femminicidio si realizza in situazioni di isolamento sociale, e la prossimità con i genitori, i fratelli e altri parenti crea importanti reti di protezione. Il quarto aspetto che differenzia l’Italia da paesi come la Germania e la Finlandia è la limitata diffusione delle ubriacature del sabato sera, che inducono uno stato di alterazione che può degenerare nella violenza incontrollata. C’è però anche un dato preoccupante. Le donne uccise da partner o ex-partner sono diminuite solo lievemente, passando da 2,4 per milione nel decennio 2005-14 a 2,3 del 2015-19 a 2,1 del 2020-24. Come già accennato, questa diminuzione è legata soprattutto al drastico calo degli omicidi di donne straniere, mentre i femminicidi di donne italiane sono rimasti pressoché costanti. Nel 2020-24, solo nel 16% dei casi gli omicidi di donne sono avvenuti al di fuori del contesto familiare, per il 29% dei casi l’omicida è stato un altro parente, quasi sempre un uomo (padre, fratello, zio…), e nel 55% dei casi l’autore del reato è stato il partner o l’ex-partner.
Quindi, abbiamo poco da rallegrarci del “primato” italiano: i femminicidi, in particolare fra le coppie di italiani, da vent’anni non diminuiscono. E i motivi della furia omicida maschile – a leggere le cronache, le sentenze e gli studi sociologici – sono sempre gli stessi: gelosia malata, ansia di controllo, incapacità di accettare la fine di una relazione. È giusto quindi sostenere tutto ciò che permette agli omicidi di donne in Italia di essere a un livello sempre più basso: Centri Antiviolenza, prudenza nella diffusione delle armi da fuoco, interventi mirati dei Servizi Sociali e delle Forze dell’Ordine, interventi educativi verso le donne – fin da giovanissime – per aiutarle a cogliere i segnali di rischio... Tuttavia, i femminicidi potranno diminuire in modo sostanziale solo se, fin da giovani, gli uomini saranno educati ad accettare che la donna non è un loro “possesso”, ma una persona le cui scelte vanno in ogni caso rispettate.
Gianpiero Dalla Zuanna è Professore di Demografia a Padova e Accademico dei Lincei
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