La violenza di genere, per Valentina Pitzalis, si combatte con l'educazione

La 42enne, sopravvissuta a un tentato femminicidio nel 2011, parla agli studenti: «Nessuno a scuola mi ha messa in guardia. Comincerei a discuterne dalle elementari»
November 24, 2025
Valentina Pitzalis sul palco del Teatro Arcimboldi di Milano
Valentina Pitzalis sul palco del Teatro Arcimboldi di Milano
Valentina Pitzalis ammette che, per anni, ha conosciuto solo i segni della violenza fisica: «Nessuno a scuola mi ha mai messo in guardia da tutte le altre forme di violenza, come quella psicologica e quella economica», confessa di fronte a oltre 2.300 studenti riuniti al teatro Arcimboldi di Milano. Se l’avessero aiutata prima, forse, non sarebbe dovuta sfuggire al rogo con cui il suo ex marito tentò di ucciderla il 17 aprile 2011: «Forse ne sarei uscita». Sopravvissuta al tentato femminicidio, però, ora Pitzalis dedica gran parte della sua vita alla testimonianza delle violenze subite a ragazzi e ragazze. «Le mie cicatrici sono la mia voce e la mia forza – racconta –. Ogni volta che racconto la mia storia a dei ragazzi, sento che sto parlando a chi può cambiare davvero il mondo». A guidarla, è la convinzione che la violenza di genere si possa eliminare solo attraverso l’educazione alla sessualità e all’affettività: «Solo educando i giovani – spiega ad Avvenire – possiamo aiutarli a raggiungere la consapevolezza di cosa sia un atteggiamento violento. Secondo me, si dovrebbe cominciare dalle elementari».
Valentina Pitzalis sul palco del teatro Arcimboldi di Milano
Valentina Pitzalis sul palco del teatro Arcimboldi di Milano
Di studenti, negli ultimi 14 anni, Pitzalis ne ha incontrati «centinaia di migliaia in tutta Italia». Gli ultimi, venerdì scorso, l’hanno ascoltata a Milano nell’ambito di un evento del programma “Mai Più”, progettato da Otb Foundation e Fare X Bene Ets. Alla folla di adolescenti, silenziosa per oltre un’ora, Pitzalis ha mostrato le ustioni del suo corpo mentre parlava, soprattutto, di violenza psicologica: «La mia non è una testimonianza, ma un monito – confessa –. Io non ho saputo riconoscerne i segnali e ho confuso la violenza psicologica, il possesso e il controllo per gelosia. La violenza fisica è la più facile da vedere; le altre forme sono subdole ma molto pericolose». La storia di Pitzalis è intrecciata dagli abusi psicologici, che lei racconta agli studenti come un domino da cui è rimasta schiacciata: «Mi ha chiesto di non indossare i tacchi», «mi ha intimata di cambiare numero di cellulare», «mi ha imposto di trascorrere ogni minuto della giornata con lui». Solo dopo anni di violenze psicologiche, il suo ex marito (morto nel rogo appiccato durante il tentato femminicidio) iniziò con i maltrattamenti fisici.
Pitzalis agli studenti confessa di non aver «mai riconosciuto i campanelli d’allarme». E, come lei, fatica la maggior parte delle vittime: secondo le tavole Istat riferite al trimestre gennaio-marzo 2025, il 75% delle donne abusate non presenta denuncia principalmente per paura delle reazioni dell’autore. Tra le querele, invece, le violenze fisiche (39,8%) prevalgono di poco su quelle psicologiche (33,8%). Nello stesso periodo, Istat rileva 806 segnalazioni di violenza economica, dalla quale Pitzalis mette in guardia gli studenti: «Poco dopo il matrimonio – ammette –, sono diventata di sua proprietà e, a quel punto, lui ha iniziato a minare tutte le mie certezze. Mi sono annullata, ho accondisceso a tutto e le cose hanno cominciato a peggiorare. Negli ultimi anni, purtroppo, ho visto ripetersi questa storia di continuo sui corpi di altre donne».
Da anni Pitzalis collabora con il progetto “Mai Più” che, con i suoi corsi, ha già raggiunto 90mila studenti in tutta Italia. «Parlare di rispetto, empatia e libertà significa costruire un futuro in cui la violenza non abbia più spazio, e questo può accadere solo se si parte dai più giovani», commenta Arianna Alessi, vicepresidente di Otb Foundation. L’approccio dell’organizzazione non profit mira, prima di tutto, all’emancipazione economica delle donne coinvolte. «Troppe donne restano prigioniere di relazioni violente perché non possono permettersi di scegliere – continua Alessi –. La violenza di genere non è una piaga lontana: è nelle case, nelle relazioni, nei linguaggi quotidiani». Per questo, con l’aiuto di Fare X Bene Ets, “Mai Più” ha introdotto corsi di educazione sessuale e affettiva in migliaia di classi italiane. «Stiamo portando questa rivoluzione dentro le scuole – commenta Giusy Laganà, direttrice dell’ente – dove si impara la libertà e il coraggio di dire no». I principi su cui costruire un’educazione non violenta, secondo Laganà, sono semplici: «Se un uomo dice “mi fai felice se non esci con le amiche”, è controllo. Se una donna dice “no”, è “no”. È importante aiutare ragazzi e ragazze a distinguere la violenza dall’amore». Uno scopo a cui Valentina Pitzalis appende le proprie speranze: «Se anche un solo studente torna a casa dai nostri incontri con un dubbio – conclude –, allora tutto questo ha senso».
Da sinistra: Arianna Alessi, vicepresidente Otb Foundation; Valentina Pitzalis; Giusy Laganà, direttrice Fare X Bene Ets
Da sinistra: Arianna Alessi, vicepresidente Otb Foundation; Valentina Pitzalis; Giusy Laganà, direttrice Fare X Bene Ets
Alla violenza sulle donne è dedicata il numero di questa settimana di Sofia, la newsletter di Avvenire per tutta la famiglia. Leggila qui.  

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