Allarme ambiente, cresce il consumo di suolo in Italia
Pileri (Politecnico di Milano): oggi la grande sfida è fermare la cementificazione e iniziare a depavimentare

C’è un legame imprescindibile tra la popolazione urbana e la qualità del suolo sottostante. Oltre all’asfalto, agli edifici e alle strade nelle città si trova un terreno che, se permeabile e vegetato, aiuta ad assorbire l’acqua piovana, regolare la temperatura, immagazzinare carbonio e migliorare la qualità dell’aria. Ma quando viene sigillato con il cemento, perde queste funzioni, rendendo le città più vulnerabili alle inondazioni, al surriscaldamento e all’inquinamento. È questo il tema scelto per l’edizione 2025 della Giornata mondiale del suolo che si celebra oggi in tutto il mondo: “Suoli sani per città sane” (Healthy Soils for Healthy Cities, ndr).
La Giornata è un invito a ripensare agli spazi urbani dalle fondamenta, per costruire città più verdi, più resilienti e più sane. Secondo l’ultimo rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” nel 2024 sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi 84 chilometri quadrati, con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. Con oltre 78 km quadrati di consumo di suolo netto si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio. A fronte di poco più di 5 km quadrati restituiti alla natura, il quadro resta sbilanciato: ogni ora si perde una porzione di suolo pari a circa 10mila metri quadrati, come se dal mosaico del territorio venisse staccato un tassello dopo l’altro.
Per quanto riguarda il consumo di suolo la provincia di Monza e Brianza si conferma al primo posto per percentuale di suolo artificiale, con quasi il 41% del territorio provinciale consumato e con un aumento di 47 ettari negli ultimi dodici mesi. Le province che hanno mostrato il maggiore consumo di suolo annuale sono Viterbo (424 ettari), Sassari (245 ettari) e Lecce (239 ettari). Dal 2006 al 2024 nel 98% (7.739 su 7.896) dei comuni italiani si è registrato un aumento del suolo consumato. I valori più alti di nuovo consumo di suolo interessano i comuni di Tarquinia (in provincia di Viterbo, con più di 150 ettari), Uta (nella città metropolitana di Cagliari, 148 ettari) e Montalto di Castro (sempre in provincia di Viterbo, 140 ettari). Se si esclude il contributo dei nuovi impianti fotovoltaici a terra, in netta crescita nel 2024 con più di 1.700 ettari rilevati, i comuni con la maggiore crescita annuale di aree artificiali sono Ravenna (84 ettari), Venezia (62 ettari), Sassari (60 ettari) e Roma (57 ettari, che comunque rallenta rispetto ai 71 ettari di consumo di suolo registrati nel 2023). La relazione tra il consumo di suolo e le dinamiche della popolazione conferma che il legame tra la demografia e i processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione non è diretto e si assiste a una crescita delle superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione, in molti casi di decrescita, della popolazione residente.
C’è poi un altro aspetto importante, oltre al consumo, ovvero la qualità e il benessere dei nostri suoli. «Intanto noi non sappiamo se i suoli delle nostre città sono sani – precisa Paolo Pileri professore ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano - La stima in questo momento è che il 60/70% dei suoli in Europa non è sano e soffre di varie patologie: alcuni sono inquinati, altri soffrono di deficit di sostanza organica». Per fortuna però, aggiunge lo studioso di suolo, «è stata approvata la Direttiva europea sul monitoraggio e resilienza del suolo il 23 ottobre scorso, ora il governo italiano avrà tre anni di tempo per decidere di tramutarla in legge». La Direttiva consente di iniziare a costruire un quadro comune per il monitoraggio della salute del suolo in Europa con l’obiettivo di migliorare la resilienza del suolo attraverso la sua gestione sostenibile, il contrasto al consumo e la gestione dei siti contaminati.
Ad oggi, sostiene Pileri, non conosciamo la qualità dei suoli delle nostre città. Nessuno lo ha chiesto ai Comuni. «Parliamo di aria, di acqua di smog e inquinamento ma mai di suolo: il suolo è l’ecosistema invisibile e non sappiamo nulla di questo ecosistema nascosto». Ma se parliamo di suolo e di qualità del suolo è un problema di consumo o di inquinamento? «Entrambi i problemi: la direttiva monitoraggio distingue esattamente il problema consumo che vuol dire artificializzazione di tutti i suoli liberi dal degrado che vuol dire inquinamento, salinizzazione, erosione o perdita di sostanza organica. Oggi la grande sfida è fermare il consumo di suolo e iniziare a depavimentare».
Ma suolo significa anche e soprattutto cibo. E in occasione della Giornata mondiale, Coldiretti lancia l’allarme: l’erosione dei terreni fertili a causa di cementificazione e degrado fa sparire ogni anno cibo per 1,2 miliardi di euro, mettendo a rischio la sovranità alimentare del Paese in un momento delicato a causa delle tensioni internazionali.
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