La mamma di Neanderthal
di Sofia
C’è la storia spezzata di una famiglia, dietro a quella di ogni femminicidio e di ogni violenza compiuta su una donna. Anzi di due famiglie. Anzi, di sei milioni. Questo numero della newsletter “Sofia” è dedicato al 25 novembre, ma soprattutto a quel che c'è da fare in casa tutti i giorni dell'anno

Numero #4| 23.11.2025
Alba Chiara è stata uccisa dal suo fidanzato Mattia a Tenno, in Trentino. Aveva 22 anni. Era figlia di Massimo e Loredana, sorella di Aurora, nipote di Giuseppe, Bruna, Rinaldo e Rita, sarebbe stata zia del piccolo Oliver. Lui, Mattia, che si è ucciso dopo averle tolto la vita, era figlio di Lucio e Claudia, fratello di Michele, anche lui nipote, forse zio. Tanto basta a farti riflettere, alla vigilia della Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre, su quanto un femminicidio sia drammaticamente un fatto di famiglia: non solo perché a uccidere è, nella stragrande maggioranza dei casi, uno di famiglia (fidanzato o marito o ex poco importa). Ma perché due famiglie da un simile orrore sono segnate per sempre, di generazione in generazione.
Abbiamo fatto un calcolo a spanne partendo dai numeri ufficiali del ministero dell'Interno che può darti un’idea di quel che stiamo dicendo: negli ultimi sei anni in Italia sono state uccise per mania di possesso, per ossessione, per un rifiuto, 664 donne (il dato del 2025 è ancora provvisorio). Considerando una composizione media di 10 persone per ogni nucleo familiare stretto – ma spesso ci sono anche figli, e figli molto piccoli da contare – e che in ogni femminicidio sono coinvolte come dicevamo sia la famiglia della vittima sia quella dell’assassino (che spesso si uccide o in alternativa finisce in carcere), stiamo parlando di qualcosa come 12mila italiani che hanno dovuto fare i conti con questa forma di violenza in casa propria. E quindi affrontarla, attraversarla, portarla con sé, farsene una ragione.
Se allarghiamo lo sguardo, la questione diventa ancora più rilevante: considerando la cifra media complessiva di 50mila donne che ogni anno, sempre negli ultimi sei, sono state vittime sistematiche di maltrattamenti, abusi e violenze sessuali da parte di un uomo che diceva di amarle, i familiari coinvolti (anche in questo caso sia dalla parte della vittima sia da quella del carnefice) raggiungono più o meno la cifra di 6 milioni di persone. Insomma, l'hai capito: il 25 novembre non è una data che interpella astrattamente solo l'universo femminile, tanto meno un orticello simbolico in cui relegare e far crescere dibattiti ideologici strumentali, che con la realtà delle cose hanno sempre ben poco a che fare. La violenza sulle donne entra nelle nostre case o in quelle dei nostri amici, dei vicini, dei compagni di classe dei nostri figli e nipoti. Ci riguarda.
La morte di Alba Chiara risale al 2017: in Italia, all’epoca, di femminicidi si parlava molto meno. Pensa anzi che, nel piccolo paese dove avvennero i fatti, la gente inizialmente parlò di una “tragedia”, di una “disgrazia”. Papà Massimo e mamma Loredana sono andati contro tutto e tutti perché fosse detta la verità, convinti che il primo modo di rendere onore alla vita e alla memoria della figlia fosse chiamare ciò che gliel'aveva portata via col suo nome. Perché tutte le altre potessero conoscerlo, e perché non si ripetesse. Alla fine ce l’hanno fatta: a Tenno è stata sistemata una stele dedicata ad Alba Chiara, «vittima di femminicidio». La stele è stata vandalizzata, ma è stata ricostruita. Del loro impegno, che va ben oltre la stele, abbiamo parlato su Avvenire tempo fa. A loro, alle madri e ai padri e ai nonni, ai figli, ai fratelli vittime collaterali della violenza sulle donne, il più delle volte invisibili, è dedicato questo numero di Sofia (se non ti sei ancora iscritto, fallo adesso in due passaggi: prima registrati qui, poi entra nel sito di Avvenire cercando la sezione Newsletter, infine clicca su “Sofia”. Se invece vuoi leggere gli altri numeri, clicca qui).
Adesso cominciamo.

La mamma di Neanderthal
Quella che vedi qui sopra è la copertina di un libro un po' speciale. Si intitola La mamma di Neanderthal ed è il risultato dello sforzo che una nostra vecchia conoscenza dell'Università di Firenze, la pedagogista Irene Biemmi, sta portando avanti da diversi anni: quello di scardinare i pregiudizi di genere nei libri di testo scolastici, che purtroppo ne sono ancora pieni.
Sgomberiamo subito il campo da uno dei dibattiti ideologici di cui parlavamo poco fa: cambiare il modo in cui si parla di maschi e di femmine nei sussidiari, come in casa e ad ogni livello del dibattito pubblico, non è l'astuto tentativo di appiattire tutto, cancellando le differenze tra sessi e cercando silenziosamente di instillare le cosiddette “teorie gender” nei più piccoli. Con questa scusa, con la paura (vera o fomentata) del tentativo in atto di “avvelenare” le giovani generazioni, si è contribuito nel corso degli ultimi anni a non accogliere le possibilità di un ragionamento costruttivo sull'educazione alle relazioni e all'affettivita, che non a caso è tornata a dividere insensatamente la politica. Anche perché lo stesso pregiudizio ideologico vale al contrario, sul fronte di quelli che invece credono che siano le differenze a creare problemi, ergo meglio cancellarle del tutto.
La mamma di Neanderthal è una donna che fa moltissime cose: corre veloce, caccia, si procura cibo e materie prime per la sussistenza dei suoi, conosce le erbe e sa come usarle per curare le malattie, è un'esploratrice, cucina, insegna ai bambini a conoscere i segreti della natura. Fa tutto col suo stile: più attenta, più riflessiva. Ma fa tutto, proprio come fa tutto il papà. Solo che nessuno ha mai parlato di lei: c'è sempre stato l'uomo, di Neanderthal.
L'attenzione alla sua, di avventurosa storia, lo sguardo sul femminile e il riconoscimento del ruolo non subordinato delle donne nelle vicende del mondo come in quelle della quotidianità è un primo, semplicissimo modo per insegnare ai bambini la parità fra i generi e il rispetto che meritano entrambi, nelle loro straordinarie diversità. Che c'entra, dirai tu, con la violenza e con la famiglia? C'entra perché se è vero che la violenza è affare di famiglia, anche l'educazione grazie a cui la violenza può essere prevenuta lo è. È affar nostro, tuo, mio.
Ci soffermiamo abbastanza su questo? Tu, io, che siamo così attenti a quello che mangiano i nostri figli o i nostri nipoti, a come si vestono, a quanto tempo trascorrono aul telefonino, che siamo così preoccupati di una possibile ora di educazione all'affettivita e alla sessualità a scuola per il terrore che gli venga detto qualcosa che non ci piace (e ci sta!), come parliamo ai nostri figli di maschi e di femmine? E di relazioni fra maschi e femmine? Soprattutto, come sono, queste relazioni, in casa nostra? Cosa vedono succedere?
La risposta e la riflessione le lasciamo a te.
Noi, approfittando proprio di Irene Biemmi, le abbiamo chiesto di dirci quali sono 3 piccoli gesti quotidiani che i genitori dovrebbero compiere per educare alla parità di genere i propri figli. Ecco cosa ci ha risposto.
«Primo: mostrare una divisione dei compiti più equa, parlare con rispetto delle differenze, valorizzare le opinioni di tutti aiuta a far capire che la parità non è un discorso astratto ma un modo di vivere. Ogni scelta concreta, anche piccola, diventa un messaggio potente».
«Le parole contano: evitare frasi come “sei una femminuccia” o “i maschi non piangono”. È utile invece usare un linguaggio che valorizzi la persona – “sei stato gentile”, oppure “hai avuto coraggio” – e che mostri che tutti e tutte possono esprimere emozioni, provare rabbia o paura, chiedere aiuto, essere forti o fragili (sia maschi che femmine!)».
«Far capire che non esistono “cose da maschi” o “cose da femmine” ma che ci sono interessi, passioni, talenti: bambini e bambine possono, a seconda del loro gusto e della loro inclinazione individuale, giocare con le costruzioni, cucinare, fare sport, dipingere o tutte queste cose insieme».
🧰 La cassetta degli attrezzi
A metà tra la bussola e l'archivio
La violenza contro le donne è un fatto di famiglia. Ricapitoliamo.
• Dati: ogni tre giorni in Italia una donna (una figlia, una nipote, una sorella, una mamma) viene uccisa, nel mondo questo accade una volta ogni 10 minuti. Una su tre subisce una violenza fisica almeno una volta nella propria vita.
• Rischi: ruoli domestici rigidi, silenzi che coprono i segnali d’allarme, normalizzazione delle dinamiche di controllo.
• Opportunità: educare in casa al rispetto reciproco e alla parità reale, rendere visibili i modelli positivi, lavorare sulla gestione dei conflitti e sui limiti, costruire relazioni affettive non basate sul possesso.
• Risorse: dati ufficiali, Centri antiviolenza e il numero 1522, percorsi scolastici e pastorale sull’educazione affettiva, testimonianze delle famiglie delle vittime e non solo delle vittime, strumenti educativi che valorizzano la rappresentazione equilibrata di maschile e femminile.
Come si previene la violenza, allora, dentro le nostre case e nelle relazioni quotidiane?
Questo è il momento per fermarti e immergerti nella nostra raccolta di domande e risposte di senso fatta apposta per te. Tienila con te, leggila con calma, usala quando serve.
🖋️ Scritto in piccolo
Lo spazio a misura di bambino
Biancaneve uccisa dalla matrigna, Cenerentola perseguitata dalle sorellastre, Hansel e Gretel abbandonati nella foresta per citare le più note ma anche meno splatter di molte altre. Nel numero di Popotus, il giornale di attualità per bambini che esce ogni giovedì con Avvenire, si è parlato di favole. La versione di quelle classiche che conosciamo è spesso edulcorata, purgata della violenza originale. Nelle fiabe si incontrano la morte, la cattiveria, l’ingiustizia, l’abbandono, la paura. Succedono cose negative e malvagie, ma poi si rimedia e i cattivi, l’orco, la strega, il lupo, si possono sconfiggere. Si può avere paura ed essere coraggiosi. Sperimentando le emozioni dei protagonisti, le fiabe permettono di controllare le nostre e di allenarsi ad affrontare dolori, rifiuti, abbandoni e sconfitte con la forza di resistere, reagire e combattere.
📱 Chi ti influencer?
Famiglie sui social e in Rete, tra show e realtà
«Scrivimi quando arrivi». Quante volte hai ripetuto questa frase a tua figlia, a tua moglie, a tua mamma, se sapevi che tornava da sola a casa la sera. Per le donne le strade sono meno sicure che per gli uomini. Dentro a questo spazio fatto di paura e protezione è nata Donnexstrada, l’intuizione della psicologa Laura De Dilectis: trasformare un gesto istintivo – accompagnare a distanza chi è in cammino – in una rete comunitaria, capace di moltiplicare la vigilanza che di solito appartiene al nucleo familiare. Dalle dirette su Instagram all’app Viola, dalle volontarie che rispondono alle chiamate ai “Punti Viola” diffusi nei quartieri, il progetto è cresciuto tanto nel tempo. Abbiamo chiesto a Laura di raccontarcelo.
⌛ Tempo al tempo
Cose da leggere, vedere, ascoltare e fare in famiglia
• Torniamo un attimo ad Alba Chiara. Ti abbiamo detto che i suoi genitori, Massimo e Loredana, sono impegnati perché quello che è accaduto a lei non si ripeta più: hanno fondato un'associazione che organizza moltissimi eventi, corsi di formazione, un grande festival, incontrano ogni anno centinaia di ragazzi e di famiglie per raccontare la loro storia. E visto che Alba Chiara amava dipingere ed era molto brava a farlo, ieri a Isera, vicino a Trento, hanno inaugurato anche una mostra in cui si possono vedere le sue opere. Scopri tutto quanto qui.
• Di violenza sulle donne, e in particolare di consenso, si è parlato tanto in questi giorni perché alle Camere è in approvazione una proposta di legge che ha trovato un accordo bipartisan tra le diverse forze politiche. Se vuoi capirci qualcosa, noi abbiamo provato a spiegarla nel modo più semplice possibile.
• Se di consenso invece vuoi parlare in modo semplice ai ragazzi e alle ragazze Se non vuoi è un libriccino prezioso che ci ha segnalato Rossana Sisti, pieno di spunti per riconoscere i segnali di quelle relazioni invadenti e violente, in cui il controllo e la manipolazione sono spacciate per amore. Trentasei pagine dal sapore di un memorandum poetico, dove la forza delle parole di Beatrice Zerbini si accompagna alle illustrazioni metaforiche di Marco Brancato, per suggerire che sta nella libertà di ciascuno pensare, scegliere e ribadire ciò che si ritiene giusto per sé. Anche il rifiuto.
• Stando sempre sui ragazzi, in questi giorni è scattato (almeno sulla carta) il blocco per i minori ai siti pornografici. Ancora non funziona tanto bene, visto che alle piattaforme è stato lasciato qualche mese di tempo per adeguarsi. Tant'è: prendiamola come una buona notizia e aspettiamo che diventi realtà, ma intanto può esserti utile capire come funziona.
• Per tutti i libri che ti servono, a proposito di educazione all'affettività e alle relazioni in famiglia, ti basta andare all'ultimo capoverso della cassetta degli attrezzi del nostro Luciano Moia: ne avrai per un anno!
• Di sessualità, affettività e di molti altri temi si occupa in chiave soprattutto spirituale e pastorale la rivista Punto Famiglia, con un team di giovani appassionati della famiglia. Vale la pena conoscerla.
• Da Milano a Roma, da Brescia a Piacenza, in tutte le sedi dell'Università Cattolica del Sacro Cuore sono stati organizzati incontri di riflessione, dibattiti e proiezioni in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre. Ti basta dare un'occhiata al programma e decidere quale seguire.
• Pensa a quando è un bambino, a perdere la propria mamma per mano del suo papà. Pensa a quando (succede troppo spesso) assiste coi propri occhi a tanta violenza. In Italia mancano ancora i dati ufficiali su quanti siano gli orfani di femminicidio: a migliaia. Respiro è un podcast bellissimo realizzato da Terres des hommes e scritto da Roberta Lippi che raccoglie le loro storie e quelle delle famiglie che si sono prese cura di loro.
• Sai già che troviamo sempre la newsletter del Cisf una miniera di informazioni utilissime sulla famiglia. A questo proposito dobbiamo seganalarti due cose: la prima è che il Cisf settimana scorsa ha pubblicato il suo tradizionale report, dal titolo Il fragile domani, che è uno strumento fondamentale per capire come sta la famiglia, oggi, in Italia (Avvenire ne ha parlato con Massimo Calvi). La seconda – visto che le mamme sono sempre dimenticate, non solo quella di Neanderthal – è che nella newsletter c'è la bellissima iniziativa di una Ong che si chiama Make Mothers Matter. Obiettivo: far apparire le mamme sulle banconote dell'euro. Guarda il video, merita.
• Che bello, dopo molte cose brutte di cui abbiamo parlato, riscoprire la storia di Silvio Barbieri e Albertina Negri e dei 121 figli che hanno accolto nella loro Casa Alber (sì, prese proprio il nome della mamma, Albertina). Ce l'ha ricordata Barbara Garavaglia in occasione del centenario della nascita di Silvio e, se non la conosci, devi assolutamente leggerla.
«La mia Sofia, uccisa nella sua camera da letto»
Daniela Castelli è sopravvissuta al dolore immenso per il femminicidio della figlia di appena 20 anni, nel 2023. Siamo andati a casa sua e le abbiamo chiesto come si fa. Leggi l'intervista.
Le panchine rosse e tutto il resto che serve
Sparse per le città del nostro Paese da 11 anni, sono il segno che gli spazi dovrebbero essere a misura di tutti. Scopri come.
Il nostro padre ignoto, con il parcheggiatore
Continua il racconto della vita quotidiana con due figli adolescenti, e stavolta si trasferisce tra i banchi di scuola, alle prese con altri genitori. Vai alla quarta puntata.
🗣️ La tua Sofia
La famiglia non si racconta da sola, servi anche tu
Hai una storia da raccontare?
Una Sofia da presentarci?
Una Sofia da presentarci?
Una domanda da farci o una riflessione che vuoi condividere a proposito di tutto quello di cui abbiamo parlato fino ad ora?
📩 Scrivici a sofia@avvenire.it
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Grazie di averci aperto la porta di casa.
Sofia busserà di nuovo domenica 7 dicembre.
👋 Alla prossima!
— La redazione di Avvenire con Viviana Daloiso e in questo numero: Massimo Baroni, Andrea Ceredani, Massimo Dezzani, Barbara Garavaglia, Antonella Mariani, Nicoletta Martinelli, Luciano Moia, Rossana Sisti, Chiara Vitali
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