Ecco chi è fra Lorenzo: "maestro" spirituale del Papa

Nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal Libano, Leone XIV ha svelato uno tra i libri che più gli sono stati d'aiuto: è "La pratica della presenza di Dio", nel quale è testimoniato il cammino di un carmelitano scalzo del XVII secolo che imparò a lasciarsi guidare da Dio
December 4, 2025
Papa Leone XIV durante la conferenza stampa in volo, al termine del suo viaggio apostolico in Libano
Papa Leone XIV durante la conferenza stampa in volo, al termine del suo viaggio apostolico in Libano / Vatican Media
Tornando dal viaggio apostolico in Turchia e Libano, papa Leone XIV ha risposto alla richiesta che un giornalista tedesco gli aveva rivolto alcuni giorni prima, circa un libro da leggere «per capire chi è Prevost», oltre alle opere di sant’Agostino. «Ce ne sono tanti, ma uno di questi è un libro che si chiama La pratica della presenza di Dio. È un libro davvero semplice, di qualcuno che non firma neanche con il suo cognome, fratel Lawrence, scritto molti anni fa. Ma descrive un tipo di preghiera e spiritualità con cui uno semplicemente dona la sua vita al Signore e permette al Signore di guidarlo».
L'autore del testo è un fratello converso, ossia religioso non sacerdote, dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Nasce nel 1614, col nome di Nicolas Herman, a Hériménil, un piccolo villaggio della Lorena, che all’epoca era un Granducato indipendente dalla Francia. Presto si trova coinvolto nella Guerra dei Trent’Anni, tanto da rischiare più volte la vita. Il 10 agosto 1635 resta a terra ferito, ma vivo: appena recupera le forze, decide di lasciarsi alle spalle il passato militare. La sua ricerca passa per un’esperienza eremitica, che lo spaventa, poi per un lavoro da cameriere in una nobile famiglia di Parigi, da cui viene licenziato perché troppo maldestro. In realtà, quell’ambiente lussuoso non faceva per lui: si sentiva più a proprio agio pregando nella cattedrale di Notre Dame. Alla fine, decide di affidarsi a uno zio, religioso dei Carmelitani Scalzi, e bussa alla porta del convento di rue de Vaugirard a Parigi, che durante la rivoluzione, un secolo dopo, sarà trasformato in prigione per molti religiosi, compresi alcuni martiri riconosciuti. Al tempo in cui entra Nicolas, ventiseienne, nel gennaio 1640 (il 14 agosto 1642 professa i voti perpetui), è una comunità vivace, giovane e in espansione. Diventato quindi fra Lorenzo della Risurrezione – un nome fortemente simbolico – impara a pregare secondo le formule previste per i religiosi non istruiti e a meditare sugli errori del suo passato. Sente però una stretta al cuore per quello stile di preghiera e ne formula uno più adatto alle sue incombenze di cuoco per la numerosa comunità e per i poveri che accorrono al convento: restare sempre alla presenza di Dio. Impara quindi a incarnare quanto santa Teresa di Gesù indicava nel Libro delle Fondazioni alle sue prime figlie: «Vi mettesse pure in cucina, il Signore verrebbe anche tra le pentole, ad aiutarvi, interiormente ed esteriormente». Per trent’anni lavora come cuoco e procura le provviste, finché il riacutizzarsi delle sue vecchie ferite non porta i superiori a dargli il compito di calzolaio. Muore il 12 febbraio 1691, stimato da personalità come Fénélon e Joseph de Beaufort. A quest’ultimo si deve la raccolta delle Massime spirituali, dei quattro Dialoghi e l’opera che fa da sintesi della sua spiritualità, ossia quella citata dal Papa e al momento in ristampa, in traduzione italiana, presso le edizioni Vidyananda di Assisi. Le Edizioni OCD hanno invece in catalogo un profilo realizzato da padre Antonio Maria Sicari.
Pur non avendo di fatto la causa di beatificazione in corso, fra Lorenzo è annoverato tra i venerabili dei Carmelitani Scalzi. Il suo insegnamento lo rende un maestro per tanti, anche per papa Leone XIV, ripetutamente «chiamato al servizio in posti in cui mai avrei pensato che sarei stato chiamato a servire», per usare le sue stesse parole della conferenza stampa.

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