La Commissione vaticana dice “no” alle donne diacono (almeno per ora)

Leone XIV fa pubblicare i risultati del gruppo di studio voluto da papa Francesco. «Le diaconesse? Tema che polarizza e divide. Non c'è chiarezza». Respinte le proposte di vari gruppi di donne: «Non rappresentano l’intero popolo di Dio». L’invito ad aprire a nuovi ministeri femminili
December 4, 2025
La Commissione vaticana dice “no” alle donne diacono (almeno per ora)
Non è un “no” definitivo, ma per il momento mancano le condizioni per un “via libera” all’ordinazione diaconale femminile. Invece, c’è l’indicazione ad allargare i ministeri istituiti per «contribuire alla sinergia tra uomini e donne». La Commissione di studio sul diaconato delle donne presieduta dal cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo emerito dell’Aquila, scrive a Leone XIV per illustrare la sintesi del lavoro voluto da papa Francesco. E frena su un cambio di rotta per «la rilevante problematicità del tema e l’assenza di un consenso sufficiente». Anche di fronte alle richieste di “apertura” arrivate dopo il Sinodo sulla sinodalità conclusosi nel 2024. Perché si tratta di istanze che non possono essere considerate «come la voce del Sinodo e tantomeno del popolo di Dio nel suo insieme», si legge nel documento riassuntivo indirizzato al Papa e firmato da Petrocchi. Testo reso noto dalla Sala Stampa vaticana che dice la volontà del Pontefice di acconsentire in prima persona a far conoscere i “risultati” di una riflessione che ha convolto la Commissione in tre sessioni (nel 2021, nel 2022 e nel febbraio 2025) su una questione così delicata.

Nessun ordine sacro per le donne

Sia la «ricerca storica», sia «l’indagine teologica, considerati nelle loro mutue implicazioni» escludono «la possibilità di procedere nella direzione dell’ammissione delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’ordine», sottolinea Petrocchi al Papa. E aggiunge: «Alla luce della Sacra Scrittura, della tradizione e del magistero ecclesiastico, questa valutazione è forte, sebbene essa non permetta ad oggi di formulare un giudizio definitivo, come nel caso dell’ordinazione sacerdotale». L’intera indicazione è stata approvata nel 2022 con un solo voto contrario dall’organismo. E di fatto non si è modificata successivamente, nonostante il «cospicuo e significativo materiale» che «su istanza del Sinodo» è stato inviato da «chiunque lo volesse». 

I contrari e i favorevoli alle diaconesse

Da una parte, è arrivato il materiale dei contrari “senza sé e senza ma” che ritengono l’ordinazione delle diaconesse «inaccettabile, in quanto in discontinuità con la tradizione» o «pericolosa confusione antropologica, accogliendo la quale la Chiesa si allineerebbe allo spirito del tempo». Dall’altra, quello dei favorevoli. Ci sono quanti valutano la difesa a oltranza della tradizione come in contrasto con «la condizione paritaria del "maschio” e della “femmina” come immagine di Dio», con «la dichiarazione di fede che: “Non c’è più Giudeo e Greco, schiavo e libero, maschio e femmina, perché tutti voi siete “uno” in Cristo Gesù”» e con «lo sviluppo sociale che prevede un accesso paritario» nella «vita politica e amministrativa». E ci sono «molte donne» che «hanno descritto il loro lavoro per la Chiesa, spesso vissuto con grande dedizione, come se fosse un criterio sufficiente per l’ordinazione al diaconato»; altre che «hanno parlato di una forte “sensazione” di essere state chiamate, come se fosse la prova necessaria per garantire alla Chiesa la validità della loro vocazione ed esigere che questa convinzione sia accolta»; altre ancora che, svolgendo «già funzioni di tipo diaconale, soprattutto in comunità prive di sacerdote», pensano «di essere “meritevoli” di ricevere l’ordinazione, avendone, in qualche modo, acquisito il diritto»; e di nuovo altre che «parlano semplicemente di volere l’ordinazione come segno di visibilità, autorevolezza, rispetto, sostegno e soprattutto uguaglianza». Tesi non sufficienti per un “sì” al diaconato femminile. Anche se la Commissione si è spaccata a metà sulla proposta secondo cui «la mascolinità di Cristo, e quindi la mascolinità di coloro che ricevono l’Ordine, non è accidentale, ma è parte integrante dell’identità sacramentale. E alterare questa realtà non sarebbe un semplice aggiustamento del ministero ma una rottura del significato nuziale della salvezza». Per valorizzare la presenza femminile nella Chiesa, la Commissione suggerisce di «ampliare l’accesso delle donne ai ministeri istituiti per il servizio della comunità» lanciando «al discernimento dei pastori valutare quali ulteriori ministeri possano essere introdotti per le concrete necessità della Chiesa del nostro tempo, assicurando così anche un adeguato riconoscimento ecclesiale alla diaconia dei battezzati, in particolare delle donne». 

Il diaconato femminile «polarizza» e divide

 Argomento divisivo quello del diaconato femminile. A cominciare dalla sua “definizione”. Già la Commissione teologica internazionale sosteneva: «Sembra evidente che tale ministero non era inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile». E la Commissione Petrocchi sottolinea che «allo stato attuale della ricerca storica e della nostra conoscenza delle testimonianze bibliche e patristiche, si può ragionevolmente affermare che il diaconato femminile non è stato inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile e non sembra avere rivestito un carattere sacramentale». Poi ci sono i numeri. La Commissione ricorda che «occorre prendere atto che alcune Chiese si oppongono fermamente a questa prospettiva»; che «che nel documento finale del Sinodo» la proposizione sullo studio della possibilità delle diaconesse è stata «quella che ha ottenuto il maggior numero di voti contrari»; e che «in molte diocesi del mondo non esiste il ministero del diaconato» mentre «in interi continenti questa istituzione sacramentale è quasi assente». Ancora: l’identità e la missione ecclesiale, secondo le parole di Petrocchi. «Molte petizioni» recapitate all’organismo «non si limitano a chiedere l’ammissione delle donne al sacramento del diaconato, ma sostengono che pure gli altri gradi dell’Ordine sacro (presbiterato ed episcopato) debbano essere resi accessibili alle donne»; ma viene proposto anche l'orientamento per cui «l’ordinazione al diaconato non è ad sacerdotium, ma ad ministerium» e quindi «l’esclusione delle donne non sembrerebbe giustificata». Insomma, troppe «polarità dottrinali e pastorali fondamentali», come le definisce il cardinale Petrocchi nelle conclusioni, che possono divenire anche linee di frattura e che contrastano con uno dei fulcri del ministero di Leone XIV: l’«unità» della Chiesa, come ripete il Papa fin dai primi giorni di pontificato.

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