In Valsusa nascerà un parco dedicato ai “figli in cielo”

di Chiara Genisio, Sant'Antonino di Susa (Torino)
A Sant’Antonino la parrocchia realizzerà uno spazio con aree per lo svago dei piccoli ma anche un tendone, un altare e una Via Crucis. Un luogo d’incontro dove dal dolore nasce speranza
December 4, 2025
In Valsusa nascerà un parco dedicato ai “figli in cielo”
Sant'Antonino di Susa (Torino): don Antonello Tacconi con alcune famiglie della parrocchia
Un parco dedicato ai “figli in cielo”, un luogo pensato per bambini, giovani e famiglie, capace di trasformare il dolore in speranza e la memoria in futuro. È questo il cuore del progetto sognato da don Antonello Taccori, dal 2023 parroco di Sant’Antonino di Susa, centro nel cuore della Valle di Susa, terra di confine e crocevia di storie. L’idea nasce dalla sua esperienza di sacerdote. Negli anni ha incontrato il dolore di genitori costretti ad affrontare la morte di un figlio. Una sofferenza che ha toccato anche di recente la comunità di Sant’Antonino che si è stretta attorno ad una famiglia colpita dal lutto. «Con questo nuovo parco desideriamo trasformare la sofferenza in possibilità di gioia – spiega il parroco – e offrire un segno concreto di speranza: far rinascere il sorriso di altri bambini nel nome di quelli saliti in cielo». Il parco, che porterà il nome “Gli Angeli Custodi”, sorgerà su un terreno di proprietà della parrocchia oggi poco curato e in parte inutilizzato. Il progetto, al quale stanno lavorando architetti e ingegneri, prevede la realizzazione di campi da gioco, compresa un’area per i più piccoli, aree verdi attrezzate e spazi ombreggiati: il tutto con un basso impatto ambientale. «Troppi bambini giocano ancora oggi sull’asfalto, dietro la parrocchia, con rischi concreti di infortuni», afferma don Taccori.
Accanto alla zona sportiva nascerà anche uno spazio dedicato alla preghiera all’aperto, con stazioni della Via Crucis, i Misteri del Rosario e un piccolo altare per le celebrazioni estive. Sarà in questa zona che saranno ricordati “i figli in cielo”. Come? Don Antonello ancora non lo sa, ma è certo che i suggerimenti arriveranno. Un’area quindi destinata non solo allo svago, ma anche ai momenti comunitari e alle varie attività pastorali. Quello che ora è un terreno in abbandono, attraverso gli occhi di don Antonello e di chi lo sta supportando, diventerà dunque un parco attrezzato per il gioco con un tendone polifunzionale per le attività parrocchiali, servizi igienici e docce per accogliere i gruppi, in primis gli scout numerosi in zona. I lavori saranno realizzati per fasi, in base ai fondi disponibili, con l’avvio del primo cantiere previsto indicativamente per la primavera del 2026.
Don Taccori ha spiegato la sua idea alla comunità con una lettera. «La gente è contenta, ma ha bisogno di vedere e capire – riferisce –. Perciò il progetto sarà presentato pubblicamente con immagini e simulazioni». Fondamentale sarà il coinvolgimento diretto dei giovani. «Non vogliamo lasciare questo luogo come una discarica – promette il parroco –: ha un potenziale enorme per il futuro della nostra comunità. Da cosa nasce cosa, e Dio ci aiuterà in questo cammino». Don Antonello, fin da giovane, ha imparato cosa significa affidarsi al Signore. E oggi come parroco – non solo di Sant’Antonino ma anche di Villar Fioccardo e Vaie – è un prete «che cammina accanto alla sua gente». La sua vocazione nasce da un evento che gli ha cambiato la vita: viveva già a Sant’Antonino e a 17 anni, dopo un grave incidente, eccolo recarsi in pellegrinaggio a Lourdes. «Lì ho capito che c’era qualcosa che mi chiamava», racconta. L’incontro con Antonella, una volontaria rimasta paralizzata, segna la svolta: «Mi domandavo come potesse credere così tanto. Mi ha guidato attraverso la riscoperta della fede. Anche se mia mamma è sempre stata un punto di riferimento». Prima di entrare in seminario a 26 anni, ha lavorato sia come operaio sia da impiegato. «Mi ha fatto bene stare nel mondo reale, sapere cosa significa portare il peso delle giornate», afferma. È forse anche per questo che oggi dedica un’attenzione particolare ai giovani. Con loro e gli educatori costruisce progetti che uniscono creatività, formazione e spiritualità: «Cerco di farli sentire protagonisti, non spettatori. Hanno bisogno di spazio, del nostro tempo, non di giudizi». Perché «la pastorale non si fa con i programmi ma con i passi, uno dopo l’altro. Lo Spirito ci guida, e noi proviamo a non metterci in mezzo».
Il parco intende diventare anche un punto d’incontro fra generazioni diverse, dove nonni, genitori e bambini possano condividere tempo, esperienze e ricordi, rafforzando il senso di appartenenza. Un progetto semplice e profondo, pensato per restare, capace di unire fede, impegno civile e responsabilità sociale in un unico gesto d’amore alla comunità. Un segno concreto di speranza e fiducia, aperto a tutti e costruito giorno dopo giorno insieme. Il sogno di un prete che può diventare il sogno di tanti.

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