Battaglia e Mattarella alla Facoltà Teologica dell'Italia meridionale: «L'indifferenza è complicità»

di Rosanna Borzillo, Napoli
All'apertura dell'anno accademico il cardinale ha auspicato che la teologia si schieri dalla parte dei più deboli. Lo stesso, ha affermato Mattarella, dovrebbe fare lo Stato seguendo i valori della Costituzione
November 27, 2025
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’inaugurazione dell’anno accademico della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia meridionale a Napoli / Paolo Giandotti
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’inaugurazione dell’anno accademico della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia meridionale a Napoli / Paolo Giandotti
«Teologia, in questi tempi, dovrebbe voler dire una cosa molto concreta: pensare Dio con le ferite del mondo sul tavolo». Così il cardinale Domenico Battaglia, gran cancelliere della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale (Pftim) e arcivescovo metropolita di Napoli, che ha tenuto la prolusione inaugurale dal tema “Legalità, solidarietà e giustizia”, oggi, 27 novembre, presso la sezione San Tommaso d’Aquino, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, vescovi e autorità militari e civili.  Battaglia ha chiesto una teologia «chiamata a fermarsi. A guardare. A ricordare. A essere memoria ostinata delle vittime. Altrimenti diventa un lusso: una musica di sottofondo per chi ha già tutto». Poi ha incalzato: «una Chiesa che tace di fronte alla corruzione, alla violenza, alla discriminazione, alla tortura, alle guerre spacciate per “operazioni speciali”, alle frontiere che diventano trappole mortali non è prudente: è complice. Una teologia che osserva tutto questo con il distacco dello studioso non è neutra: è schierata dalla parte dello status quo». È arrivata poi una domanda a docenti e studenti: «Che lingua vogliamo insegnare a chi camminerà dopo di noi? L’alfabeto cinico del “salvami la vita e il resto non mi riguarda” o quello scomodo del “nessuno si salva da solo”?». A Napoli si decide «di iniziare un anno in cui la teologia smette di camminare sul marciapiede e scende in strada». Perché «la neutralità, oggi, non è più un’opzione innocente». «Mentre il mondo brucia – ha detto –, l’Italia non è esente. Non lo è Napoli. Non lo è questo Sud che potrebbe essere laboratorio di futuro e invece troppo spesso è laboratorio di ingiustizia sperimentata, raffinata, normalizzata».
Legalità, solidarietà, giustizia, non uno slogan, ha specificato: «Qui la parola legalità è stata per anni un tabù, una parola da convegno, da striscione, da corteo scolastico. Nel frattempo, le organizzazioni criminali si sedevano ai tavoli buoni, firmavano contratti, erogavano “servizi”, distribuivano lavoro, regole... La legalità non è ossessione da magistrati, non è fissazione da professori, non è mania da prefetti. È il coraggio di dire che la legge non appartiene ai furbi, ma ai fragili». Il cardinale ha messo poi in guardia da una «una solidarietà che regala spiccioli e difende patrimoni» che «va denunciata». In più, «davanti alle guerre, alle migrazioni, alle povertà strutturali, alle disuguaglianze crescenti, alle violenze di genere, alle democrazie svuotate – ha proseguito –, una teologia neutrale non è super partes: è dalla parte di chi vince sempre. Allora, nel nome del Vangelo che annunciamo, abbiamo il dovere di essere un po’ meno prudenti e un po’ più profetici. Più liberi. Più veri. Più esposti».
Il presidente Mattarella ha ripreso la prolusione, soffermandosi, in particolare, sul fenomeno della migrazione, ricordando l'episodio del quattordicenne morto nel Mediterraneo dieci anni fa con la pagella cucita nella giacca. «Evidentemente – ha affermato – voleva dimostrare di essere bravo e di venire in Europa per studiare. Guardo spesso quella fotografia e ogni volta mi chiedo chi sarebbe diventato questo ragazzino e cosa ci siamo perduti con la sua morte e quella di tanti, tanti, tanti altri. Ecco, fa riflettere e credo che sia più efficace questo più di tante di tante altre considerazioni». Mattarella ha sottolineato poi che «non è ammesso, di fronte all'illegalità, essere neutrali. Non ci è concesso, di fronte all'ingiustizia, alle disuguaglianze, alla povertà, di essere indifferenti. Non ci è permesso, di fronte alla violenza, alla prepotenza, di essere equidistanti. Ce lo chiede anche la religione civile della nostra Costituzione, quella dei diritti universali».  In dono il presidente ha ricevuto il logo della Facoltà e una targa a lui intitolata, scoperta dal preside della Pftim, don Francesco Asti, che ha affermato come la presenza «tra noi del presidente Mattarella sia un segno che ci aiuta e sostiene nell’annuncio della speranza per la nostra gente».
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo discorso / Paolo GiandottiIl momento in cui è stata scoperta la targa donata a Sergio Mattarella / Paolo Giandotti 
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo discorso / Paolo Giandotti

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