Fondò la Caritas, ora don Nervo fa un passo verso la beatificazione
di Sara Melchiori, Padova
La prima sessione dell’inchiesta diocesana che si è tenuta nella Cattedrale di Padova ha aperto l’iter della causa che potrebbe portarlo sugli altari

Apostolo della carità, uomo del Concilio, promotore di giustizia sociale e dei diritti umani, uomo semplice dotato della forza dell’umiltà, della tenacia della fede, uomo vero e prete vero... Per descrivere e ricordare don Giovanni Nervo, da oggi Servo di Dio, gli appellativi non bastano. Chiunque l’abbia incontrato o abbia avuto modo di collaborare con lui ne porta un ricordo indelebile, una sfumatura, un aneddoto, anche un indirizzo di vita. E da oggi per il “padre della Caritas” – come l’ha ricordato l’attuale direttore di Caritas italiana, don Marco Pagniello – si è aperta ufficialmente la causa di beatificazione e canonizzazione con la prima sessione dell’inchiesta diocesana, celebrata nella Cattedrale di Padova dove centinaia di persone hanno voluto rendere omaggio a questo prete e uomo dal tratto semplice ma determinato. Un giorno non casuale, il 13 dicembre del 1918 (107 anni fa) infatti don Giovanni Nervo nasceva povero e profugo a Casalpusterlengo, sfollato con la famiglia a causa della guerra da Solagna, località in provincia di Vicenza, ma nel territorio della diocesi di Padova. Entrato in Seminario a 13 anni, viene ordinato prete nel 1941 e da quel momento la sua vita è un intenso continuo impegno, contraddistinto dalle parole “giustizia” e “carità”, e fondato sulla fede in Gesù, alimentata da una forte spiritualità. L’attenzione ai poveri e al sociale l’hanno portato nel 1971 ad essere fondatore e primo presidente e successivamente (per un cambio di statuto) vicepresidente fino al 1986 della Caritas Italiana istituita dalla Cei e sollecitata da Paolo VI, che lui stesso definì: «L’esperienza più importante e centrale del mio sacerdozio e della mia partecipazione alla vita pastorale». Ma non si possono dimenticare: il suo impegno nella Resistenza, l’aver fondato la Scuola superiore di Servizio sociale, l’istituzione della Fondazione Emanuela Zancan che dirigerà fino al 1997, il ministero pastorale come assistente delle Acli, cappellano di fabbrica all’Onarmo e parroco di Santa Sofia a Padova. Una vita intensa che si è conclusa il 21 marzo 2013.

Ora si è aperta la strada per riconoscere le virtù eroiche e la fama di santità dopo il parere favorevole della Conferenza episcopale Triveneto (8 gennaio 2025), del Dicastero delle cause dei Santi (26 maggio 2025), e la pubblicazione dell’editto del vescovo di Padova (9 ottobre 2025) che annunciava il desiderio della Chiesa di Padova, della Caritas italiana e della Fondazione Zancan di avviare la causa di beatificazione e canonizzazione, considerando don Giovanni Nervo «cristiano autentico, un prete vero, testimone della giustizia e della carità verso Dio e verso il prossimo». A vagliare testimoni e documentazione saranno i membri del tribunale che ieri hanno giurato, insieme al vescovo di Padova, Claudio Cipolla: monsignor Tiziano Vanzetto, delegato episcopale; monsignor Antonio Oriente, promotore di giustizia; don Alessio Rossetto, notaio; Maria Rocca, notaio aggiunto; diacono Francesco Armenti, postulatore; Diego Cipriani, Tiziano Vecchiato e monsignor Antonio Cecconi vicepostulatori.
«I suoi pensieri, le sue intuizioni e la sua testimonianza sono ancora necessarie – ha sottolineato il vescovo Cipolla, motivando l’avvio della causa –. Non sono ancora esaurite le indicazioni che ci ha dato. E sono molto attuali; le dobbiamo tenere presenti nella vita delle parrocchie e delle diocesi perché la carità sia davvero testimoniata da tutta la comunità e non sia delegata a qualcuno. C’è bisogno della sua testimonianza nel servizio delle Caritas nei diversi livelli – parrocchiale, diocesano e di Chiesa italiana – riscoprendo e approfondendo quella dimensione prevalentemente pedagogica di questi organismi che ci è stata indicata da don Giovanni». Sull’attualità della testimonianza di monsignor Nervo si è soffermato anche il postulatore Francesco Armenti: «Il Servo di Dio ci può aiutare a capire meglio la Chiesa povera per i poveri di cui ci ha parlato papa Francesco e la pace disarmata e disarmante citata nel suo primo discorso da papa Leone XIV». Mentre il direttore di Caritas italiana, don Pagniello ha ripercorso l’impegno alla luce del Concilio e la profezia di una Chiesa accanto agli ultimi, in cui carità e giustizia camminano insieme. «Il messaggio che lascia a tutti – ha concluso – ci indica la strada maestra, quella di un amore operoso, intelligente e coraggioso, radicato in Dio e attento a ogni persona». Con l’avvio della causa è stato pubblicato anche il sito ufficiale www.giovanninervo.it.
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