La richiesta dei vescovi lombardi: subito un gesto di clemenza per i detenuti
di Lorenzo Rosoli, Milano
In un messaggio per il Giubileo dei carcerati, che si celebra domenica, i pastori intervengono nel dibattito su sovraffollamento e condizione di chi è in cella. «La detenzione sia gestita secondo lo spirito della Costituzione». Al centro c'è l'opera rieducativa a beneficio di chi è recluso. Ma anche di operatori e polizia penitenziaria

«Un gesto di clemenza da parte dello Stato, per sfoltire le carceri dall’eccessivo numero di persone detenute». E per ripartire «con una nuova attenzione al trattamento e alla qualità delle condizioni umane» negli istituti di pena. Lo chiedono i vescovi della Lombardia nel messaggio diffuso in vista del Giubileo dei detenuti, che la Chiesa celebra domenica 14 dicembre. Nello stesso testo i vescovi rinnovano la disponibilità della Chiesa «a collaborare con la comunità civile perché la detenzione sia gestita secondo lo spirito della Costituzione». E si impegnano, con la comunità cristiana, a «diffondere una cultura della legalità». E le condizioni perché il carcere sia «il punto di arrivo estremo di politiche di educazione e di prevenzione».
Una Chiesa in cammino. Questo intervento nasce da un cammino condiviso, ispirato «dalla celebrazione dell’anno giubilare», che ha visto i pastori lombardi rivolgere «un’attenzione particolare al mondo del carcere e alle persone private della libertà». Nel novembre 2024 i vescovi hanno incontrato le direttrici e i direttori degli Istituti di pena presenti nella regione. Nel marzo scorso, eccoli visitare insieme le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (l’ex ospedale psichiatrico giudiziario) di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. Il 18 ottobre a Bergamo ecco, infine, il convegno “I nomi della giustizia. La questione penale in Lombardia tra memoria e futuro” promosso d’intesa con le Cappellanie delle carceri e le Caritas diocesane. Segni e gesti d’attenzione che ora trovano espressione nel messaggio diffuso martedì 9 dicembre. E nelle celebrazioni eucaristiche che domenica 14, o in date vicine, ciascun vescovo presiederà in un istituto di pena della propria diocesi. L’arcivescovo di Milano Mario Delpini, ad esempio, presiederà la Messa domenica alle 15,30 nel carcere di San Vittore, nel capoluogo lombardo. Inoltre: accompagna il messaggio un sussidio preparato dalle Cappellanie delle carceri lombarde con proposte di preghiere, riflessioni e gesti da utilizzare nelle parrocchie che volessero celebrare e approfondire il significato del Giubileo dei detenuti.
La Costituzione e il Giubileo. Sono dunque tre «le cose che le nostre Chiese diocesane ritengono importanti circa l’attuale momento delle carceri italiane», si legge nel messaggio dei vescovi lombardi. La prima: «Come Chiesa rinnoviamo la nostra disponibilità a collaborare con la comunità civile perché la detenzione sia gestita secondo lo spirito della Costituzione». Dunque, «come momento di presa di coscienza del male fatto, come momento per investire sul proprio cambiamento personale e come possibilità di un vero reinserimento nel tessuto sociale anche con l’accompagnamento verso un nuovo progetto di vita». La seconda: «In occasione del Giubileo continuiamo a chiedere un gesto di clemenza da parte dello Stato» per ridurre il sovraffollamento nelle carceri e «permettere di ripartire con nuova attenzione al trattamento e alla qualità delle condizioni umane nelle varie strutture italiane». Questo gesto, spiegano i vescovi delle dieci diocesi lombarde, «dovrebbe servire per ricominciare a lavorare con più convinzione nell’opera rieducativa: ne usufruirebbero sia le persone detenute, sia la polizia penitenziaria, sia tutti gli operatori coinvolti nel percorso carcerario». La Chiesa, però, non si limita ad auspicare e chiedere. «Da parte nostra ci impegniamo a fare il possibile, nei limiti delle nostre risorse, per favorire i percorsi di fine pena, per quanto riguarda condizioni abitative, inserimento nel lavoro e ogni altro processo che favorisca il pieno reinserimento sociale di chi esce dalla detenzione».
Carcere, soluzione estrema. Il terzo punto è un’ulteriore assunzione di responsabilità da parte dei vescovi e delle loro diocesi. «Ci impegniamo attraverso i nostri canali e le nostre comunità a diffondere una cultura della legalità, dove ognuno sia chiamato a prendersi le proprie responsabilità e a intraprendere percorsi di riparazione per i propri sbagli e dove il carcere sia soltanto il punto di arrivo estremo di politiche di educazione e di prevenzione». «Ci pare questo lo spirito profondo del Giubileo – conclude il messaggio –: ripartire tutti insieme per rinnovare la società e dare a tutti una nuova opportunità di crescita umana e spirituale».
«Situazione intollerabile». Il messaggio dei vescovi lombardi arriva a pochi giorni dal Discorso alla città per la festa di Sant’Ambrogio pronunciato venerdì 5 dicembre dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel quale parole forti e chiare erano dedicate all’«intollerabile situazione delle carceri» e si denunciava la deriva, politica e culturale, che concepisce «la repressione come unica soluzione». «La Costituzione della Repubblica italiana – aveva detto il presule – è tradita per le pessime condizioni dei carcerati e per la formazione e il trattamento del personale della Polizia penitenziaria. La Costituzione è tradita per la sempre maggiore recrudescenza delle norme. La Costituzione è tradita per la scarsissima accessibilità dei percorsi di reinserimento sociale dei condannati». Carceri sempre più sovraffollate, autolesionismo e suicidi in crescita: questa la realtà sempre più drammatica, con la detenzione che diventa scuola di rabbia e di odio, non di riscatto. «L’orientamento di una mentalità repressiva che cerca la vendetta piuttosto che il recupero – aveva concluso Delpini – segnala una crepa pericolosa nella casa comune».
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