La cattedrali d'Italia si fanno belle. E ridanno vita alle comunità
Da Nord a Sud ecco tutti i cantieri aperti
grazie ai bandi della Cei. Don Franceschini: dare corpo alla riforma liturgica aiuta a ripensare anche la vita pastorale

Il prossimo anno la Conferenza episcopale italiana bandirà altri tre concorsi per l’adeguamento liturgico delle cattedrali, sempre con lo stesso criterio di suddivisione geografica: una del nord, una del centro e una del sud d’Italia. In questo modo potrà progressivamente ampliarsi la platea degli edifici di culto di riferimento delle singole diocesi che saranno oggetto dei lavori. Un cammino nato nel 1996 quando la Commissione episcopale per la liturgia, in un’apposita nota, esprimeva la necessità di recepire in via definitiva i cambiamenti dettati dal Concilio Vaticano II in merito, ad esempio, alla predisposizione dell’altare rivolto all’assemblea, alla creazione della cattedra per la seduta del celebrante, all’installazione dell’ambone per la proclamazione della Parola, del fonte battesimale e della custodia eucaristica. «L’anno 2018 è stato uno spartiacque», spiega don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio nazionale dei beni culturali, ecclesiastici ed edilizia di culto della Cei, perché con la riforma del regolamento dell’8xmille è diventato possibile co-finanziare gli interventi di adeguamento fino a un massimo di 250 mila euro a cattedrale su una spesa massima di 400mila euro. «Tra il 1996 e il 2018 – continua don Franceschini – è iniziato un percorso che ha chiamato in causa anzitutto i vescovi, i loro collaboratori, gli uffici di curia e tutta la comunità cristiana. La preparazione dei progetti di adeguamento è diventata l’occasione anche per sviluppare un programma di conoscenza e valorizzazione delle chiese con i loro beni storico-artistici, la loro storia e la loro architettura, coinvolgendo più dimensioni della pastorale quasi fosse un adeguamento anche della vita ecclesiale».
Inizialmente la Cei ha favorito, tramite apposite pubblicazioni, la conoscenza e lo studio delle cattedrali di alcune diocesi delle regioni ecclesiastiche: Triveneto, Campania, Emilia-Romagna e poi, via via, Piemonte e Valle d’Aosta, Lombardia, Lazio, Basilicata e Sardegna. La svolta è arrivata con la possibilità di accedere al finanziamento per il 75% delle spese tramite bando di concorso nazionale. In buona sostanza, una volta individuate le cattedrali, si attiva una call degli interessati al concorso di idee e studio di fattibilità, cui fa seguito la selezione della giuria tecnica, l’affidamento e l’esecuzione dei lavori. Dal 2018 a oggi sono una decina le cattedrali interessate e giunte a questo stato di avanzamento dei progetti: le prime due dove i lavori sono stati inaugurati sono Cremona e Belluno; ora si aggiunge Sessa Aurunca; ad Asti, Acireale, Ugento-Santa Maria di Leuca è in corso la realizzazione delle opere; a Montepulciano-Chiusi-Pienza e Massa Carrara-Pontremoli, individuato il vincitore, sta iniziando la fase esecutiva; a Otranto e Adria-Rovigo si attendono i bandi di concorso. «In tante realtà d’Italia – sottolinea sempre don Franceschini – la riforma liturgica ha incontrato situazioni di precarietà e provvisorietà, senza un adeguato progetto artistico. Va anche detto che in non pochi casi è proprio la strutturazione della chiesa che non consente modifiche strutturali, ad esempio quando la pavimentazione è particolarmente pregiata. Le candidature e le selezioni passano sempre per la valutazione di un team di esperti che, nelle prime cattedrali dove i lavori sono stati conclusi e inaugurati, ha permesso di raggiungere dei risultati soddisfacenti. L’auspicio è che anche in futuro altre cattedrali possano aggiungersi cogliendo l’opportunità del bando».
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