I vescovi italiani: «Ripudiare ogni forma di antisemitismo»
di Matteo Liut
Nel Messaggio per la 37ª Giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei anche «la ferma e decisa condanna al terrorismo in ogni sua forma». L’invito a non interrompere mai il dialogo e la lettera di cordoglio per l'attentato di Sydney

C’è una «ferma e decisa condanna al terrorismo in ogni sua forma» e un accorato invito rivolto a «tutti i cattolici che sono in Italia a ripudiare ogni antisemitismo e ogni espressione violenta contro il popolo ebraico» nella «via italiana» del dialogo interreligioso. A sottolinearlo con forza è il Messaggio della Commissione episcopale della Cei per l’ecumenismo e il dialogo inviato in vista della 37ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei in programma, come di consueto, per il prossimo 17 gennaio. «Uniti nella stessa benedizione. “In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen 12,3)» è il tema a fare da guida alla Giornata e al Messaggio.
La lettera per gli attentati di oggi: diciamo no alla violenza
Parole riprese e ampliate nella lettera inviata oggi dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, e dal vescovo Derio Olivero, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo, al rabbino Alfonso Arbib, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana, e a Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. Nel testo i vescovi esprimono «dolore e sdegno per il vile attentato che ieri, a Bondi Beach, in Australia, ha insanguinato l’Hanukkah, provocando numerosi morti e feriti». «Ribadiamo la nostra ferma condanna dell’antisemitismo, esortando i cattolici italiani a ripudiare ogni forma di violenza, sia verbale sia fisica - si legge nel messaggio -. La Chiesa in Italia non smetterà di contrastare l’odio verso gli ebrei perché fedele a ciò che ha di più caro e radicato nella sua coscienza: “Il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo”». Da qui il richiamo al quarto paragrafo della dichiarazione conciliare Nostra Aetate, secondo la quale la Chiesa «esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque». «Questa motivazione profonda diventa impegno a diffondere una cultura della pace e della nonviolenza, non cedendo mai alle logiche della violenza, ma costruendo una società riconciliata - affermano ancora Zuppi e Olivero -. Nell’affidare all’amore misericordioso del Padre le vittime dell’insensato attacco e invocando la guarigione per quanti stanno soffrendo nel corpo e nello spirito, ci stringiamo alla comunità ebraica con il nostro affetto e la nostra amicizia».
Il Messaggio per il 17 gennaio: ebrei e cristiani, identità unite
«È fondamentale continuare il dialogo fondato sulla comune radice santa, senza nascondere le ovvie differenze», si legge poi ancora nel testo del Messaggio per la giornata del 17 gennaio, che, mettendo al centro alcuni punti fermi del confronto, nota come «Gesù Cristo ci lega al popolo ebraico. L’identità cristiana profonda non può fare a meno del popolo ebraico, della sua storia e della sua spiritualità». Un approccio fondato nella visione proposta dalla dichiarazione conciliare Nostra Aetate. Poi l’auspicio per una sempre maggiore collaborazione, che coinvolga anche «l’altra voce della fede abramitica», i musulmani. «Ribadiamo e difendiamo il diritto degli ebrei ad avere uno Stato in cui poter vivere in sicurezza», dicono i vescovi, che aggiungono: «Ci riserviamo d’altronde la libertà e la possibilità di esercitare uno sguardo critico sulle scelte dei governi israeliani, come peraltro facciamo con i governi di altri Paesi e verso il nostro stesso governo». Poi la condanna di ogni terrorismo e la vicinanza «alle vittime del popolo ebraico e a quelle del popolo palestinese nella tragedia Gaza». «Auspichiamo una soluzione che consenta a entrambi, come anche agli altri gruppi presenti in quei territori, una convivenza pacifica», notano i vescovi.
I rabbini: no alla demonizzazione di Israele
Anche l’Assemblea rabbinica italiana ha pubblicato il proprio Messaggio in vista della Giornata, ponendo al centro l’idea che Dio «sceglie un popolo e una terra per farne strumenti di bene per il mondo intero; per mezzo loro la benedizione deve infine giungere a tutte le genti». L’impegno morale esemplare del popolo ebraico, aggiungono i rabbini, si esprime anche «nel rapporto inscindibile con una terra che non è semplicemente una sede nazionale ma, al contrario, si prospetta pienamente come parte essenziale della missione che Dio affida ai figli d’Israele». Dalle comunità ebraiche italiane viene assicurato l’impegno «a riprendere un percorso di dialogo che ha molto risentito di momenti di incomprensione e di profonde divergenze riguardo i travagliati tempi che stiamo vivendo». I temi «su cui si sono registrate le sensibilità più discrepanti, particolarmente legate al tragico conflitto in Israele e a Gaza», si legge ancora, andranno affrontate «nelle forme e nelle sedi opportune», ma l’auspicio è che «la delegittimazione dello Stato d’Israele, cui sempre più spesso assistiamo» costituisca «una comune preoccupazione». Questo perché «la drammatica correlazione tra demonizzazione dello Stato d’Israele e diffusione di antisemitismo richiede la massima attenzione nella formulazione di giudizi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA





