Trump assicura: «Mai così vicini alla fine della guerra in Ucraina»
di Vincenzo Savignano, Berlino
A Berlino le delegazioni americana e ucraina “vedono” l’accordo, sciolto il nodo Nato. Zelensky: progressi sulle garanzie di sicurezza. La Casa Bianca: «Risolto il 90%, la Russia accetterà»

«Mai così vicini alla fine della guerra». Le parole di Donald Trump sono arrivate a conclusione dei colloqui di Berlino fra le delegazioni di Ucraina, Usa e leader europei. Sul tavolo un’intesa di pace in 20 punti, una garanzia di sicurezza e un piano di ricostruzione per Kiev. Sono questi i tre documenti principali su cui si sono confrontate le squadre negoziali. Una maratona intensa, costruttiva e positiva che avrebbe portato a una proposta concreta di cessate il fuoco, garantita da Stati Uniti e Europa. Il summit si è svolto in una capitale tedesca blindata da 3.600 agenti, da droni che hanno sorvolato senza sosta la città e da motoscafi, che dall’alba a notte fonda, hanno solcato il fiume Spree nei pressi dei palazzi istituzionali della capitale tedesca. Ieri, dopo il vertice con la delegazione di Washington, conclusosi nel primo pomeriggio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è recato in visita al Bundestag, proprio in quei momenti gli uffici del Parlamento sarebbero stati colpiti da un attacco hacker, molti i pc andati in tilt o completamente bloccati. Momenti di tensione, ma il vertice è andato avanti. Tutte le parti coinvolte nei colloqui di ieri e domenica hanno definito gli incontri «non facili, ma comunque produttivi». «I leader europei hanno dato un grande supporto», ha sottolineato il capo della Casa Bianca, il quale ha detto di avere avuto una lunga conversazione con il presidente ucraino e di avere parlato più volte con Putin.
Conferenza Merz-Zelensky
«C’è una dinamica positiva. Stiamo gettando le basi per un cessate il fuoco duraturo, che deve essere garantito da sostanziali garanzie di sicurezza legali e materiali da parte degli Stati Uniti e dagli europei». Sono le parole del cancelliere Friedrich Merz, che ha sottolineato l’importanza del ruolo svolto dalla delegazione Usa e dal presidente Donald Trump: «Ciò che gli Stati Uniti hanno messo sul tavolo qui a Berlino in termini di garanzie legali e materiali è davvero notevole. Si tratta di un passo avanti molto importante per arrivare a una soluzione negoziale». Zelensky si è detto cautamente ottimista: «Abbiamo compiuto passi concreti per un accordo duraturo». Il presidente ucraino sarebbe favorevole a un cessate il fuoco lungo l’attuale linea del fronte. La Casa Bianca in una nota ha sottolineato: «Crediamo che alla fine la Russia accetterà. A Berlino è stato risolto il 90% delle questioni relative al conflitto».
Le garanzie di sicurezza
Secondo molti analisti è stato il tema più complesso affrontato nella due giorni di colloqui: come prevenire un nuovo attacco all’Ucraina nel caso venisse dichiarato il cessate il fuoco. Zelensky a Berlino avrebbe di nuovo confermato che l’Ucraina non chiederà di essere ammessa nella Nato. Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, l’ipotesi non è mai stata presa realmente in considerazione. Tuttavia, anche ieri, nell’ultimo confronto tra Zelensky e gli inviati Usa, Steve Witkoff e Jared Kushner, sarebbe stato confermato il principio fondamentale che ha ispirato la Nato in Ucraina: proteggere Kiev come se fosse un partner aggredito. Per quest’ultima è la garanzia di sicurezza più efficace. Dopo quasi quattro anni di guerra, le truppe russe occupano circa un quinto del territorio e rivendica anche il 10% del Donbass ancora sotto crontrollo di Kiev. Zelensky ha riaffermato che solo il popolo ucraino può decidere in merito, tramite un referendum.
Beni russi
L’Ue intende utilizzare i circa 200 miliardi di euro di beni russi congelati in Europa per fornire sostegno finanziario all’Ucraina. Il piano prevede che la società Euroclear, con sede a Bruxelles, presti il denaro all’Ue, la quale, a sua volta, lo verserà a Kiev. Il Belgio, dove ha sede Euroclear, è particolarmente contrario, poiché teme ritorsioni da parte di Mosca. In serata sono proseguiti i colloqui tra il presidente ucraino e i principali leader europei, ai quali si sono poi uniti gli inviati Usa. Oltre al cancelliere Friedrich Merz, Zelensky ha incontrato Keir Starmer (Regno Unito), Emmanuel Macron (Francia), Giorgia Meloni (Italia), Donald Tusk (Polonia), Mette Frederiksen (Danimarca), Jonas Gahr Störe (Norvegia), Alexander Stubb (Finlandia) e Dick Schoof (Paesi Bassi). In un comunicato congiunto i leader hanno riaffermato che i confini non devono essere cambiati con la forza, che sosterranno un referendum tra gli ucraini se Zelensky lo riterrà necessario e che alcune questioni dovranno essere risolve «nelle fasi finali dei negoziati». Propongono una «forza multinazionale», a guida europea e sostenuta dagli Usa, di «monitoraggio e verifica del cessate il fuoco». Al vertice hanno partecipato anche la presidente Ue, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Europeo, António Costa, e il Segretario generale della Nato, Mark Rutte.
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