A Nicea riemerge un “Gesù Pastore” unico in Anatolia
Una scoperta che potrebbe riscrivere la storia dell’arte cristiana a partire da una camera funeraria in una necropoli dell'antica Nicea

Un importante affresco è tornato alla luce nella necropoli di Hisardere, alle porte di İznik, l’antica Nicea. Durante una campagna di scavi, gli archeologi hanno infatti individuato l’unica raffigurazione nota in Anatolia del Cristo “Buon Pastore”, uno dei simboli più importanti del primo immaginario cristiano. La scoperta, accolta con entusiasmo dalla comunità scientifica, getta nuova luce sul mosaico religioso e culturale dell’Asia Minore nel III secolo d.C.
L’immagine, dipinta sulla parete nord di una camera funeraria ipogea, mostra un Gesù giovane, vestito con una tunica semplice, nell’atto di portare sulle spalle un capro, mentre altre coppie di animali gli stanno ai lati. È un’iconografia che guarda ancora al linguaggio figurativo romano del II–III secolo, molto prima che l’arte bizantina cristallizzasse l’immagine del Cristo barbato e ieratico. Una rappresentazione dunque che da un lato si porta dietro l’eco del mondo pastorale e mitologico greco-romano, dall’altro l’affermazione di un simbolo cristiano radicato nelle Scritture: «Io sono il buon pastore», recita il Vangelo di Giovanni, che nelle prime comunità fungeva da metafora di protezione e salvezza.
La tomba che conserva l’affresco, datata al III secolo, si distingue per il buono stato di conservazione: soffitto e tre delle quattro pareti sono infatti intatti, decorati da pitture vivaci che includono anche una scena di banchetto, tipico tema dell’arte funeraria romana. La coesistenza, all’interno dello stesso ambiente, di motivi pagani e simboli cristiani insieme, testimonia il clima di transizione religiosa dell’epoca, quando le nuove credenze si intrecciavano ancora con il repertorio iconografico tradizionale.
Gli scavi, condotti sotto la direzione di Tolga Koparal e il coordinamento scientifico del Prof. Aygün Ekin Meriç, hanno permesso di documentare con precisione l’architettura funeraria: una kline (lettino su cui i commensali si reclinavano durante il simposio o il banchetto) rivestita da lastre di terracotta, su cui venivano deposti i defunti, e una struttura compatibile con le sepolture di famiglie agiate che frequentavano la necropoli tra II e V secolo d.C.
La figura del “Gesù Pastore”, prima attestazione cristiana identificata a Hisardere, apre nuova finestra sul ruolo di Iznik nella diffusione del cristianesimo orientale. Una scoperta rara, capace di collegare con immediatezza vita quotidiana, pratiche funerarie e paesaggio religioso di una regione che fu, nei secoli successivi, uno dei cuori pulsanti della spiritualità cristiana.
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