Zuppi: un simposio con tutte le Chiese cristiane a gennaio
di Alvise Sperandio, Venezia
Il presidente della Cei annuncia l'evento ecumenico che si terrà a Bari durante la celebrazione per i 60 anni dall'abolizione delle scomuniche tra cattolici e ortodossi

«Il 23 e 24 gennaio prossimi si terrà a Bari il primo simposio delle Chiese cristiane in Italia, come via al cammino di dialogo e comunione». Ad annunciarlo, oggi a Venezia, è stato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenuto alla celebrazione ecumenica del 60° anniversario della reciproca abolizione delle scomuniche del 1054 tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, condivisa nel 1965 da san Paolo VI e dal patriarca di Costantinopoli Atenagora. Zuppi ha ricordato il primo viaggio apostolico di Leone XIV in Turchia e in Libano, conclusosi proprio ieri, e l’incontro con Bartolomeo I: «Continuiamo a camminare con ferma determinazione, nell’amore e nella verità, verso l’auspicato ripristino della piena comunione tra le nostre Chiese sorelle».
La celebrazione è iniziata nella chiesa di San Zaccaria, che custodisce il corpo di sant’Atanasio di Alessandria, che visse il Concilio di Nicea del 325; poi si è conclusa nella chiesa di San Giorgio dei Greci, della comunità ortodossa. «Consapevole che l’unità dei cristiani non è semplicemente risultato di sforzi umani, ma un dono che viene dall’alto – ha affermato Zuppi – invitiamo tutti i membri delle nostre Chiese, clero, monaci, persone consacrate e fedeli laici a confermare il compimento della preghiera che Gesù Cristo ha rivolto al Padre, perché tutti siano una cosa sola».
In precedenza il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, aveva sottolineato l’importanza dell’appuntamento nella città dei ponti per definizione e città ponte tra Oriente e Occidente. «Venezia è città che fa dell’ideale ecumenico una sua peculiare vocazione. L’incontro fa parte della sua stessa identità: e questa vocazione ecumenica, che appartiene alla storia e alla cultura della città, può oggi diventare segno profetico per il nostro tempo in cui l’umanità avverte nuovamente necessità di ponti, di riconciliazione, di pace. Possiamo dire che Venezia oltre ad essere un luogo è un modo d’essere».
La celebrazione è proseguita col canto del Gloria, la proclamazione del Vangelo e l’intervento del metropolita ed esarca Polykarpos. «La dimensione mediterranea dell’ecumenismo, resa evidente dall’abbraccio tra Roma e Costantinopoli, favorì la riscoperta della comune radice greco-latina della civiltà europea – ha detto il metropolita d’Italia e esarca dell’Europa Meridionale –. In tal senso, la revoca degli anatemi del 1965 può essere considerata non solo un evento religioso, ma anche un atto fondativo dell’Europa spirituale contemporanea. Oggi, nel contesto di una società frammentata e secolarizzata, l’unità dei cristiani assume un valore simbolico ancora più alto: è testimonianza di cooperazione nella diversità e di impegno comune per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato».
Polykarpos ha aggiunto che «l’evento del 1965 ha avuto un valore paradigmatico: ha mostrato che la Chiesa, aprendosi e accogliendo l’“altro”, poteva aprirsi anche alla modernità, senza rinunciare alla propria identità. Ha contribuito a formare una generazione di teologi, intellettuali e operatori pastorali convinti che la comunione non è uniformità, ma incontro nella diversità». Quindi ha concluso: «A distanza di sessant’anni, l’abbraccio di Gerusalemme e la revoca degli anatemi restano un segno profetico di ciò che l’umanità intera continua a cercare: un linguaggio di riconciliazione che, pur nella pluralità delle tradizioni, possa testimoniare la forza unificante del Vangelo».
Da San Zaccaria i partecipanti si sono spostati nella vicina chiesa di San Giorgio dei Greci, della comunità ortodossa, che ha, tra le sue opere d’arte, un’antica e preziosa icona del Cristo Pantocratore del XIV secolo, trasportata a Venezia da Costantinopoli prima della caduta dell’impero bizantino. Qui il cardinale Zuppi ha tenuto la sua riflessione conclusiva, seguita dalla professione di fede col Credo, lo scambio della pace e la benedizione. «La memoria del 1965 ci riporta ai giorni nostri: il viaggio di papa Leone XIV e l’incontro con il patriarca Bartolomeo I, le parole della Dichiarazione comune che ci hanno consegnato, confermano questo nostro incontro. Non è un caso – ha sottolineato il presidente della Cei – che papa Leone abbia scelto di compiere il suo primo viaggio apostolico nella terra che è legata inscindibilmente alle origini del cristianesimo e oggi richiama i figli di Abramo e l’umanità intera a una fraternità che riconosca e apprezzi le differenze».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Temi






