Nuoro si schiera con il vescovo Mura: no al carcere riservato ai boss
È stato il presule a denunciare l'arrivo in massa dei detenuti al 41 bis: «Un duro colpo per la città». Dopo le sue parole è partita la levata di scudi dei cittadini

«Alla Messa di Natale potrei trovarmi davanti solo 20 detenuti… ». Due giorni fa il vescovo di Nuoro Antonello Mura aveva lanciato l’allarme: l’istituto penale cittadino si sta svuotando «per farne un carcere che ospiti solo detenuti sottoposti al 41bis». È la conferma di quanto anticipato da Avvenire nel settembre scorso: dopo la sezione già pronta a Cagliari per i boss mafiosi (arriveranno nel 2026), anche a Badu 'e Carros nei mesi scorsi c’erano stati sopralluoghi per riceverne altri. Adesso l’improvvisa accelerazione denunciata da Mura. «Ma mi sorprende che tutti vengano a sapere le cose da un vescovo… Mi hanno chiamato tutti, mi hanno citato persino in Parlamento - spiega ad Avvenire -. Eppure i preparativi sono in corso già da un pezzo. Un’intera sezione è già stata svuotata, tanti altri si stanno preparando a partire per altre destinazioni». Il vescovo nel suo editoriale aveva parlato di «via vai di pullman che si spostano da Nuoro. Due più due, continua a fare quattro. Dico a voce alta che sarebbe un colpo alla città e a tutto il territorio. Spero di sbagliarmi, mi auguro di essere smentito». Finora però non è accaduto. Anzi, secondo quanto risulta ad Avvenire si tratta di "una prospettiva molto concreta", destinata ad andare in porto in tempi brevi. Difficile invece che accada altrettanto per Cagliari e Sassari, dove comunque arriveranno altri boss (92 nel capoluogo regionale). Nelle altre sezioni resteranno anche i detenuti comuni.
Secondo Mura, il rischio adesso è di “trovarsi una fortezza inaccessibile nel cuore della città. Con il risultato di veder vanificato tutto il percorso di inclusione avviato dalle associazioni del territorio e dai tanti volontari”. Con i detenuti sottoposti al regime di massima restrizione, nulla di tutto questo sarebbe più possibile. "Nuoro non merita di diventare una 'grande enclave', etichettata come 41bis – ha sottolineato Mura -. Inaugurando, tra le case, un futuro che non vede più il carcere come luogo per riabilitarsi, ma solo per esistere come sepolti vivi. In discussione, giusto ribadirlo, non è la possibilità che uno Stato metta in atto 'restrizioni necessarie per il soddisfacimento' delle esigenze di sicurezza di tutti i cittadini - a Nuoro esiste già un'ala del carcere denominato 41bis (con 6 detenuti) - ma che un intero carcere venga destinato a questo scopo, mettendo in atto un trattamento che sa più di annientamento della persona che di rieducazione. Se in una città si avesse un carcere così, esso non aiuterebbe e non educherebbe nessuno. Legittimerebbe una società spietata e senza futuro”.
La levata di scudi, dopo le parole di Mura, è stata unanime. Il sindaco di Nuoro Emiliano Fenu parla di “forte preoccupazione: un'ipotesi del genere richiama un'idea di relegazione e marginalità che si pensava definitivamente superata e non può essere affrontata come una mera riorganizzazione amministrativa. Deve essere chiaro che la città, impegnata in un percorso di rilancio chiaro e riconoscibile, non può apparire come una colonia penale”.
Anche Alessandra Todde, governatrice sarda, ha usato toni fermi. "Raccolgo la preoccupazione del vescovo di Nuoro, monsignor Antonello Mura, in relazione al carcere di Badu 'e Carros. L'ipotesi che il carcere venga svuotato e ristrutturato per ottenere una struttura destinata esclusivamente ai detenuti sottoposti al regime del 41-bis è concreta ed imminente. Se confermata, sarebbe una scelta gravissima per Nuoro e per l'intero territorio. Non un intervento temporaneo, ma una decisione strutturale, assunta senza alcun confronto con la Regione. Una punizione per una città, per un territorio e per un'isola che faticosamente stanno rialzando la testa”. La presidente Todde ha poi ripercorso i tentativi di confronto avviati con il governo nazionale sul tema dei 41 bis, che rischiano di trascinarsi dietro i familiari e in generale una rete “logistica” destinata ad aumentare il peso della presenza dei clan sull’Isola. "Il 3 dicembre ho scritto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per contestare il trasferimento in Sardegna di un numero elevato di detenuti al 41-bis, senza ottenere alcuna risposta. Prima ancora avevo chiesto al Ministro della Giustizia l'apertura di un confronto formale, che era stato garantito e poi disatteso. Non solo non mi sono state fornite risposte o rassicurazioni ma sono stata accusata di allarmismo. È inaccettabile che un intero carcere venga ristrutturato e destinato esclusivamente a questo regime, concentrando in Sardegna costi, rischi e carichi che ricadono sulle comunità locali. Sull'isola intera, un'isola che sogna un riscatto con l'Einstein Telescope e che invece viene condannata senza appello alle infiltrazioni mafiose”.
Critica anche Confindustria Sardegna Centrale. Il presidente Pierpaolo Milia esprime "il totale disappunto e la massima preoccupazione per il piano che si sta delineando sul carcere di Badu 'e Carros. Non possiamo accettare che Nuoro e il suo territorio vengano considerati dal Governo centrale soltanto quando si tratta di adottare scelte penalizzanti e mai quando servono decisioni di sviluppo, investimento e sostegno concreto. È paradossale che lo Stato mostri attenzione verso questo territorio solo per scelte che lo penalizzano, anziché valorizzarlo come merita. Da decenni la Sardegna centrale, il Nuorese e le sue aree interne attendono risposte concrete dal Governo centrale su infrastrutture, mobilità, opportunità per le imprese e per i giovani. Invece, l'unica risposta che arriva è quella di un ulteriore isolamento sociale e territoriale".
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