Anche Conte ad Acerra per il campo dedicato a una vittima dell'Heysel
di Redazione
Il vescovo Antonio Di Donna e l'allenatore del Napoli hanno inaugurato l'impianto del Centro diurno Caritas in memoria di un medico toscano morto in Belgio

Una «festa della vita che vince sempre sulla morte» perché «ricordiamo un uomo, un medico, che poteva salvarsi, non l’ha fatto e che invece è morto tornando indietro per cercare di salvare un ragazzo». Il vescovo Antonio Di Donna sorride mentre guarda i ragazzi a rischio del Centro diurno della Caritas di Acerra gioire e cantare all’arrivo dell’allenatore del Napoli campione d’Italia Antonio Conte giunto nel pomeriggio del 14 ottobre per la dedica dei locali del Centro sportivo diocesano, alle spalle della Cattedrale, a Roberto Lorentini, medico toscano morto insieme ad altre 38 persone nella calca provocata durante la finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985 nello stadio di calcio “Heysel” in Belgio.
Per il presule «oggi celebriamo il miracolo di duecento ragazzi del Centro storico e di altri luoghi della nostra città che tutti i giorni sotto le finestre di casa mia fanno “caciara” ma studiano anche e si impegnano in attività ludico creative grazie all’impegno gratuito di decine di volontari che cercano di sottrarli al degrado e alla criminalità». Per l’occasione arriva anche Sergio Brio, storico difensore della Juventus e testimone diretto di quella tragica serata, in rappresentanza della squadra di calcio bianconera. L’ex difensore spende parole di grande apprezzamento per la «bellissima struttura» che la diocesi di Acerra ha inaugurato quattro anni fa grazie anche ai fondi dell’otto per mille per la «rinascita» di questo quartiere, e alla presenza di un altro allenatore diventato poi campione d’Italia con il Napoli, Luciano Spalletti. «La vittoria più bella è sapere che questi ragazzi giocheranno su un campo dedicato a Roberto Lorentini» ha aggiunge Brio ricordando quella «tristissima serata».
Andrea Lorentini, cronista sportivo, ricorda commosso i momenti in cui in passato aveva incontrato e intervistato il mister, soprattutto quando era all’Arezzo, squadra della sua città e di papà Roberto, e prima formazione allenata da Antonio Conte. Il presidente dell’Associazione Vittime Familiari dell’Heysel rimarca la «sensibilità» dell’allenatore e la sua vicinanza, da sempre, alle famiglie colpite da quell’immane tragedia, sottolineando l’importanza dei valori nello sport e della «campagna “Io ti rispetto”» portata avanti dall’associazione. Momento centrale del pomeriggio l’arrivo e il breve intervento di Antonio Conte che dice: «Buona sera a tutti, grazie per avermi invitato, vengo in rappresentanza del Calcio Napoli, quindi vi porto un grandissimo abbraccio da parte del presidente, e dei calciatori tutti, e vi abbraccio veramente forte anche io, soprattutto a voi bambini. Oggi mi riporta all’oratorio “Sant’Antonio Fulgenzio” dove sono cresciuto a Lecce. Non avevamo questo campo bellissimo, il nostro era pieno di buche, ma per noi era un campo bellissimo come San Siro nonostante ci fosse solo un palo con un cartellone da basket. Sono cresciuto facendo il chierichetto, anche servendo Messa, i miei genitori mi hanno sempre indicato nella fede un motivo per cercare di superare le difficoltà. Quello che voglio dire, innanzitutto ai ragazzi – grazie ad Antonio per quello che ha detto perché è stato emozionante e mi ha emozionato – è che l’anno scorso è stato uno scudetto di tutti noi, l’abbiamo vinto insieme ed è stato davvero qualcosa di stupendo e bellissimo. Siamo qui soprattutto per ricordare le vittime dell’Heysel, una tragedia che ci deve far capire sempre che la violenza non deve vincere e non vincerà mai, che sia nello stadio o per strada, neanche nel focolare domestico, e su questo dobbiamo essere intransigenti e cercare sempre un’altra via. Vi ringrazio veramente perché è bello ogni tanto riuscire a fare un’immersione, un bagno tra la folla, soprattutto tra tanti bimbi che mi ricordano quando ero bambino. E mi fa piacere davvero vedere che c’è sempre questa connessione tra la fede e lo sport. In bocca a lupo a tutti e cerchiamo sempre di essere migliori».
Prima di Conte uno dei ragazzi dell’oratorio, Antonio anche lui, aveva rivolto emozionatissimo alcune parole di saluto all’allenatore: «Per noi è un onore averla qui stasera. Con lo scudetto ci avete regalato emozioni che non si possono descrivere a parole, l’intera città è scesa in piazza, siamo andati tra i vicoli a festeggiare e gioire pieni di orgoglio. Lei è un grande mister, perché con la positività che riesce a trasmettere ai giocatori aiuta anche noi a trovare motivazioni per impegnarci e conquistare altre vittorie». Al termine del suo discorso di benvenuto, l’intenso e commovente abbraccio tra Conte e Antonio. E’ un «atto simbolico per promuovere l’educazione alla non violenza e la difesa della vita, il rispetto e la lealtà attraverso lo sport, in un tempo di guerre e conflitti» afferma alla fine della serata il direttore della Caritas Vincenzo Castaldo, per il quale «la dimenticanza è più amara della morte» e «ricordare questo tragico evento sia monito per le nuove generazioni» perché coltivino speranza, costruiscano pace e vera umanità» conclude Castaldo.
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