La voglia di vere figli diminuisce tra motivi economici e instabilità
di Cinzia Arena
Il rapporto Istat sulle intenzioni di fecondità fotografa le difficoltà lavorative e abitative ma anche il cambiamento degli stili di vita. I giovani desiderano una famiglia ma in un futuro non definito

L’inverno demografico con un record negativo di nascite che peggiora ogni anno, appena 369mila nel 2024 con un calo di 10mila neonati rispetto all’anno precedente, non è frutto solo della diminuzione dei potenziali genitori ma anche della scarsa propensione ad avere figli. Perché mancano le condizioni di partenza, come un partner, un lavoro remunerativo, una casa adeguata o i servizi per l’infanzia, ma anche per scelta. È quanto emerge dal report dell’Istat sulle intenzioni di fecondità diffuso oggi. L’Italia sta attraversando un’importante trasformazione demografica: il numero di figli per donna ha raggiunto il minimo storico di 1,18 con l’età media al primo parto che sfiora i 32 anni. Sempre più spesso i giovani scelgono di rimandare o rinunciare al progetto di costruire una famiglia con figli tra incertezze economiche e cambiamenti dei modelli di vita.
Nel 2024 appena il 21,1% delle persone di età compresa tra i 18 e i 49 anni (circa 4,5 milioni di persone) intende avere un figlio nei prossimi tre anni. Si fa riferimento sia a coloro che dichiarano di volerlo certamente, sia a coloro che lo ritengono probabile. Vent’anni fa, nel 2003 la percentuale era del 25%. Il calo rispetto è dovuto sia all’aumento della quota di 45-49enni ormai prossimi alla fine del periodo riproduttivo (passati dal 14,7% al 19,9%) che nella maggior parte dei casi hanno già realizzato i propri progetti di genitorialità, sia all’aumento della percentuale di chi dichiara di non desiderare figli nell’immediato (salita al 74,2% con un aumento del 3%). Una quota residua del 4,7% non fornisce informazioni sulle intenzioni di fecondità.
Dal rapporto Istat emerge un atteggiamento contrastante: il desiderio di avere un figlio in un futuro indefinito è molto presente nei più giovani ma diminuisce con l'età. L’81,8% degli under 24, contro la media del 32,6% del campione, desidera diventare genitore da “grande” in particolare i ragazzi (87,2%) più delle ragazze (75,5%), ma nell’immediato, vale a dire entro i tre anni, la percentuale crolla al 10%. Un dato che è la spia di una difficoltà a mettere a terra il progetto per motivazioni esterne. Nel complesso sono soprattutto i 25-34enni a programmare un figlio nei prossimi tre anni (38,5%) e in maniera inferiore i 35-44enni (21,6%) senza distinzioni sostanziali di genere. Sono i papà tra coloro che sono già genitori a sognare di ampliare la famiglia: vorrebbe un altro figlio circa un terzo degli uomini e un quarto delle mamme. A dimostrazione di come sia soprattutto la fatica di conciliare vita lavorativa e familiare a pesare sulla bilancia. Le famiglie infine sono sempre più ristrette con il modello del figlio unico che avanza soprattutto nelle regioni del Nord-Ovest. Il 41,7% degli intervistati desidera due figli (era il 46% nel 2016), il 14,4% ne vuole tre o più (21,8% nel 2016) con un picco tra i più giovani, il 7,5% solamente uno, mentre il 36% non sa indicare un numero preciso.
Tra coloro che non desiderano avere figli, circa 10,5 milioni di persone, un terzo indica come motivazione principale i problemi economici. Un altro 9,4% le condizioni lavorative inadeguate e l’8,6% la mancanza di un partner. La metà delle donne in età riproduttiva pensa che l’arrivo di un figlio peggiori le proprie opportunità di lavoro (percentuale che sale al 66% tra le under24), mentre gli uomini non prospettano effetti negativi sulla propria carriera (59%). Tra le condizioni necessarie ma non sufficienti per programmare un figlio la misura ritenuta più importante è il sostegno economico. Sono soprattutto le donne 40-49enni a ritenere prioritario il sostegno economico; il 26,1% delle persone attribuisce i punteggi più alti ai servizi per l’infanzia e sono in misura maggiore i più giovani (18-29 anni 28,0%) a indicare questo intervento come funzionale al sostegno alla natalità. Le politiche abitative si collocano al terzo posto della graduatoria: il 23,1% indica come prima o seconda politica più importante la possibilità di avere affitti o mutui agevolati. Al quarto posto invece le politiche lavorative, che si pongono nelle prime due posizioni per il 20,2% delle persone, e raggiungono il 22,6% tra i giovani di 18-29 anni. Infine, le politiche di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare sono fondamentali per il 14,8%.
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