La voglia di vere figli diminuisce tra motivi economici e instabilità

Il rapporto Istat sulle intenzioni di fecondità fotografa le difficoltà lavorative e abitative ma anche il cambiamento degli stili di vita. I giovani desiderano una famiglia ma in un futuro non definito
December 22, 2025
La voglia di vere figli diminuisce tra motivi economici e instabilità
Nel 2025 si preannuncia un nuovo calod elle nascite: nei primi sette mesi dell'anno sono state 198mila il 6,5% in meno rispetto all'anno precedente
L’inverno demografico con un record negativo di nascite che peggiora ogni anno, appena 369mila nel 2024 con un calo di 10mila neonati rispetto all’anno precedente, non è frutto solo della diminuzione dei potenziali genitori ma anche della scarsa propensione ad avere figli. Perché mancano le condizioni di partenza, come un partner, un lavoro remunerativo, una casa adeguata o i servizi per l’infanzia, ma anche per scelta. È quanto emerge dal report dell’Istat sulle intenzioni di fecondità diffuso oggi. L’Italia sta attraversando un’importante trasformazione demografica: il numero di figli per donna ha raggiunto il minimo storico di 1,18 con l’età media al primo parto che sfiora i 32 anni. Sempre più spesso i giovani scelgono di rimandare o rinunciare al progetto di costruire una famiglia con figli tra incertezze economiche e cambiamenti dei modelli di vita.
Nel 2024 appena il 21,1% delle persone di età compresa tra i 18 e i 49 anni (circa 4,5 milioni di persone) intende avere un figlio nei prossimi tre anni. Si fa riferimento sia a coloro che dichiarano di volerlo certamente, sia a coloro che lo ritengono probabile. Vent’anni fa, nel 2003 la percentuale era del 25%. Il calo rispetto è dovuto sia all’aumento della quota di 45-49enni ormai prossimi alla fine del periodo riproduttivo (passati dal 14,7% al 19,9%) che nella maggior parte dei casi hanno già realizzato i propri progetti di genitorialità, sia all’aumento della percentuale di chi dichiara di non desiderare figli nell’immediato (salita al 74,2% con un aumento del 3%). Una quota residua del 4,7% non fornisce informazioni sulle intenzioni di fecondità.
Dal rapporto Istat emerge un atteggiamento contrastante: il desiderio di avere un figlio in un futuro indefinito è molto presente nei più giovani ma diminuisce con l'età. L’81,8% degli under 24, contro la media del 32,6% del campione, desidera diventare genitore da “grande” in particolare i ragazzi (87,2%) più delle ragazze (75,5%), ma nell’immediato, vale a dire entro i tre anni, la percentuale crolla al 10%. Un dato che è la spia di una difficoltà a mettere a terra il progetto per motivazioni esterne. Nel complesso sono soprattutto i 25-34enni a programmare un figlio nei prossimi tre anni (38,5%) e in maniera inferiore i 35-44enni (21,6%) senza distinzioni sostanziali di genere. Sono i papà tra coloro che sono già genitori a sognare di ampliare la famiglia: vorrebbe un altro figlio circa un terzo degli uomini e un quarto delle mamme. A dimostrazione di come sia soprattutto la fatica di conciliare vita lavorativa e familiare a pesare sulla bilancia. Le famiglie infine sono sempre più ristrette con il modello del figlio unico che avanza soprattutto nelle regioni del Nord-Ovest. Il 41,7% degli intervistati desidera due figli (era il 46% nel 2016), il 14,4% ne vuole tre o più (21,8% nel 2016) con un picco tra i più giovani, il 7,5% solamente uno, mentre il 36% non sa indicare un numero preciso.
Tra coloro che non desiderano avere figli, circa 10,5 milioni di persone, un terzo indica come motivazione principale i problemi economici. Un altro 9,4% le condizioni lavorative inadeguate e l’8,6% la mancanza di un partner. La metà delle donne in età riproduttiva pensa che l’arrivo di un figlio peggiori le proprie opportunità di lavoro (percentuale che sale al 66% tra le under24), mentre gli uomini non prospettano effetti negativi sulla propria carriera (59%). Tra le condizioni necessarie ma non sufficienti per programmare un figlio la misura ritenuta più importante è il sostegno economico. Sono soprattutto le donne 40-49enni a ritenere prioritario il sostegno economico; il 26,1% delle persone attribuisce i punteggi più alti ai servizi per l’infanzia e sono in misura maggiore i più giovani (18-29 anni 28,0%) a indicare questo intervento come funzionale al sostegno alla natalità. Le politiche abitative si collocano al terzo posto della graduatoria: il 23,1% indica come prima o seconda politica più importante la possibilità di avere affitti o mutui agevolati. Al quarto posto invece le politiche lavorative, che si pongono nelle prime due posizioni per il 20,2% delle persone, e raggiungono il 22,6% tra i giovani di 18-29 anni. Infine, le politiche di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare sono fondamentali per il 14,8%.
© riproduzione riservata

© RIPRODUZIONE RISERVATA