Il fuggiasco, lo scafista, l'omicida: chi sono i 5 graziati da Mattarella

Sono cinque gli atti di clemenza firmati dal Quirinale alla vigilia di Natale, secondo una prerogativa costituzionale che il capo dello Stato ha esercitato 27 volte su oltre 1.500 pratiche esaminate: ecco le storie
December 22, 2025
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Cinque decreti di grazia, firmati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, riaccendono il riflettore su uno degli strumenti più delicati e meno frequenti dell’ordinamento: la clemenza individuale. A darne notizia è stato il Quirinale, precisando che i provvedimenti sono arrivati al termine dell’istruttoria prevista e sulla base del parere favorevole del ministro della Giustizia. I casi riguardano storie molto diverse tra loro. C’è innanzitutto la vicenda di Bardhyl Zeneli, condannato per evasione dagli arresti domiciliari: un reato che, secondo i pareri concordi del magistrato di sorveglianza e del procuratore generale, non sarebbe in realtà configurabile nei fatti contestati. In questo caso la grazia interviene come strumento di giustizia sostanziale, sanando una distorsione giuridica prima ancora che umanitaria. Diversa, e più dolorosa, la storia di Franco Cioni, condannato per l’omicidio volontario della moglie, malata terminale, con cui aveva condiviso mezzo secolo di vita. Qui il capo dello Stato ha tenuto conto delle condizioni di salute del condannato, del perdono espresso dalla sorella della vittima «e della particolare condizione in cui il gesto è maturato». Una decisione che non cancella la gravità del reato, ma riconosce la singolarità tragica della vicenda.
La grazia ha poi riguardato Alessandro Ciappei, condannato per una truffa risalente a oltre dieci anni fa, valutata di modesta gravità e legata a una condotta occasionale; e Gabriele Spezzuti, per il quale è stata estinta la parte residua di una pesante multa legata a reati di droga commessi nel 2005, dopo l’espiazione della pena detentiva e in assenza di ulteriori condotte illecite. Più complesso, infine, il caso di Abdelkarim Alla F. Hamad, condannato a trent’anni per concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione. Qui la grazia è stata solo parziale. A pesare sono stati la giovane età al momento dei fatti, il lungo periodo di detenzione già scontato e il percorso di recupero riconosciuto dall’autorità giudiziaria. Gli stessi giudici della Corte d’appello di Messina avevano sottolineato come, per ridurre lo scarto tra la pena legalmente applicata e la dimensione morale della colpevolezza, l’unico strumento possibile fosse proprio l’atto di clemenza.
I numeri aiutano a inquadrare la portata di queste decisioni. Nel corso del secondo mandato, Mattarella ha concesso 27 grazie su oltre 1.500 pratiche esaminate. La stragrande maggioranza delle richieste è stata rigettata o archiviata, spesso perché le esigenze di tutela risultavano già soddisfatte da sospensioni condizionali o misure alternative al carcere. Un dato che restituisce l’immagine di un uso estremamente prudente e selettivo della grazia, lontano da ogni automatismo.

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