L’allarme delle toghe contabili: «Con la riforma controlli ardui sugli sprechi»
L'associazione dei magistrati della Corte dei conti lancia un ultimo appello prima dell'approvazione in Senato del testo Foti: col tetto al danno erariale si deresponsabilizzano i funzionari pubblici, chiediamo emendamenti "last minute"

«Convocare l’aula il 27, dopo la sessione di bilancio, tra le festività natalizie e la chiusura di fine anno, fa presupporre un’approvazione frettolosa della riforma della Corte dei Conti. Ci auguriamo che il Senato rifletta sul “se” e sul “quando” approvarla, perché contiene diverse criticità». I modi di Donato Centrone, presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati contabili, sono inappuntabili. Ma il suo tono è preoccupato. E le obiezioni sollevate sui contenuti del disegno di legge Foti sono circostanziate e quasi “da ultimo appello”. Già, perché il tempo per convincere il legislatore (ossia la maggioranza di centrodestra, visto che le opposizioni sono scettiche o contrarie) a tirare il freno a mano è agli sgoccioli: il 27 dicembre, il testo (già approvato dalla Camera) andrà in Aula al Senato per il via libera definitivo.
Il «warning» di Carlino
e le audizioni inascoltate
A fine 2024 il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, aveva lanciato un primo warning, ritenendo che alcune previsioni della riforma avrebbero finito per indebolire la lotta agli sprechi pubblici. E altri magistrati contabili, anche in audizioni parlamentari, avevano messo a fuoco i problemi. Ciononostante, il testo non è stato emendato e ora sta per diventare legge. Per Angelo Bonelli, di Avs, si tratta di una «vendetta» del Governo dopo il parere della Corte sul Ponte sullo Stretto. Centrone e i suoi colleghi preferiscono «non parlare di politica», ma intendono additare al Paese quali problemi può comportare, per l’erario e per i cittadini, il nuovo assetto della Corte.
Fra i «rischi della riforma», la deresponsabilizzazione dei dipendenti pubblici
Accanto a Centrone parlano i colleghi Elena Papa, Paola Briguori e Angelo Quaglini, descrivendo una «riforma frettolosa e priva di una visione sistemica», che «rischia di ridimensionare il ruolo della magistratura contabile» e di «alterare gli equilibri costituzionali posti a tutela della legalità, della finanza pubblica e del corretto utilizzo delle risorse pubbliche», incluse «quelle del Pnrr». Uno dei «rischi principali», avverte Centrone, è l’«eccessiva deresponsabilizzazione di chi maneggia il denaro pubblico», dovuta al tetto al risarcimento del danno erariale per i pubblici dipendenti (limitato al 30% delll’ammontare accertato o al doppio della retribuzione annua lorda, a seconda di quale sia inferiore). Così, ad esempio, su un danno di un milione di euro oggi risarcibile in toto, si scenderebbe a 300mila euro. «E i restanti 700mila», chiosa amara la dottoressa Papa, «li pagherebbero i cittadini, cioè tutti noi». Un tetto ispirato dal voler evitare la paura della cosiddetta “firmite” di sindaci e assessori, ma che per eccesso, lamenta Briguori, privilegia la «tutela del patrimonio dell’amministratore» e la sua libertà di azione, rispetto alla bussola «dell’articolo 97 della Costituzione, che parla di buon andamento dell’amministrazione». E ciò «rischia di minare la funzione deterrente della responsabilità amministrativa». C’è poi la modifica delle procure, da regionali a territoriali, con una centralizzazione dei poteri in capo al procuratore generale, accanto alla «separazione assoluta fra le funzioni requirenti e giudicanti» (ma non delle carriere, come per le toghe ordinarie).
Un eccesso di controlli preventivi potrebbe ingolfare la Corte
Infine, un timore riguarda i controlli preventivi (come quello sul Ponte), poiché la riforma rischierebbe di «ingolfare l’attività delle sezioni della Corte», prevedendoli anche per atti meno rilevanti, di importo inferiore ai 500mila euro. «Gli enti pubblici sono 8mila e se ciascuno ci inviasse un paio di atti arriveremmo a decine di migliaia», ragionano Quaglini e Centrone, rendendo impossibile «esercitare adeguatamente gli altri controlli sui bilanci di enti locali, enti sanitari e Regioni». Attualmente, su quasi 500 toghe contabili, 50 esercitano controlli preventivi: ben 30mila l’anno. Insomma, i nodi sono tanti e tali, avverte Briguori, da meritare in futuro il vaglio della Corte costituzionale. Perciò «ci permettiamo di chiedere al legislatore una ulteriore riflessione. Noi suggeriamo una decina di correzioni chirurgiche, eventualmente prorogando lo scudo erariale, introdotto con la pandemia e che scadrebbe il 31 dicembre». Ci sperate? «È difficile - conclude Centrone -, ma noi continuiamo ad auspicare che i parlamentari ci ascoltino e introducano alcuni emendamenti last minute. E che il confronto con la Corte prosegua sui decreti attuativi. Le nostre porte restano aperte...».
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