martedì 20 agosto 2019
Consultazioni, ecco il calendario. Salvini: rifarei tutto. Renzi: il governo populista ha fallito. La Lega ritira la mozione di sfiducia al premier presentata lo scorso 9 agosto.
Conte al Quirinale (Ansa)

Conte al Quirinale (Ansa)

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia la fine dell'esperienza di governo M5s-Lega dando il via formale alla crisi innescata dalla richiesta della Lega di sfiduciare l'esecutivo. «Qui si arresta il nostro governo», ha dichiarato Conte nel suo intervento in Senato, annunciando che al termine del dibattito parlamentare sarebbe andato al Quirinale per rassegnare le dimissioni.

Infatti dopo le 20 è salito al Colle per incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e rassegnare le dimissioni. Il Capo dello Stato "ha preso atto delle dimissioni e ha invitato il governo a curare il disbrigo degli affari correnti".

Il calendario delle consultazioni inizieranno mercoledì. Alle 16 è attesa al Quirinale il presidente del
Senato Elisabetta Alberti Casellati e alle 16,45 il presidente della Camera Roberto Fico. Poi sarà la volta dei gruppi parlamentari: alle 17,30 il gruppo per le Autoniomie del Senato; alle 18 il gruppo Misto
del Senato; alle 18,30 il gruppo Misto della Camera; alle 19 il gruppo Liberi e Uguali della Camera.
Giovedì si comincia alle 10 con i gruppi di Senato e Camera di Fratelli d'Italia; alle 11 i gruppi parlamentari di Senato e Camera del Partito democratico; alle 12 i gruppi parlamentari di Senato e Camera di Forza Italia-Berlusconi presidente; alle 16 i gruppi di Senato e Camera della Lega-Salvini premier; alle 17 i gruppi di Senato e Camera del Movimento 5 Stelle.

Nonostante la mozione di sfiducia al governo presentata dalla Lega, a oggi nessuno dei ministri del partito - compreso il leader e vice premier Matteo Salvini - si era dimesso. Conte ha definito la decisione della Lega di innescare la crisi «oggettivamente grave», spiegando che essa comporta conseguenze «molto rilevanti» per il Paese. Il premier ha sottolineato che l'avvio della crisi espone l'Italia all'aumento dello spread sui rendimenti del debito pubblico, all'incremento dell'Iva e indebolisce la posizione del Paese nei negoziati con l'Ue per l'assegnazione di un commissario europeo.

Conte ha attaccato direttamente Salvini, accusandolo di aver tradito l'impegno, assunto al varo dell'esecutivo poco più di un anno fa, di discutere con «massima sollecitudine» eventuali divergenze «nel rispetto dei principi di buona fede e leale collaborazione». «Votare è l'essenza della democrazia (...), sollecitare i cittadini a votare ogni anno è irresponsabile», ha affermato Conte. Il premier ha poi sottolineato che l'Italia ha bisogno di una politica di bilancio espansiva senza però che questa metta a rischio i conti pubblici e affermato che l'Italia deve rimanere fedele ai due pilastri delle sue relazioni internazionali, con gli l'area atlantica e con l'Unione Europea.

IL DISCORSO DI GIUSEPPE CONTE

Salvini: rifarei tutto
«Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto». Lo afferma il vicepremier, Matteo Salvini, intervenendo nell'aula del Senato. «Non ho paura del giudizio degli italiani». «Grazie e finalmente, rifarei tutto quello che ho fatto, con la grande forza di essere un uomo libero. Quindi vuole dire che non ho paura del giudizio degli italiani. Chi ha paura degli italiani non è un uomo e una donna libera». «È una novità di oggi, mi dispiace che il presidente del Consiglio mi abbia dovuto mal sopportare per un anno». L'ha detto Salvini replicando al premier Conte ed elencando alcuni aggettivi con cui il presidente del Consiglio l'ha definito: «Pericoloso, autoritario, preoccupante, inefficace, incosciente. Bastava Saviano per raccogliere tutti questi insulti, un Travaglio, un Renzi, non il presidente del Consiglio». «La via maestra sono le elezioni, così gli italiani giudicheranno. Ma se volete tagliare i parlamentari e andiamo a votare? Ci siamo». Così il vicepremier e ministro dell'Interno parlando in aula al Senato dopo le comunicazioni di Giuseppe Conte.

Renzi: il governo populista ha fallito
«Sarebbe facile assistere allo spettacolo sorridendo, ma la situazione impone un surplus di responsabilità. Lei oggi presidente del Consiglio si dimette e il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l'Ue
ci dice che l'esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare». Lo afferma il senatore del Pd Matteo Renzi in aula al Senato. «No si è mai votato in autunno, c'è da evitare l'aumento dell'Iva - aggiunge Renzi - e serve un governo non perché noi ci vogliamo tornare, ma perché l'aumento dell'Iva porta crisi dei consumi non è un colpo di Stato cambiare il governo, ma un colpo di sole aprire la crisi ora: questo è il Parlamento non il Papeete».

Bonino: esecutivo della demagogia al capolinea
«Le dissociazioni postume di un ministro di cui si è coperto fino ieri ogni scelta atto decreto e comportamento mi sembrano troppo poco. Nella mia esperienza parlamentare difficilmente ho assisto ad un governo di cui io mi sia sentita così estranea. Le due forze che hanno sostenuto il governo hanno agito identicamente e per questo le dico che le dissociazioni postume non sono convincenti e per quello che
posso contare penso che tutti dobbiamo batterci contro le politiche che avete perseguito fino a qui, dopo 14 mesi non abbiamo un Paese più ricco, giusto o dinamico ma un Paese incattivito e frustrato. Se tutti i governi con una maggioranza parlamentare sono ugualmente legittimi non sono per questo ugualmente accettabili e questa deferenza a Mattarella mi pare voglia dire 'mi pare che abbiamo combinato un pasticcio non sappiamo come uscirne ci aiuti lei. Un nuovo esecutivo basato sulla retorica anti parlamentare non sia accettabile e nemmeno un governo che volesse attuare la parte "gialla" del programma come se depurato dalla lega fosse condivisibile da chi non lo ha mai fatto quello che è certo è che il governo della demagogia è al capolinea». Lo afferma Emma Bonino di +Europa in aula al Senato.

La Russa: volete un governo peggiore di questo?
«Raramente ho sentito così tanti insulti in un solo intervento con il quale fino al giorno prima sei stato al governo. E te ne potevi accorgere prima amico mio». Così il senatore Fdi Ignazio La Russa rivolgendosi al premier Conte. «Tu hai detto che si può governare bene senza social, è vero - aggiunge - ma non si può governare senza il consenso elettorale». Questa crisi arriva in un momento in cui "se si andasse a votare e si tornasse in quest'aula la composizione sarebbe diversa: gli applausi grillini sarebbero meno e forse nel Pd ci sarebbe qualcuno di più ma non risponderebbe a Renzi. Allora ditela la verità. Noi forti della nostra coerenza ribadiamo che si deve andare a votare perché un governo non può essere di contratto, e voi ne volete fare un altro peggiore di quello che sta cadendo. E quindi dico a Salvini: "Errare è umano, ma perseverare è diabolico"».

Bernini: andare subito al voto
«Non ci possiamo permettere l'esercizio provvisorio e l'aumento dell'Iva che voi avete inserito in legge di Bilancio. Siamo convinti che tutto questo vada evitato» ma per questo bisogna "andare il più velocemente
possibile al voto». Lo ha detto la capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini, in aula. «Ma lei presidente Conte in tutto questo tempo è stato a Palazzo Chigi o sulla Luna?», aggiunge Bernini rivolta al premier in aula, sottolineando che nelle sue comunicazioni «Lei non si è rivolto a noi...». L'esponente di Fi ha ribadito che «il modo più efficace per affrontare i problemi indicati è andare al voto».

Grasso: ora serve governo di largo respiro
«C'è bisogno di altro, di ricucire i lembi spezzati della nostra società» e non di «una campagna elettorale continua». Lo ha detto Pietro Grasso (Leu) intervenendo al Senato dopo le comunicazioni del premier
Giuseppe Conte. «L'Italia non ha bisogno di un accordicchio - ha aggiunto - di un esecutivo dal corto respiro, dominato da tatticismi. Ma serve un governo capace di ribaltare l'agenda, allora avremmo il dovere di provarci, di non risparmiare qualunque tentativo di cambiare per davvero il segno di questi tempi. In quel caso, a quel governo darei il mio convinto voto di fiducia». «C'è bisogno di riscrivere l'agenda del Paese guardando in faccia i problemi del Paese - ha continuato -. Noi abbiamo avversato il governo gialloverde, ma mai lo abbiamo considerato una truffa. È giusto che questo Parlamento da oggi esplori ogni possibilità, non per fame di potere ma per rimanere all'altezza della nostra Costituzione».

Morra: ostentare il rosario in Calabria è un messaggio alla 'ndrangheta
Un intervento tutto mirato sulle inadempienze di Matteo Salvini come ministro dell'Interno nei suoi rapporti con la commissione Antimafia, quello di Nicola Morra (M5s), che ha lamentato come il vice premier si fosse impegnato a intervenire in commissione salvo poi venir meno: «È stata una presa per i fondelli». L'esponente M5s ha ricordato che, per Costituzione, «la sovranità appartiene al popolo che la esercita entro i limiti della Costituzione» e, ha aggiunto rivolto alla Lega, «dovreste sapere che la Carta ha avuto il consenso di tutti», mentre oggi l'atteggiamento attuale è quello di chi non riconosce «i valori di libertà e
democrazia». «Matteo Salvini dopo che l'8 di agosto ha fatto sapere urbi et orbi che bisognava interrompere l'esperienza di governo ha avviato un tour, non un pellegrinaggio, incontrando cittadini, venendo contestato, ma soprattutto ostentando il rosario. Ora in terra di Calabria ostentare il rosario, votarsi alla Madonna, dove c'è il santuario cui la 'ndrangheta ha deciso di consegnarsi significa mandare messaggi che uomini di Stato, soprattutto ministri degli Interni devono ben guardarsi dal mandare. Ma sicuramente è stato per ignoranza, quindi padre perdonalo perché non sapeva quello che faceva». Così il senatore Morra parlando nell'aula del Senato.

E la Lega ritira la sfiducia al premier Conte

Terminata la discussione in Senato la Lega ha ritirato la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte, presentata al Senato lo scorso 9 agosto, ma mai calendarizzata per l'Aula. La decisione, spiegano fonti del Carroccio, è stata presa per due ragioni: la prima è che non avrebbe senso dopo aver ascoltato il premier annunciare
le dimissioni. La seconda, perché avendo aperto uno spiraglio a lavorare assieme per completare le riforme, sarebbe stato incoerente presentarla, prima di aspettare la replica del Premier. Lo fanno sapere fonti della Lega.



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