sabato 7 marzo 2009
Dal creazionismo al Disegno intelligente, i teologi discutono alla Gregoriana sulle varie ipotesi di confronto con le teorie di Darwin Cottier: «Tra scienza e fede la convergenza è possibile, senza concordismi». Numbers: «Che scienziato è Dawkins quando sostiene che i fossili sono la prova che Dio non esiste?»
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«Il mondo non è giunto subito al suo stato attuale, lo sviluppo è progressivo (lo decide Dio nella sua libertà), la materia muta e tende a una forma sempre più perfetta». Con concetti che discendono da Tommaso d’Aquino e anche da Aristotele, il cardinale teologo Georges Cottier, membro della Pontificia Accademia delle Scienze, ha confermato - davanti al grande meeting della Pontificia Università Gregoriana sull’evoluzione dei viventi, che si conclude oggi -- ,la compatibilità della teoria dell’evoluzione con la dottrina della Creazione. Si potrebbe intendere la Creazione come mutazione, ma non è così, spiega il cardinale. «Nella materia le cose si presentano in un 'prima' e in un 'dopo' in cui rivelano mutazioni, ma nella Creazione, che ha prodotto il mondo, non esistono un 'prima' e un 'dopo'». Cottier ammonisce i fautori del fondamentalismo: «Tommaso si opponeva a quei teologi che pretendevano di trovare 'nel tempo' l’inizio del mondo; rilevava che bisogna 'interpretare' la descrizione biblica della Creazione in sei giorni». Il teologo, rileva Cottier, deve proporre «un’ermeneutica corretta del testo biblico». E al tempo stesso, sottolineare la necessità di una dimensione metafisica. L’evoluzione verificata dalle scienze empiriche non può essere ridotta a una 'storia di corpi'. «Il processo evolutivo non si attua procedendo dalle sole energie della natura. Richiede l’intervento diretto di Dio, che con la Creazione compie un atto sovrano di libertà». E ogni individuo creato è persona. Qui il teologo si è soffermato sul concetto capitale dell’anima, «forma del corpo vivente, che oggi per molti è un’idea 'invecchiata' e viene addirittura considerata con ironia. L’anima, che Dio crea immediatamente, ha un’importanza basilare in quanto ci aiuta a inquadrare bene l’evoluzione». Occorre sottolineare questo principio perché nei 150 anni che ci separano dall’Origine delle specie di Darwin «più volte si è cercato di trovare con l’evoluzione una ratifica delle idee materialiste». Naturalmente non tutte le affermazioni e le ipotesi che la scienza prospetta sono certe. Nel confronto fra le varie discipline uno dei rischi è quello dello 'sconfinamento'. «Tra scienza, filosofia e teologia c’è possibilità di convergenza senza concordismi, ma la divergenza può essere salutare. Non bisogna cercare sempre l’accordo totale». Dopo l’intervento del cardinale, tutto il dibattito si è spostato sul tema, sempre molto caldo, delle forme attuali dell’antievoluzionismo, cioè sul creazionismo e sull’Intelligent design. Rispetto al passato sembrano emergere concetti e atteggiamenti nuovi. Jacques Arnould, fisico del Centre National d’Etudes Spatiales, osserva che la teoria di Darwin ha dato una spallata al fissismo, teoria biologica secondo la quale le specie vegetali e animali non subìscono modificazioni. Questa teoria era stata sostenuta da Georges Cuvier, fondatore della paleontologia. Paradossalmente proprio un movimento antievoluzionista come l’Intelligent design appare in costante evoluzione. «Ora mira a richiamare l’attenzione sulla teologia naturale, cioè sulla filosofia che fa parte della metafisica e tratta di ciò che sappiamo di Dio con il solo aiuto della ragione». Arnould non ha dubbi: «La teologia deve assumere come buone le informazioni fornite dalla scienza, lungo la linea indicata da Giovanni Paolo II nel famoso discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze del 1996». Arnould fa notare che oggi i creazionismi sono tanti e questa è l’occasione per una riflessione sempre più profonda sulla Creazione. Un invito a superare i contrasti viene da Jean-Michel Maldamé, dell’Istituto Cattolico di Tolosa, per il quale la fede in un Dio Creatore «apre una prospettiva favorevole sia alla filosofia che alla scienza».La storia recente dell’antievoluzionismo l’ha raccontata l’americano Ronald Numbers, che ha fatto una carrellata sugli aspetti estremi del creazionismo protestante in Usa, in particolare quello degli Avventisti del Settimo giorno, della Young Earth ( Terra 'giovane' perché creata seimila anni fa), delle specie salvatesi con l’Arca di Noè (come si sosteneva ne Il diluvio della Genesi, bestseller del 1961), dei politici americani senza scrupoli, che sfruttavano per fini elettorali i sentimenti dei credenti creazionisti. Poi è passato ad esaminare il 'Disegno intelligente', e ha distinto quello 'debole' da quello 'forte'. Il primo cerca la 'scatola nera' di Darwin e afferma che «la sua teoria non può spiegare la cellula, struttura irriducibilmente complessa». Il secondo si presenta come filosofia naturalista e «ha l’accortezza di non nominare mai Dio nei lavori scientifici». L’Intelligent design non è più soltanto una 'stravaganza Usa' e Numbers riferisce infatti che la maggior parte della popolazione mondiale non crede nella teoria dell’evoluzione. «Mi viene da piangere», dice. «Ma come possiamo meravigliarci di ciò, se gente come Richard Dawkins va affermando che i fossili sono la prova che non esistono nè Dio né l’anima?». Andrè Wenin, dell’Università Cattolica di Lovanio, ha riportato le affermazioni della Bibbia sulla Creazione e sulla centralità dell’uomo osservando che il libro di Giobbe «mitiga però il suo diritto di dominio sulla natura». Ludovico Galleni, dell’Università di Pisa, ha avuto successo citando il principio del «muovere verso la complessità e la consapevolezza» che è l’intuizione di Pierre Teilhard de Chardin.
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