domenica 27 marzo 2016
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a cavallo verso Rio «Finché non salirò sul cavallo e inizierò la gara, non crederò di essere alle Olimpiadi ». Valentina Truppa, 30 anni il 18 marzo scorso, uno dei talenti più puri dell’equitazione italiana, ha un piede e mezzo ai Giochi di Rio 2016 ma ancora non vuole dire nulla. E la scaramanzia non c’entra. «Con quello che mi è successo negli ultimi otto mesi - racconta la ragazza, appuntato dei Carabinieri - non faccio troppi programmi». Valentina, già amazzone azzurra a Londra 2012, dove aveva raggiunto la finale nel dressage («arrivavo da una stagione super e diventammo con il mio cavallo Fixdesign Eremo del Castegno il primo binomio italiano a ottenere quel risultato dopo 20 anni» ricorda fiera) , nel giugno 2015 ha infatti rischiato di terminare la sua carriera a causa di una grave caduta durante un concorso ad Arezzo che le ha procurato un trauma cranico e il coma farmacologico. «Non ricordo nulla di quello che è successo - dice l’atleta che si allena tra il Centro Equestre Monferrato di Asti e quello del Centro Sportivo Carabinieri di Tor di Quinto a Roma - ma quell’incidente di fatto ha ridotto il tempo che avevo a disposizione per raccogliere i punti necessari per continuare la mia strada verso Rio». «In altre parole - specifica - appena rientrata non potevo più sbagliare, dovevo fare buoni risultati subito, nelle prime quattro gare». Un ritorno in sella, avvenuto a fine settembre 2015 per i campioni italiani di dressage di Arezzo, proprio sullo stesso campo di gara dell’incidente («lì nel primo concorso dopo l’infortunio mi si è anche fatto male il cavallo» dice sconsolata) che è sempre stato nella testa di Valentina. «La prima domanda che ho fatto al medico quando mi sono risvegliata all’ospedale di Siena è stata: “Potrò di nuovo cavalcare?” Non fare le gare, ma semplicemente poter risalire sul cavallo». Ci è riuscita e l’incidente l’ha aiutata a riflettere. «Non c’è paura - racconta la quasi 30enne - ma rispetto a quando ero più giovane, diciamo che ci penso un po’ di più. Se vedo un cavallo un po’ inquieto, magari ci lavoro con maggiore attenzione prima di montarlo. Penso di essere stata fortunata, ho avuto una seconda occasione che altri non hanno avuto». Un’altra chance che Valentina sta sfruttando con intelligenza, anche se come ripete più volte per il pass “ufficiale” per Rio ci vorrà ancora tempo. «Nell’equitazione la carta olimpica per il dressage è assegnata alla nazione e non al singolo atleta - spiega Truppa - io l’ho conquistata per l’Italia ma in teoria non è detto che quel posto lo occupi io». «In più - specifica la ragazza - bisogna qualificare i cavalli, nel mio caso Ranieri e Chablis. Per ot- tenere i punti la Federazione italiana sport equestri ha stilato un calendario di gare che assegneranno punti nei prossimi mesi. Alla fine, a giugno, si farà la classifica definitiva ». Un’altra partecipazione olimpica, a cui manca poco («se dovessi in una scala da uno a dieci a che punto del percorso sono, direi di essere al sette» spiega) che sarebbe un nuovo capitolo di una passione, quella per i cavalli che Valentina coltiva fin da bambina. «Nella mia famiglia - ricorda l’appuntato dei Carabinieri - cavalcava già mio padre (suo allenatore e giudice internazionale n.d.R) e a quattro anni ero in sella ». Un divertimento che è diventato sport e infine una professione, con tanti successi a livello giovanile e soddisfazioni tra i “grandi”, come il bronzo nella finale di Coppa del Mondo nel 2012. Una scalata che la 30enne nata a Milano ha intrapreso partendo da una grande passione e da una situazione dal punto di vista economico assolutamente normale. «Alcune cose costano più che in altri sport- spiega Valentina - per esempio quando si viaggia lo si fa in due, tu e il cavallo e il suo trasferimento costa un po’ di più». «Dall’altro lato però- prosegue l’atleta dei Carabinieri - non abbiamo mai speso cifre folli per un animale, parliamo al massimo di 4-5mila euro». «È una scelta sì economica ma non solo - dice ancora Valentina - perché il bello del mio sport è quello di “insegnare” ai cavalli e prenderne uno costoso e già fatto, mi sembra come avere la pappa pronta». «Addestrare da zero o quasi un cavallo spiega - è molto importante. Si crea un rapporto strettissimo, quasi di simbiosi, in cui il cavallo conosce te e tu conosci lui». E i cavalli come le persone hanno un carattere. «Ci sono animali che vanno bene con alcuni cavalieri e malissimo con altri - racconta Valentina Truppa - per quanto mi ri- guarda, preferisco cavalli con carattere, cioè quelli che non fanno un movimento perché glielo hai imposto ma perché glielo hai insegnato ». Doti, quelle del destriero sono fondamentali ad alto livello. «Su un 100% - dice l’atleta nata a Milano - il cavallo incide intorno al 60-65%». Un rapporto d’importanza che si vedrà anche sul campo di gara di Rio, dove Valentina, anche se ancora non ha la certezza assoluta di andare, è sicura di una cosa. «Sarò come sempre emozionata conclude Truppa - ma vivrò la competizione soprattutto come una gara normale, dato che rispetto a Londra ho quattro anni di concorsi in più e soprattutto perché un’Olimpiade l’ho già vissuta». © RIPRODUZIONE RISERVATA Equitazione La stella del dressage azzurro, ritornata in pista dopo il coma per un incidente in gara l’anno scorso, è riuscita a ottenere per l’Italia il pass olimpico: «Penso di essere stata fortunata, ho avuto una seconda chance, ad altri non è stata concessa» DRESSAGE. Valentina Truppa, 30 anni, carabiniere, milanese di nascita ma astigiana d’adozione, punta ai Giochi olimpici di Rio
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