martedì 5 giugno 2018
Al Roland Garros successo storico del palermitano che batte Djokovic e si prepara a sfidare l’austriaco Thiem per centrare la finale
Marco Cecchinato, 25 anni, esulta dopo aver battuto Novak Djokovic

Marco Cecchinato, 25 anni, esulta dopo aver battuto Novak Djokovic

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Lacrime benedette, lacrime di chi ha vinto. Una vittoria creata con le proprie mani, pezzo su pezzo, arrangiandosi qualche volta, altre invece mostrando qualità enormi. Marco Cecchinato batte (6-3, 7-6, 1-6, 7-6) il campione che anni fa allenava, che aiutava a entrare in forma. Oggi, al posto di Novak Djokovic, antico numero uno del tennis e ora n. 22, c’è lui. È in semifinale al Roland Garros. Là dove un italiano mancava da 40 anni.Il Ceck è il ragazzo che non c’era. Il tennista che nessuno si aspettava. Strana storia quella di Marco Cecchinato, n. 72 del ranking Atp, una storia al contrario. Palermitano di sabbia e di scoglio, spedito a farsi le ossa a un tiro dalle Dolomiti, Caldaro, Accademia di Sartori e Seppi. Sette anni di allenamento con un azzurro, anni di praticantato nel circuito minore, poi la notorietà, con due tornei appena, forse tre. Uno che le occasioni le coglie al volo, ma in campo la volée non è davvero il suo pezzo forte. Sembra un controsenso, e forse in parte lo è. Ma è un quarto di finale vinto con gli ingredienti che servono per farcela: grandi slanci, grande attenzione, un pizzico di buona sorte, tanto impegno, tante corse, tanta fatica. Il successo arriva al quarto match point di un quarto set condotto in rimonta. Il Djoker sembra essersi ripreso dai due set iniziali che Cecchinato gli ha sfilato, ha vinto il terzo, è di nuovo in testa nel quarto. Ma il Ceck è lì, al primo passaggio a vuoto di Nole lo riprende, lo appaia. Arrivano a braccetto al tie break che decide. E anche lì Nole va avanti, ma non basta.

Cecchinato ha il fuoco dentro, recupera e costringe Djokovic a non credere più in se stesso. Vince così, su una palla che l’antico campione consuma malamente. Il simbolo della vittoria è la P di Peki, la fidanzata, che però si chiama Gaia. Neanche facile farla una “P” con le dita di una mano. Ma non sono facili nemmeno le vittorie che in dieci giorni di Roland Garros hanno promosso Marco Cecchinato a “nuovo” Ceck, “quello forte”, e nessuno poteva immaginare quanto. Ha infilato gente che al massimo aveva visto in tv. Prima Carreño Busta, poi Goffin, ieri il serbo. Dice che tutto è cominciato in un challenger dei primi di marzo, a Cachantún, Santiago del Cile. «Io il clic l’ho sentito dentro», assicura. È scattato battendo in semifinale un tennista dal passato importante, Tommy Robredo. Quel challenger Marco l’ha poi vinto, e da lì è andato in crescendo. «Merito di tutto il lavoro svolto durante l’inverno». Ad Alicante, in Spagna, cinque settimane di corse e ginnastica, un inferno. «Mi sono sentito in dovere di farcela, anzi, in obbligo con me stesso, perché se neanche questa volta avesse funzionato, la delusione sarebbe stata così pesante da strapparmi di dosso qualsiasi volontà di diventare un giocatore da circuito».

Ha messo da parte ogni remora, ha cancellato i risultati meno brillanti, ha riposto in un angolo la brutta vicenda che l’ha visto accusato e poi prosciolto per una scommessa su un suo match. «Ora sono un altro, mi sento un altro», aveva fatto sapere. Nuovo il tennista e nuovo anche l’uomo, che appare del tutto diverso da prima. Rigenerato, entusiasta, pronto a provarci una volta di più. Non aveva mai vinto un torneo del circuito, il Ceck, per la verità non si era mai nemmeno approssimato a una finale, e d’un tratto ha imboccato la strada giusta. È successo a Budapest, prima le qualificazioni, la sconfitta all’ultimo turno, il ripescaggio come “lucky loser”, il perdente fortunato; poi le vittorie ai primi turni, e su su fino al match per il titolo, conquistato dopo aver passato a fil di racchetta persino Seppi, l’antico maestro. Allo stesso modo, non aveva mai superato il primo turno in uno Slam, e in questo Roland Garros è finito così in alto che sembra impossibile. In semifinale l’attende l’austriaco Dominic Thiem, n. 8 del mondo

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