venerdì 24 dicembre 2010
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Un racconto sul Natale non manca mai negli archivi degli scrittori. Alcuni sono diventati dei piccoli 'classici' come Lo Schiaccianoci di Hoffmann, il Canto di Natale di Dickens, Cristallo di rocca di Adalbert Stifter, La piccola fiammiferaia di Andersen. Se lo scrigno ottocentesco che è assai noto, anche il Novecento ha definito una piccola biblioteca natalizia, di storie curiose e tutte da scoprire. Se rimaniamo solo in Italia scopriamo che ci sono scrittori per i quali i temi del Natale e della nascita sono centrali e attraversano tutta l’opera, giungendo a punte di diamante.Prendiamo il caso di Giovanni Testori che, con l’oratorio teatrale Interrogatorio a Maria si rifà alla tradizione di Jacopone da Todi per una preghiera che è anche una rivisitazione del tempo natalizio in forma poetica. E accanto a questo poemetto che riassume nell’atto della nascita il senso della redenzione dell’uomo troviamo tutto un gruppo di scritti teologici sul Natale che fanno da corollario all’oratorio, raccolte in Un bambino per sempre (Interlinea). In quest’ambito di una rilettura poetico-narrativa della tradizione cristiana del Natale va collocato anche un piccolo classico recente.L’autore è Erri De Luca che, oltre ad averlo scritto, ora lo legge in un audiolibro pubblicato da Feltrinelli. Parliamo di In nome della madre, la storia Miriam/Maria, narrata da lei stessa, ebrea di Galilea, che travolge ogni costume e legge e si affida totalmente al compito che le è stato assegnato, partorendo da sola in una stalla. Sempre sulla figura di Maria un breve, straordinario libro, poco conosciuto, edito alla fine degli anni Cinquanta, sostenuto dall’allora arcivescovo di Milano, Giovan Battista Montini, poi ripreso nel catalogo delle edizioni La Locusta è La madre di Dio di Cesare Angelini, composto da brevi capitoli, di una teologia lirica e manzoniana che sorregge la rilettura della storia sacra.C’è poi un altro grande scrittore del secondo Novecento italiano, Luigi Santucci, per il quale il Natale è sempre stato uno dei momenti più alti per quanto riguarda la speranza dell’uomo e l’ha raccontato a più riprese in varie raccolte di racconti, sia per i grandi, che per i bambini a partire dalle Leggende di Natale del 1962, ora edite da San Paolo, in cui lo scrittore partendo dalle antiche tradizioni apocrife, medioevali, regionali, ci presenta un Natale da 'presepio', fatto della quotidianità umile come il pane, il frumento, l’olio, i muli, le rondini e le stelle; e che ha per protagonisti i semplici come i bambini, i carrettieri, i frati cantori, i ranaioli e i pastori o ladri. Del resto in Non volete andarvene anche voi?, la sua personale 'storia di Gesù', punta l’attenzione sulle parole dell’evangelista Luca: «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino giacente nella mangiatoia» e invita: «Facciamolo anche noi così piccolo e vero il presepio. Leggiamo e rileggiamo queste dieci parole - come ci si curva su un diamante fino ad appannarlo col fiato. Sono tutto il nostro Natale: le ha scritte un medico di Antiochia, senza che la sua penna tremasse per la tentazione di dire di più». Un Natale che Santucci fa rivivere con lo stesso spirito 'francescano' anche nelle due raccolte di racconti, espressamente dedicate al Natale, che scrive negli anni Novanta, Una strana notte di Natale e L’incantesimo del fuoco, oggi introvabili, ma che meriterebbero di ritornare in libreria.Un esempio di solidarietà vera, autentica invece arriva da una scrittrice contemporanea, Clara Sereni, che mette al centro de Le merendanze (Rizzoli) un’esperienza caritativa, semplice, ma significativa, voluta dal vescovo: invitare al loro pranzo di Natale poveri e immigrati. Da questo incontro nasce tra un gruppo di donne la necessità di portare la propria esperienza al servizio degli altri.Il Natale è spesso raccontato in tre diverse visuali: la memoria autobiografica, la storia che si basa su un apologo morale, il contrasto tra i valori del Natale e le inquietudini del proprio tempo.Aspetti che ritroviamo nei tre 'classici' da recuperare tra gli scrittori stranieri. Meritebbero senz’altro maggior attenzione. Partiamo da Dylan Thomas che ha scritto un racconto natalizio tutto sorretto dalle emozioni e dai particolari di un’atmosfera che sembra far entrare nell’immaginario di questa festa. Si tratta de Il mio Natale nel Galles , alcuni anni fa, riproposto da Salani, con il titolo È Natale, meno suggestivo dell’originale.È un Natale di inquietudine, ma anche di incontro tra due mondi e due tradizioni come quella occidentale e quella orientale, quello che racconta la grande scrittrice americana Pearl S. Buck, premio Nobel 1938, in Il segreto di Natale (Interlinea) che racconta la tensione di una famiglia che ha adottato una bambina asiatica e scopre un segreto indicibile sulla sua paternità, il timore che quel segreto venga rivelato. Infine un J.R.R. Tolkien diverso per Natale: le sue deliziose e ironiche Lettere a Babbo Natale (Bompiani), libro nato per caso e nel tempo, visto che lo scrittore inizia a inviarle ai propri figli nel 1920, continuando il gioco per oltre trent’anni: firmate Babbo Natale, affrancate con i francobolli delle Poste Polari, le sue storie, ma anche quelle di un Orso Bianco pasticcione e dell’Uomo della Luna, riportano a quel Natale magico che è 'classico' quando trasforma un po’ di realtà in una favola.
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