venerdì 7 marzo 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
«Un pellegrino, lo riconosci», ti dicono. Non sono le scarpe impolverate, lo zaino pieno di tasche, i cappelli a falde larghe, a svelare le centinaia di chilometri fatti a piedi fino alla tomba di San Giacomo il Maggiore. È lo sguardo dritto che fissa la meta. Lo stordimento, dopo lunghi campi e sentieri di campagna attraversati in silenzio, dell’arrivo a Santiago de Compostela. Diritti al cuore antico di una città moderna e vivace. Mettersi, un giorno, in cammino. Dal Medioevo a oggi, il fascino del pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo è rimasto immutato. Sulla via per Compostela si sono succedute generazioni. Nella modernità è dagli anni ’70 che il camino è stato riscoperto in tutta la sua carica semantica e percorso massicciamente, da peregrinos di tutte le età. E i numeri continuano a crescere. Nel 2013 l'ufficio del pellegrino di Santiago ha rilasciato la "compostellana" (il certificato che spetta a chi compie almeno gli ultimi 100 dei circa 800 chilometri del cammino completo, che dura circa un mese) a 216mila persone. Il 12% in più rispetto all'anno precedente. Negli ultimi trent’anni gli arrivi si sono centuplicati (erano poco più di 2mila nel 1987). Ma il fenomeno è più vasto: non tutti i pellegrini che iniziano il viaggio arrivano a Santiago (il cammino completo dura circa un mese, e in genere due su tre demordono) e si stima che il numero totale dei viaggiatori (a piedi e in bicicletta, perfino a cavallo) superi di gran lunga il mezzo milione. Senza contare il numero di turisti che si muovono con altri mezzi, e che gli uffici del turismo spagnoli stimano essere più di 2 milioni ogni anno. Santiago de Compostela vince anche la crisi. A dispetto della flessione subita dal settore dei viaggi, la capitale della Galizia è in crescita nelle preferenze, e supera perfino le pur gettonate mete classiche di pellegrinaggio, come Lourdes e Fatima. La tendenza positiva è confermata da Brevivet, agenzia di turismo culturale che ogni anno conduce a Santiago, da tutta Italia, oltre 2.300 persone. E che prevede per il 2017, centenario delle apparizioni a Fatima, un boom di richieste: non solo per il santuario portoghese, uno dei più importanti al mondo, ma anche per la non lontana meta spagnola di Santiago. Ha detto il primate del Portogallo, l’arcivescovo Jorge Ferreira da Costa Ortiga: «I santuari, per quello che significano e per i luoghi in cui sono situati, svolgeranno un ruolo importantissimo nel futuro. Cominciamo fin da subito. La Madre del cielo è con noi» A piedi o in aereo (Santiago ha l’aeroporto), in ostello o in un albergo stellato (ognuno sceglie lo stile e la forma del proprio pellegrinaggio, e l’offerta incontra le richieste di ogni pellegrino, compreso il più bisognoso di servizi e comodità), la meta è la stessa. L’«abbraccio al santo» il gesto tradizionale che si compie dietro l’altare della Cattedrale, mette tutti nella stessa fila. Monsignor Franco Giulio Brambilla, oggi vescovo di Novara, in una relazione sulla spiritualità del pellegrinaggio ha scritto nel 2008: «In ogni epoca storica l’uomo afferma, nelle forme con cui esce dalla sua casa, dal suo paese, dalla sua patria, l’immagine di sé e la ricerca del suo destino: il pellegrino si rivela come bisognoso di redenzione e cerca una purificazione trascendente. L’esploratore si comprende come l’uomo microcosmo e insegue orizzonti inesplorati. Il viaggiatore si manifesta come un’anima sensibile e percorre i paesaggi della cultura umana». Il pellegrinaggio, secoli fa così come in epoca moderna e postmoderna, è «una sfida per l’identità personale» di ciascuno.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: