martedì 24 febbraio 2015
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Anche col nuovo Indice digitale creato in Europa, l’Italia “tecnologica” se la cava male: dalla diffusione delle connessioni a banda larga all'uso di internet e alle competenze degli utenti risulta nei posti meno nobili della classifica. Siamo al 25esimo posto, peggio di noi ci sono solo Grecia, Bulgaria e Romania. L'Italia è invece 26esima per la lettura delle notizie su internet, 22esima per l'uso dei social network ma 12esima per video, musica e giochi online. ll nuovo indice Ue misura i 28 Paesi dell’Unione su diversi parametri, inclusi e-commerce, e-government, uso del cloud ma anche consumo di film e di giornali online. Abbiamo il livello di copertura più basso dell'Ue per quanto riguarda le connessioni internet veloci (solo il 21%) e l'abbonamento a banda larga fissa (appena il 51%). E “solo il 59% degli italiani, una delle percentuali più basse dell'Ue, usa abitualmente internet e il 31% non lo ha mai utilizzato". Sul fronte delle imprese sono stati fatti "progressi" nell'ultimo anno, ma solo il 5,1% delle pmi usa l'e-commerce, mentre su quello dei servizi pubblici online l'Italia si avvicina alla media europea" ma "i livelli di utilizzo dell'e-governement sono ancora bassi”. A questo punto, il rapporto ci fa un piccolo sconto. “Questa riluttanza all'uso di internet può essere in parte spiegata con la carenza delle infrastrutture per la connessione veloce a internet (broadband). L'Italia è infatti il paese con la peggiore copertura nella Ue”. Nello specifico: internet veloce in Italia è disponibile solo per poco più di una famiglia su 5, a fronte di una copertura disponibile per il 62% delle famiglie Ue. Quasi ovvie le conclusioni del Commissario responsabile per l'Economia e la società digitali, Günther Oettinger: «L’Ue deve adattare la strategia sul digitale adeguandola alle esigenze dei suoi cittadini”. Secondo Oettinger, l’indice digitale- dimostra come siano radicalmente cambiate le modalità con cui si guardano i film: le persone guardano ancora le serie preferite in televisione, ma un numero considerevole, pari al 40%, guarda anche video su richiesta e film online. Dobbiamo adattarci alle esigenze dei cittadini e pensare di adeguare la nostra strategia".
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