sabato 20 aprile 2024
Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide aumenta il livello dei mari e il loro tasso di dissalazione: l'effetto potrebbe essere devastante, come una nuova glaciazione nell'emisfero nord del mondo
L'interruzione della corrente meridionale atlantica potrebbe aprire ad uno scenario glaciale nell'emisfero nord del pianeta

L'interruzione della corrente meridionale atlantica potrebbe aprire ad uno scenario glaciale nell'emisfero nord del pianeta - Annie Spratt/Unsplash

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I cambiamenti ambientali di origine antropica intorno all'Antartide stanno contribuendo all'innalzamento del livello del mare nel Nord Atlantico. Un fatto che porterebbe al collasso della Circolazione meridionale atlantica (Amoc), con l'effetto di instradare il pianeta verso una possibile glaciazione. Lo sottolinea uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, condotto da scienziati della Rosenstiel School of Marine Atmospheric and Earth Science dell'Università di Miami e dell'Atlantic Oceanographic and Meteorological Laboratory della National Oceanic and Atmospheric Administration. Il team, guidato da Tiago Bilò, ha analizzato i dati idrografici delle profondità marine raccolti da programmi di ormeggio osservativi raccolti nell'arco di tempo di due decenni. L'indagine ha rivelato che la circolazione meridionale atlantica si è indebolita di circa il 12 per cento negli ultimi 20 anni.

"Sebbene le regioni dell'Artico e dell'Atlantico studiate siano distanti decine di migliaia di chilometri tra loro - sottolinea Bilò - i nostri risultati rafforzano l'idea che anche le aree più remote degli oceani del mondo sono vulnerabili ai cambiamenti climatici legati all'attività umana". "Le aree interessate da questo riscaldamento si estendono per migliaia di chilometri - sottolinea William Johns, coautore dell'articolo - 4.000 e 6.000 metri di profondità. Di conseguenza, c'è un aumento significativo del contenuto di calore dell'oceano abissale, che contribuisce all'innalzamento locale del livello del mare a causa dell'espansione termica dell'acqua". "La nostra analisi osservativa - conclude Bilò - avvalora ciò che i modelli numerici hanno previsto: l'attività umana potrebbe potenzialmente imporre cambiamenti nella circolazione dell'intero oceano".

Nell'ambito del progetto DeepT (Innovative analysis of deep and abyssal temperature from bottom-moored instrument), il gruppo di ricerca ha analizzato i dati di diversi programmi di osservazione per studiare i cambiamenti nel tempo in una massa d'acqua fredda, densa e profonda situata a profondità maggiori di 4.000 metri sotto la superficie dell'oceano che scorre dall'Oceano australe verso nord e risale in altre parti del mondo, come il Nord Atlantico. Queste dinamiche rientrano nel fenomeno noto come Circolazione meridionale atlantica (Amoc), un sistema tridimensionale di correnti oceaniche che contribuisce alla distribuzione di calore, nutrienti e carbonio nell'oceano. Quando il ghiaccio marino si forma, rilascia sale, aumentando la densità dell'acqua circostante, che tende quindi ad affondare, creando uno strato più freddo e denso che si estende verso nord. Nel corso del XXI secolo, è stato osservato un fenomeno di redistribuzione delle temperature, più fredde a latitudini più elevate e più temperate nelle profondità dell'oceano.

Insomma, il riscaldamento globale stia minando l’interscambio di calore tra le correnti oceaniche, con il risultato che gli effetti potrebbero essere devastanti. I mari si ingrossano di acqua dolce prodotta dallo scioglimenti dei ghiacci antartici. In Europa le temperature calerebbero in modo drastico, aprendo a scenari glaciali per tutto l'emisfero nord del mondo. Ora la perdita di circolazione è pari al 12%, da capire se questo processo è ormai irreversibile oppure no.

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