sabato 6 novembre 2021
L'ambiente ospita tre brandine in legno e una cassa lignea contenente oggetti in metallo e in tessuto. Il ritrovamento nella villa di Civita Giuliana dove era già emerso lo straordinario carro nuziale
Una veduta della stanza ancora intatta, abitata dagli schiavi, nella villa di Civita Giuliana scoperta a Pompei

Una veduta della stanza ancora intatta, abitata dagli schiavi, nella villa di Civita Giuliana scoperta a Pompei - Ansa

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Pompei non finisce di riservare sorprendenti scoperte. Gli scavi nella villa a Civita Giuliana, area suburbana a Nord della città antica spazzata via dall'eruzione del 79 d.C., dove già era stato ritrovato un carro cerimoniale intatto con fregi in argento e bronzo, è emersa una stanza destinata agli schiavi pressoché intatta. Un ambiente che offre uno spaccato unico della realtà quotidiana della classe più umile, grazie allo stato di conservazione eccezionale e alla possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili che hanno lasciato la loro impronta nella cinerite.

Il rinvenimento è avvenuto non lontano dal portico dove a gennaio scorso fu scoperto il carro ora oggetto di interventi di
consolidamento e restauro. Non lontano di lì e dalla stalla emersa nel 2018, c'è uno degli alloggi modesti degli addetti al
lavoro quotidiano, una stanza con tre brandine in legno e una cassa lignea contenente oggetti in metallo e in tessuto che
sembrano far parte dei finimenti dei cavalli. Inoltre, appoggiato su uno dei letti, è stato trovato un timone di un carro, di cui è stato effettuato un calco.

Il direttore del Parco Zuchtriegel mostra un particolare in occasione della scoperta di una stanza ancora intatta, abitata dagli schiavi, nella villa di Civita Giuliana scoperta a Pompei

Il direttore del Parco Zuchtriegel mostra un particolare in occasione della scoperta di una stanza ancora intatta, abitata dagli schiavi, nella villa di Civita Giuliana scoperta a Pompei - Ansa

Uno sguardo unico sulla vita quotidiana degli schiavi

I letti, in questo ambiente di 16 metri quadrati, sono composti da poche assi lignee sommariamente lavorate che potevano essere assembrate a seconda dell'altezza di chi doveva usarli. Infatti, due hanno una lunghezza pari a 1,70 metri circa, mentre un letto misura appena 1,40 metri, per cui potrebbe essere di un ragazzo o di un bambino.

La rete dei letti è formata da corde di cui le impronte sono parzialmente leggibili nella cinerite. Al di sopra di queste erano state
messe coperte in tessuto, anch'esse giunte fino a noi come impronta nel terreno e restituite attraverso calchi. Al di sotto delle brandine si trovavano pochi oggetti personali, tra cui anfore che forse servivano a mò di cassetti, brocche in ceramica e un vaso da notte.

Il direttore del Parco Zuchtriegel (S) e la giornalista dell'ANSA Silvia Lambertucci in occasione della scoperta di una stanza ancora intatta, abitata dagli schiavi, nella villa di Civita Giuliana, scoperta a Pompei, 6 novembre 2021

Il direttore del Parco Zuchtriegel (S) e la giornalista dell'ANSA Silvia Lambertucci in occasione della scoperta di una stanza ancora intatta, abitata dagli schiavi, nella villa di Civita Giuliana, scoperta a Pompei, 6 novembre 2021 - Ansa

L'ambiente era illuminato da una piccola finestra in alto e non presentava decorazioni parietali. Oltre a fungere da dormitorio per un gruppo di schiavi, forse una famiglia come lascerebbe intuire la brandina più piccola, l'ambiente serviva da ripostiglio, come dimostrano otto anfore posizionate in angoli lasciati appositamente liberi allo scopo.

Si apre così una luce sulla "realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all'élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici", ha dichiarato il direttore generale di Pompei Gabriel Zuchtriegel. "È un caso in cui l'archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante. Quello che colpisce è l'angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 mq, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall'eruzione del 79 d.C.".

Ansa

Uno scavo per salvare la villa dai tombaroli

Anche in questo ambiente, una parte del patrimonio archeologico è andato perduto a causa dei cunicoli scavati dai tombaroli in tutta la villa. "Ancora una volta uno scavo nato dall'esigenza di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico, grazie a una proficua collaborazione con la procura di Torre Annunziata retta da Nunzio Fragliasso, ci permette di aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza del mondo antico", sottolinea Massimo Osanna, direttore generale dei Musei del Mic e già direttore del parco archeologico di Pompei.


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